New York Times su Papa e Trump

L’Huffington Post   07/02/2017
Le trame dell’uomo nero di Trump sul Vaticano.
Il NyTimes ricostruisce le alleanze di Bannon in chiave anti-Francesco

Nell’aprile del 2014, quando era ancora a capo di Breitbart News, Stephen K. Bannon, il potentissimo consigliere strategico del presidente Trump, si fermò in Vaticano per la canonizzazione di Giovanni Paolo II.

In quell’occasione Bannon strinse rapporti con alcune persone che nel tempo si sono fatte notare per la loro contrapposizione a Papa Francesco, a cominciare dal cardinale statunitense arciconservatore Raymond Burke.

A ricostruire le trame di Bannon in Vaticano è un articolo del New York Times, che spiega come “l’eminenza anti-establishment del presidente Trump” si sia mossa all’interno della Chiesa cattolica di Roma con la stessa logica adottata per l’Europa: proprio come ha stabilito connessioni con i partiti di estrema destra che minacciano di rovesciare i governi dell’Europa occidentale, allo stesso modo Bannon ha fatto fronte comune con quegli elementi della Chiesa cattolica che si oppongono alle aperture di Bergoglio. Questi ambienti più conservatori – spiega il Times – condividono con Bannon l’insoddisfazione per un pontificato ritenuto troppo progressista e radicale, ai limiti del socialismo.

Il quotidiano americano ricostruisce l’incontro tra Bannon e il cardinale Burke tramite le parole di Benjamin Harnwell, fondatore dell’Istituto per la dignità umana, personaggio molto vicino al cardinale Burke e organizzatore del meeting. Quello tra Bannon e Burke – afferma Harnwell – fu un “incontro di cuori”, l’avvio di un rapporto di fiducia che si instaura tra due persone che “combattono lo stesso tipo di battaglia nell’arena culturale, seppur in sezioni diverse”. A legare i due una visione condivisa del mondo: per entrambi – scrive il Times – l’Islam era (ed è) una minaccia che rischia di schiacciare un Occidente prostrato, indebolito dall’erosione dei valori cristiani tradizionali, ed entrambi si vedevano come ingiustamente ostracizzati da una élite politica fuori dalla realtà.

Ora che Trump è diventato presidente (e malgrado i suoi due divorzi e le sue affermazioni offensive nei confronti delle donne), è attorno alla figura di Bannon che si stanno riunendo alcune figure ipertradizionaliste che sperano in un cambio di vento anche in Vaticano. Spicca, in particolare, la figura del cardinale Burke, più volte entrato in conflitto con Francesco, non ultimo lo scontro sui Cavalieri di Malta, e che nei giorni scorsi ha ricevuto il leader della Lega Matteo Salvini.
Finora – scrive ancora il Times – Francesco è riuscito a marginalizzare o retrocedere i tradizionalisti, a cominciare dal cardinale Burke, portando avanti un’agenda inclusiva su immigrazione, cambiamento climatico e povertà. Finché c’è stato Obama alla Casa Bianca, il Papa ha potuto contare sul potente alleato americano; ora che Trump ha preso il suo posto, la situazione è cambiata, e Bergoglio appare improvvisamente più solo.

Bannon e Burke – rivela Harnwell – si sono tenuti in contatto via email. Ma il cardinale non è che uno dei riferimenti di Bannon in Vaticano e dintorni. Tra questi c’è Thomas Williams, l’ex prete scelto da Breitbart come corrispondente da Roma. Con i suoi contatti romani, inoltre, lo stratega di Trump si starebbe consultando per individuare la persona più adatta per l’incarico di ambasciatore Usa presso la Santa Sede.

Al di là delle trame del suo stratega, il presidente Trump non sa ancora se incontrerà anche il Papa a fine maggio, quando sarà in Italia per il G7 di Taormina. Di un possibile incontro parla il settimanale cattolico The Tablet, che cita fonti diplomatiche secondo cui il faccia a faccia tra il presidente Usa e il pontefice potrebbe avvenire dopo il summit, fissato per il 26 e 27 maggio. “Questa visita darebbe al presidente un’opportunità di incontrare il Papa – ha detto una fonte diplomatica – E se venisse in Italia senza vedere Francesco, sarebbe considerato come un affronto, in particolare se si pensa ai loro scontri in tema di migrazione”.

Al momento gli Stati Uniti non hanno ancora nominato il nuovo ambasciatore in Vaticano – come quello presso lo Stato italiano – ma, secondo gli analisti, questa circostanza non rappresenterebbe un ostacolo ad un incontro.

 

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