MT Meli Corsera 18 dicembre 2016
Ieri all’Ergife Renzi ha dimostrato quello che voleva dimostrare: è lui, ancora una volta, ad avere in mano le redini del Pd. «La maggioranza del partito sta con me», dice il segretario. «C’è una sola leadership e per dimostrare la centralità del Pd sulla legge elettorale facciamo una nostra proposta», afferma. E la fa anche perché sa che «sul Mattarellum persino la minoranza ha difficoltà a dire di no».
Ma non sono i bersaniani i primi interlocutori di Renzi. Il segretario si rivolge all’elettorato: «Io penso che occorra andare a votare il più presto possibile, aprile, massimo l’11 giugno (ma è veramente una data limite perché l’obiettivo vero è aprile) visto che la gente con il referendum ci ha chiesto di votare presto».
Voto possibilmente ad aprile
Certo, Renzi sul palco dell’Assemblea non poteva essere così esplicito. Aveva al fianco Gentiloni e il segretario vuole che «questo sia un governo forte e stabile fino a quando durerà». Perciò lui tace sulle elezioni, ma incarica Delrio di dire: «Dal voto del 4 dicembre è arrivato un messaggio molto chiaro. Gli italiani vogliono andare a votare presto». Il premier in Assemblea non può pronunciare quelle stesse parole però annota: «Quando ha parlato Graziano i parlamentari non applaudivano o lo facevano tiepidamente, i delegati si spellavano le mani». Dunque voto anticipato, possibilmente ad aprile, cioè «prima di quanto si pensi» e «no» al sistema proporzionale «perché questo è quello in cui crediamo e così intercettiamo di nuovo il sentimento della gente». Ma quel sentimento non sta dalla parte dei grillini? Renzi lo ha pensato, dopo il referendum, però già non lo pensa più : «La botta della Raggi è fortissima e quindi si andrà a votare con i grillini che hanno preso questa mazzata, sempre che lei regga, perché se la sindaca salta, il voto si avvicina ancora di più e allora avremo maggiori chance».
«La minoranza lo temeva»
Qualsiasi sia il sistema elettorale? Renzi offre il Mattarellum perché sa che la Lega dirà di sì e in punta di numeri basterebbe solo quel «via libera» per approvare la nuova riforma. Ma il segretario del Pd vuole vedere le «carte dei grillini»: «Diranno di “No” perché in realtà hanno paura di andare al voto?». Dopodiché «c’è sempre un compromesso possibile» (metà collegi uninominali metà proporzionale), questa volta con FI. È un Renzi che ha in mente il voto anticipato quello che dimostra di avere il partito in mano e che infatti pensa già al Pd che verrà: «Rifaccio la segreteria. Chiamo Martina e anche Nannicini per il programma, e Fassino per gli Esteri e poi qualche sindaco, più che i parlamentari». Per farla breve: chi nel Pd pensava di essersi liberato di Renzi sbaglia. E di grosso. Se non altro per un banale motivo: avendo rinunciato al congresso, «perché la minoranza lo temeva», adesso sarà lui il dominus incontrastato che farà le liste per le prossime politiche, con buona pace dei bersaniani. E nel frattempo il leader medita anche su due viaggi all’estero: «A caccia di idee per il Pd».