C’è sinistra italiana tra De Magistris e la scissione che non c’è

L’Huffington Post   di Nicola Corda 19/02/2017

Rimini, De Magistris mattatore infiamma il congresso di Sinistra Italiana

Quando al terzo giorno nasce il partito di Sinistra Italiana, al Pala congressi di Rimini smettono di ascoltare “tutto il Pd minuto per minuto”.

Si guarda oltre, dopo due giorni con la radiolina incollata all’orecchio che mandava notizie dall’altra partita, l’altro stadio, dove la prima in classifica sta per perdere un pezzo di squadra. Il nuovo inizio è un partito che nasce dalle ceneri di Sel che però sconta subito la frattura, proprio a causa di ciò che accade fuori.

C’è un’area vasta in subbuglio e c’è chi vuole vedere come andrà a finire. Ma il terzo giorno Nichi Vendola consegna la sua creatura nelle mani del nuovo segretario Nicola Fratoianni che viene eletto senza affanni e sfidanti: 503 delegati su 680 votano per lui, 32 contro, i mancanti hanno abbandonato prima. A liberare la platea dalla sindrome del Pd, ci ha pensato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Per “Giggino” l’accoglienza è da stadio, molti lo vorrebbero dentro anche se lui un movimento ce lo ha già. Parla di rivoluzione di strada, autonomia da tutti i partiti, di alternativa popolare che parte dal basso. Il civismo in salsa partenopea affascina e seduce tanto che quando termina viene giù la sala e un minuto dopo, intorno alla diretta di Rainews 24 si forma il capannello dei tifosi.

Vogliono sentirlo ancora parlare “delle cose di sinistra che si fanno a Napoli”, dell’unica grande città “che difende l’acqua pubblica”. Il capopopolo infiamma le gradinate quando gli scappa il napoletano e ricorda che la ricchezza è sempre più concentrata in poche mani, “quanno c’è gente che se puzz’ e’ famm”… Conquista tutti questa specie di “chiesa zapatista” che abbraccia i migranti nella “Napoli casa rifugio”. Agli eredi di Nichi Vendola piace molto la sua concretezza, i valori sperimentati sul campo: se “di sinistra” sono solo le parole, non c’è più tempo. E’ il motivo per cui le transumanze Dem non appassionano de Magistris che rende evidente il limite del nuovo partito dove il gioco delle alleanze e gli equilibri tattici hanno messo in collisione il suo gruppo dirigente.

“Troppo attenti agli spostamenti millimetrici di Bersani e Pisapia” mentre il Movimento 5 Stelle continua rubare acqua nei pozzi della sinistra e capitalizza la protesta. Una semplice analisi che in pochi hanno provato a spiegare, ricevendo zero attenzione. Così, se i nomi più frequenti del congresso sono stati quelli di Trump e Renzi, D’Alema e la minoranza Pd con Pisapia, quello che colleziona meno citazioni è stato Grillo e quelle poche, solo per accostarlo a Salvini. Un congresso fondativo dove in più occasione la bussola è impazzita e dove di certo c’è che Fratoianni sarà il segretario senza contesa della nuova creatura, “alternativa” a tutti coloro che con Renzi e il Pd vorranno dialogare.

Quando parla Vendola tra la fitta rete di parole della sua nota narrazione, si riaccende la radiolina in contatto con Roma e l’assemblea Dem. “La parabola del riformismo è compiuta. La vera tragedia e se questa scissione non ci sarà” il messaggio di Nichi alla sciagura evocata da Pisapia. Fratoianni sia “il custode del significato delle parole della sinistra” è il lascito del fondatore che verso la fine sente la voce rompersi per l’emozione segnata dal passaggio del testimone. La miscela di sentimenti e politica riempie la sala che abbraccia Vendola e gli dedica l’applauso più lungo della tre giorni riminese. Quando le lacrime si asciugano e si torna al dilemma “scissione sì o no e se sì che si fa?” La radiolina gracchia e si sente sempre meno, il nuovo segretario traccia la riga da non oltrepassare: “con chi rompe oggi noi discuteremo, ma alla prima fiducia che votano a Gentiloni, salta tutto”.

Il messaggio è per la minoranza del Pd in prima battuta ma subito dopo vale per il capogruppo di SI Arturo Scotto e per chi, in questo congresso, ha deciso di abbandonare la nave prima ancora che salpasse e che ora potrebbe portarsi via una pattuglia di deputati. A nulla sono serviti gli ultimi appelli a restare uniti nel nome della comunità. Lo scontro sul congresso ha lasciato troppe ferite in una battaglia che si è consumata solo dietro le quinte.“Vorrei candidare Papa Francesco alla presidenza di questo partito” l’ultima richiesta di un’icona della sinistra come Luciana Castellina. Nel pronunciarlo sfodera un sorriso serio: “so che non si può, anche se forse lui accetterebbe”.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.