Trump e la Germania vittima del gas russo

Limes online 11/07/2018 a cura di Federico Petroni

Completamente controllata dalla Russia: la Germania secondo Trump

Il vertice biennale della Nato a Bruxelles inizia col botto. “La Germania è totalmente controllata dalla Russia, perché da questa prenderà dal 60 al 70% della propria energia grazie a un nuovo gasdotto. E voi mi venite a dire che tutto ciò è appropriato. Per me non lo è. Non lo è per la Nato e penso non dovrebbe succedere”. Parola di Donald Trump.

Il commento del presidente Usa – evidentemente iperbolico – ha tuttavia il pregio di manifestare esplicitamente l’imperativo strategico di Washington in Europa da un secolo a questa parte: impedire che sul Vecchio continente emerga un egemone in grado di sfidare il Numero Uno. Ciò che oggi può soltanto avvenire con la realizzazione di un asse Mosca-Berlino, stante il tramonto (definitivo?) della potenza britannica e le velleitarie ambizioni della Francia.

Trump modula il messaggio e in casa dell’Alleanza atlantica agita lo spauracchio della Russia, principale fattore federatore dell’organizzazione. Ma, visto che con Putin il tycoon s’incontrerà il 16 luglio, il vero bersaglio è la Repubblica Federale. Incapace di mantenere le promesse di stanziare almeno il 2% del pil per la spesa militare nei prossimi anni. Intenzionata a preservare il surplus commerciale – a danno degli Usa, pensa il presidente, da cui la guerra commerciale. Soprattutto, al di là di queste rimostranze di contorno, l’autentica ossessione di Washington è minare le basi che potrebbero spingere la Germania a ergersi a dominatore dello spazio continentale. O di un suo spicchio.

La frecciata del giorno viene riservata a Nord Stream 2, il progetto di raddoppiare il già esistente gasdotto che collega la russa Vyborg con la tedesca Greifswald lungo i fondali del Baltico e nel quale è coinvolto un consorzio di aziende, oltre che dei due paesi interessati, austriache, francesi e anglo-olandesi. I lavori hanno già ricevuto le riluttanti approvazioni di Finlandia e Svezia, non quella della Danimarca, che ha preso tempo per valutare l’impatto geopolitico dell’infrastruttura.

Invisi a Nord Stream 2 sono infatti in particolare Polonia e Ucraina. La prima teme una riedizione delle innumerevoli intese fra le due potenze che Varsavia ha storicamente pagato sulla propria pelle – non a caso ha definito l’opera “gasdotto Ribbentrop-Molotov”. La seconda è invece certa di venir tagliata fuori dalle rotte del gas russo verso l’Europa, del cui transito sul proprio suolo Kiev profitta.

L’opposizione degli Stati che compongono il Trimarium – la fascia dell’Est Europa fra Russia e Germania – dimostra il loro allineamento agli Usa come pilastri del contenimento di Mosca.

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