Quota 100 e riscatto della laurea, che dice il decreto

Corriere della Sera di Enrico Marro 21 Gennaio 2019

Riscatto della laurea «light», quanto costa? E a chi conviene?

Si potrà avvicinare la pensione versando 5.241 euro per ogni anno, per chi ha fino a 45 anni. Ma vale solo per i periodi successivi al 1995

Riscattare il corso di laurea per raggiungere prima la pensione costerà 5.241 euro per ogni anno, anche se una persona ha cominciato a lavorare molti anni fa, a patto però che non abbia ancora compiuto 45 anni e che i periodi da riscattare siano successivi al 31 dicembre 1995 . Questa possibilità in più di riscatto agevolato della laurea, che in pratica consente di fare l’operazione allo stesso costo forfettario finora concesso solo ai laureati che ancora non hanno cominciato a lavorare, è prevista dal comma 6 dell’articolo 20 del decreto legge sul «reddito di cittadinanza» e «quota 100». Secondo la Fondazione studi dei consulenti del lavoro, il riscatto agevolato può essere molto conveniente rispetto a quello ordinario. Quest’ultimo infatti si calcola applicando l’aliquota del 33% sull’ultima retribuzione imponibile. Così, per esempio, se un lavoratore prende 42 mila euro lordi l’anno, dovrebbe versare all’Inps 13.860 euro per ogni anno di corso di laurea da riscattare. Riscattando 5 anni pagherebbe 69.300 euro, cioè il 164% in più della cifra forfettaria di 26.205 euro. Facendo altri esempi, su una retribuzione di 30 mila euro si pagherebbero 9.900 per ogni anno da riscattare e su una da 60 mila 19.800.

Ma la pensione non cresce

Chi sceglie il riscatto agevolato previsto dal decreto legge (si tenga presente che sono possibili modifiche durante l’esame parlamentare che durerà 60 giorni) deve però considerare che esso, dice la norma, è valido solo ai fini di aumentare gli anni di contribuzione che servono per i requisiti di pensionamento e non anche a far salire l’importo della pensione, come invece avviene quando si paga il riscatto ordinario. Detto questo, quindi, il riscatto agevolato può essere utile per “comprare tempo”, cioè per accumulare, per esempio, contributi per raggiungere prima il requisito per la pensione anticipata: 42 anni e 10 mesi di versamenti (un anno in meno per le donne), indipendentemente dall’età. Il limite dei 45 anni oltre il quale non si può accedere al riscatto agevolato è stato messo per restringere sostanzialmente la platea ai lavoratori che ricadono in tutto o quasi nel sistema contributivo che scattò il primo gennaio 1996. Ma anche se uno avesse cominciato a lavorare prima, potrà chiedere il riscatto agevolato solo per periodi successivi al 1995 (corsi di laurea, dottorato di ricerca privo di contribuzione, eccetera). Aver ristretto la platea agli under 45 esclude inoltre che il riscatto possa servire ad accedere alla pensione anticipata con «quota 100», giacché servono 62 anni d’età oltre a 38 anni di contributi.

Buchi contributivi

Oltre che per il corso di laurea, il decreto legge contiene norme che consentono, «in via sperimentale, per il triennio 2019-2021», il riscatto di periodi scoperti di contribuzione, fino a un massimo di 5 anni. Questa possibilità interessa lavoratori stagionali o che hanno comunque una carriera lavorativa discontinua. Ma anche qui il decreto restringe la platea, stabilendo che essa riguarda solo i lavoratori che hanno cominciato a versare dopo il 31 dicembre 1995. Il riscatto costerà il 33% dell’ultima retribuzione annuale e sarà pagabile in 60 rate senza interessi. L’onere si potrà detrarre al 50% dall’Irpef in cinque quote annuali. Nel settore privato le aziende potranno destinare i premi di produzione a questa forma di riscatto, anche qui con agevolazioni fiscali.

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