8 marzo prossimo venturo, donne in marcia

di Geraldina Colotti il manifesto, 7 febbraio 2017
Si prepara, per la prima volta, un 8 marzo di lotta

Fra un mese. Le donne di 22 paesi unite in un 8 marzo di lotta «Da marea a oceano. Siamo tempesta. E nessuno scoglio ci potrà fermare».


NON UNA DI MENO:
 
«SIAMO PRONTE A BLOCCARE IL PAESE»

Sul pullman che da Roma ci porta a Bologna, l’età media non supera i 25 anni, con qualche punta verso il basso o verso l’alto: si va dai piccolissimi che impongono a tutte di rispettarne il sonnellino, a qualcuna più avanti con gli anni. Sui piccoli schermi compaiono le immagini di Zootropolis, il nuovo cartone animato targato Disney che ha per protagonista una coniglietta-poliziotta. «Ma è ’na guardia», esclamano in molte, e parte un coro di «buuh». Sul pullman stracolmo, tutte realtà autogestite, centri sociali, sindacaliste di base o centri anti-violenza che lavorano con le migranti. Marta prende il microfono e dispensa le informazioni di viaggio e gli appuntamenti che ci attendono…
All’università di Bologna, la partecipazione ai tavoli è maggiore di quella di Roma, il giorno dopo la grande manifestazione del 26 novembre, che ha portato in piazza oltre 200.000 persone. Allora, si era più di 1200, in questo fine settimana, circa 2000. Gli 8 tavoli tematici sono gli stessi stabiliti a Roma: Piano Legislativo e Giuridico; Lavoro e Welfare; Educazione alle differenze, all’affettività e alla sessualità: la formazione come strumento di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere; Femminismo migrante; Sessismo nei movimenti; Diritto alla salute sessuale e riproduttiva; Narrazione della violenza attraverso i media; Percorsi di fuoriuscita dalla violenza. La discussione – a volte animata ma inclusiva – si protrae anche oltre «l’allarme» di chiusura, annunciato ossessivamente dagli altoparlanti dell’istituto alle 18.

Alla plenaria – aula magna stracolma e diretta streeming per chi si trova sopra in un’altra sala – si presentano le sintesi dei tavoli, temi e proposte per lo sciopero globale dell’8 marzo: astensione da ogni attività produttiva e riproduttiva e anche dal consumo. Uno sciopero generale di 24 ore, «dentro e fuori i luoghi di lavoro; per le precarie, le occupate, le disoccupate e le pensionate; le donne senza salario e quelle che prendono un sussidio; le donne con o senza il passaporto italiano; le lavoratrici in proprio e le studentesse; nelle case, per le strade, nelle scuole, nei mercati, nei quartieri».

La sfida politica del «nuovo sciopero femminista» è stata lanciata anche ai sindacati. Quelli di base, come Cobas e Usb, hanno aderito, ma è in corso la discussione per far convergere sull’8 marzo, come vorrebbero le donne, anche la seconda data di astensione dal lavoro nel comparto scuola, stabilita per il 17, di cui si condividono i contenuti. Molte, infatti, le proposte provenienti dal tavolo su Educazione e formazione. L’educazione di genere, necessaria a tutti i livelli del percorso scolastico, «non è una materia, ma una postura politica e culturale per prevenire la violenza maschile». Per l’8 marzo, si porteranno «le lezioni in piazza», per denunciare la violenza sistemica del patriarcato, quella del capitalismo e del neocolonialismo, per «costruire ponti e non frontiere».

Impossibile dar conto della pluralità di percorsi e di voci che cercano tonalità comuni, ri-nominando antichi nodi e nuovi problemi in un’ottica femminista. Radicale la critica al cosiddetto sistema dell’accoglienza, basato su logiche securitarie e sulle deportazioni. L’orizzonte è quello di un mondo senza permessi o respingimenti, la barra viene posta in alto ma gli obiettivi sono concreti: cittadinanza, permesso senza condizioni e condizionamenti familiari per le migranti, adempimento degli obblighi stabiliti dalla Convenzione Oil per le lavoratrici domestiche, abolizione dell’«obiezione di coscienza» in ospedali e strutture pubbliche, rilancio politico dei consultori…

«Con o senza sindacati, bloccheremo il paese. Non un’ora di meno», si è detto nelle conclusioni, comunque in divenire: perché il percorso non si ferma all’8 marzo. L’appuntamento sarà per il 22 e 23 aprile a Roma. L’obiettivo è quello di far convergere pratiche e riflessioni nella stesura di un Piano femminista antiviolenza da presentare alle istituzioni. Un nuovo movimento connesso a livello internazionale. Allo sciopero, che ha preso avvio dalla proposta delle donne argentine, a ottobre dell’anno scorso, hanno già aderito oltre 30 paesi. Nel solco delle polacche, che hanno innescato il movimento, le argentine hanno scelto il nero per riconoscersi. In Italia, per lo sciopero e per i percorsi che lo prepareranno nei territori, i colori saranno due: il nero e il fucsia. «Da marea a oceano. Siamo tempesta. E nessuno scoglio ci potrà fermare»

 

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