L’operaio sindacalista piace poco in prima pagina

LE AVARE PRIME PAGINE DEI QUOTIDIANI

 

Vista la grandissima partecipazione dei giornalisti alla conferenza stampa che si è tenuta ieri sera alla Fiera del Levante, ci si aspettava più visibilità sui quotidiani nazionali, che trascurano invece sulle loro prime pagine l‘elezione di Landini, anche se poi danno largo spazio alla notizia nelle pagine interne.

Fa eccezione il Manifesto che apre con la notizia dell‘elezione di Landini e scherza con il titolo di copertina con l‘articolo 18 (―Articolo diciotti‖, riferito al caso della nave) e il commento del direttore Norma Rangeri: ―La Cgil fa la cosa giusta‖. Ecco una prima selezione veloce degli articoli.

 

MANIFESTO

L‘articolo di cronaca è firmato da Massimo Franchi: ―Mentre tutto sembra andare a rotoli politicamente e socialmente, la Cgil dà una prova di unità e di cambiamento in completa controtendenza. Maurizio Landini è stato eletto segretario generale con il 92,7% dei voti dopo aver fatto un discorso programmatico pieno di citazioni di Claudio Sabattini – «autonomia e indipendenza per un soggetto di trasformazione sociale oltre i luoghi di lavoro» – e di centralità della questione giovanile. Lo fa riprendendosi la scena e rimettendo Ho lavoro al centro dopo una mattinata in cui i bagliori della divisione erano ricomparsi per la possibilità che Susanna Camusso restasse in segreteria confederale e un pomeriggio in cui un innocuo ordine del giorno che condannava il golpe in Venezuela era usato strumentalmente dai grandi media per dire «la Cgil sta con Maduro» (…).Scrive ancora Franchi (…) ―Chi si aspettava affinità con il governo e i 5S è subito rimasto deluso: «Andremo in piazza il 9 febbraio e la riempiremo, il governo del cambiamento non sta cambiando un bel niente. Non sta intervenendo sulle cause della situazione economica e la manovra è miope e recessiva, non certo la bussola del cambiamento delle politiche economiche e sociali, non si cambia il Paese contro e senza il contributo del mondo del lavoro» e serve «una legge sulla rappresentanza per dare ai lavoratori la libertà di scegliere il sindacato che meglio li rappresenti senza dover sottostare ai ricatti». Negativo il giudizio sul reddito di cittadinanza: dl problema è la confusione che sta facendo questo governo che comunque non ha mai ripristinato l’articolo 18 come annunciato.

La povertà c’è ma non si può pensare di affrontarla mescolandola con le politiche del lavoro. Fai solo una grande confusione e non affronti né l’una né l’altro». Sulla Tav Landini ha appoggiato la lotta No tav negli anni scorsi, ma la risposta è articolata: «La scelta di andare verso un blocco generalizzato di tutti i cantieri non è intelligente, c’è un problema di piano straordinario delle infrastrutture, materiali ma anche sociali, non solo di grandi opere. Di sicuro serve potenziare le ferrovie anche da altre parti, come la linea adriatica: serve un piano straordinario di investimenti e per il Mezzogiorno…

Nell‘editoriale di Norma Rangeri si legge: ―Tra rituali d’ordinanza (il conclave notturno) e etichette d’antan (il riformista e il movimentista), alla fine il XVIII congresso della Cgil, eleggendo Maurizio Landini segretario, ha scelto un leader popolare, credibile e rappresentativo. L’essere stato prima di tutto un operaio non è una credenziale secondaria. L’essere diventato il segretario della Fiom ne ha segnato la formazione sindacale. E l’essersi poi «laureato» con la tesi vincente della battaglia per i diritti dei lavoratori di Pomigliano contro la Fca di Marchionne, lo ha definitivamente promosso a leader nazionale. Maurizio Landini eredita una Cgil che ha saldamente tenuto il fronte della battaglia contro il jobs act e le politiche del Pd renziano. La Cgil di Camusso, con la Carta dei diritti e i referendum, ha aperto un processo, teorico e politico, urgente e necessario a tenere tutti e due i piedi in un mondo del lavoro segnato da precarietà e salari di povertà. L’esito del congresso è anche un buon esempio di unità, si direbbe più unico che raro di questi tempi magri  perla sinistra nel nostro paese. Buono perché non governato dai personalismi e perché basato su una condivisione non formale del documento congressuale. Il battesimo da segretario Landini lo celebrerà in piazza, nella prossima manifestazione unitaria con Cisl e Uil contro la manovra di bilancio del governo. Si può immaginare facilmente che continuerà a fare proposte e a chiedere confronti con tutte le forze sociali e politiche. Lo ha sempre fatto (attirandosi accuse di renziano e grillino a seconda del momento) da segretario della Fiom tanto più lo farà da segretario della Cgil. Il vecchio collateralismo è finito da un pezzo e la battaglia contro una crescita senza sviluppo, contro le diseguaglianze, la feroce precarietà, contro il ricatto tra salario e salute è una bussola che Maurizio Landini ben conosce. Il Pd rottamato dalle riforme renziane come i 5Stelle sfigurati dall’alleanza con la destra di Salvini, avranno di sicuro un interlocutore attento, ma anche un osso duro che non farà sconti. Il manifesto propone anche una intervista a Gianna Fracassi a cura di Massimo Franchi: ―Ora serve collegialità e non solo di facciata‖ (p.7)

 

REPUBBLICA

Su Repubblica, come in tutti questi giorni di Congresso, scrive Paolo Griseri, (―Prima mossa di Landini: i contratti vanno cambiati, p. 26): ―Alle 19,40, con il 92,7 per cento dei voti, Maurizio Landini diventa il nono segretario generale della Cgil. «Seguitemi devo fare una cosa», dice da palco prima di andare ad abbracciare Susanna Camusso, È la fine di una giornata iniziata con le indiscrezioni sul possibile fallimento dell’accordo unitario del giorno precedente. Fibrillazioni che sono svanite a fine mattinata. Nella nuova segreteria eletta ieri sera vengono nominati due vicesegretari: Gianna Fracassi e Vincenzo Colla, l’esponente della maggioranza congressuale che ha conteso fino all’ultimo la nomina a Landini. Il nuovo segretario generale fa un appello all’unità: «Voglio essere chiaro e franco. Se qui tra di noi qualcuno si sente landiniano, colliano o camussiano, sappia che questi sono sintomi di una malattia che va curata subito». Alla fine anche Colla, che ritira formalmente la candidatura, riconosce «il bellissimo discorso di Maurizio». Fin dalla sua prima giornata nel nuovo incarico, Landini propone una riforma radicale del sindacato. Un’operazione di ristrutturazione che parta dai luoghi di lavoro e dalle filiere produttive. «Ci sono troppi contratti — spiega — e nello stesso luogo di lavoro troppe persone che lavorano fianco a fianco con paghe diverse». II primo passo sarà dunque quello di riunificare i contratti. E forse, inevitabilmente, la stessa organiz7a7ione del sindacato: «Oggi la tradizionale distinzione tra industria e servizi sembra superata dalla realtà». Dunque meno categorie e più lotte comuni tra dipendenti che lavorano nello stesso luogo. Un sindacato più semplificato per poter includere anche i tanti lavoratori precari che prestano la loro attività a fianco di quelli più garantiti. Di questa strategia fanno parte anche altri due punti su cui il nuovo segretario ha voluto insistere. La legge sul sistema della rappresentanza e la validità per tutti dei contratti nazionali. Con la legge sulla rappresentanza, spiega Landini, «dobbiamo evitare i contratti pirata fatti da sindacati che rappresentano poche persone». Perché chi ha più voti deve contare di più nei luoghi di lavoro. Con la validità dei contratti per tutti si stabilisce di fatto il salario minimo per tutti i lavoratori di una categoria. Per questo Landini contesta «l’idea del governo di un salario minimo orario che rischia di essere più basso del minimo dei contratti nazionali». Poi la conferenza stampa. Durissimo con il governo: «La chiusura dei porti è per noi una scelta insopportabile e inaccettabile». Infatti Landini annuncia come primo gesto da nuovo segretario generale la visita al Cara di Bari Palese, oggi pomeriggio….

 

IL SOLE 24 ORE

Sul Sole scrive Giorgio Pogliotti che oltre a presentare il personaggio Landini e a spiegare le sue prime uscite politiche, approfondisce i temi relativi al giudizio sulle politiche del governo giallo-verde e il ―caso‖ mediatico del giudizio su Maduro: ―….Nel mirino del neosegretario anche l’annuncio dei 5S sull’introduzione del salario minimo orario: «Pensare di intervenire per legge per fissare i minimi non va bene – ha detto -. Su questi temi si confrontino con noi. Contro i contratti pirata vanno applicati i minimi dei contratti nazionali, secondo il principio della validità erga omnes dei contratti». Ma c’è una sfida che investe i sindacati e le associazioni datorialc «Dobbiamo cambiare la contrattazione nei luoghi di lavoro per misurarci con le trasformazioni tecnologiche- ha detto -. Occorre recuperare una capacità contrattuale diffusa, perché nella stessa filiera produttiva persone che fanno stesso lavoro hanno differenti diritti, e vengono messi in competizione tra loro». La priorità è «allargare rappresentanze a giovani, precari senza tutele». Quanto alla Cgil, Landini sottolinea «siamo riusciti a non far prevalere aspetti personali, ma il bisogno di unità, come viene richiesto dai nostri iscritti». La frattura devea ncora essere composta con quella parte della Cgil che ha mal digerito il passo indietro dell’altro candidato, Vincenzo Colla: «Se qualcuno si sente landiniano, colliano o camussiano sappia che sono sintomi di una malattia da curare – è il monito di Landini-, il congresso si è concluso in modo unitario». L’intesa con Colla cambiagli equilibri in CgiL La segreteria confederale resta a 10, escono Susanna Camusso (probabilmente andrà al dipartimento politiche internazionali) e Franco Martini (in scadenza di mandato), mentre entrano il leader dei chimici Emilio Miceli (considerato un riformistavicino aColla) e la numero uno degli alimentaristi Ivana Galli (vicina al tandem Landini-Camusso). Vincenzo Colla e Gianna Fracassi faranno da vicesegretari generali, e a Colla verranno assegnati il 40%dei membri del direttivo. Il congresso è inciampato sulla questione venzuelana, con una mozione approvata per condannare le «prese di posizione a favore delll’autoproclamazione di Juan Guaidò a capo dello Stato», interpretata dai social media in chiave pro Maduro, che ha costretto la Cgil ad una precisazione: «siamo contro i dittatori, non stiam one con Maduro né con le ingerenze esterne»

 

CORRIERE DELLA SERA

Sul Corriere scrive Enrico Marro,  ―…Il neosegretario della Cgil ha anche messo in guardia i 5 Stelle sul salario minimo orario: «Noi chiediamo una legge sulla rappresentanza che dia validità erga omnes ai minimi di retribuzione stabiliti nei contratti, non una legge che abbassi questi minimi». Infine, no anche al blocco delle opere pubbliche: «Fermarle in modo generalizzato non è una scelta intelligente ». Insomma, allo stile fermo ma pacato di Susanna Camusso, la Cgil sostituisce l’irruenza focosa dell’ex leader della Flom, deciso a ridare un protagonismo politico al maggiore sindacato italiano. Protagonismo che si annuncia come una decisa opposizione a un governo che Landini ritiene non solo sovranista, ma anche reazionario e di destra. Detto ciò, sul piano sindacale, il segretario della Cgil ha rilanciato anche l’idea di un «Oggi andrò al Cara di Bari, Colla sarà il mio vice, Cgil unita» «sindacato unitario con Cisl e Uil», che però difficilmente farà strada se la Cgil assumerà un marcato profilo politico…

Sempre sul Corriere della Sera Dino Martirano approfondisce la notizia sul giudizio della Cgil su Maduro che è stata ieri molto stiracchiata e strumentalizzata: ―Le due linee del governo su Caracas. Dentro la Cgil scoppia il caso (p.13) Sul caso Maduro scrive anche Mario Ajello sul Messaggero: ―Da M5S alla sbandata della Cgil, l‘imbarazzo dell‘Italia chavista: Casini: il governo batta un colpo. La Lega contro Maduro, ma Moavero prende tempo. Gaffe del sindacato che invita alla solidarietà al dittatore, poi Landini corregge la linea‖ (p.11)

 

LA STAMPA

Fabio Martini su La Stampa mette in evidenza soprattutto le posizioni di Landini a proposito di unità sindacale e grandi scelte strategiche in campo industriale: ―La svolta di Landini, torni l‘unione sindacale per incalzare il governo‖ (p. 11). Nel suo primo discorso da leader, il tribuno Maurizio Landini ha riscaldato la platea del congresso, che lo ha avvolto in applausi corali soprattutto quando ha spinto il pedale sul «fattore umano», con quel suo lessico semplice che potrebbe diventare la sua forza: «La Cgil mi ha fatto innamorare, perché mi ha insegnato a voler bene a tutti coloro che per vivere hanno bisogno di lavorare!». Parole in odor di demagogia ma che pronunciate dall’ex operaio Landini, col suo linguaggio popolare, di solito risultano veraci e anche alla Fiera del Levante hanno smosso la platea: i delegati fino a quel momento divisi in due – e che erano restati freddi durante l’ultimo discorso di Susanna Camusso – hanno accompagnato le parole di Landini con un applauso crescente che ha coperto le parole finali del discorso col quale chiedeva la fiducia dei delegati. Il piglio del leader È un’altra Cgil per il piglio umano e la grinta sindacale ma anche per due messaggi politici: è finita la stagione di stand-by verso il governo e nei confronti della Tav, Landini supera sé stesso e la sua passata opposizione. Il messaggio rivolto al governo sovranista è stato energico: «Il nostro giudizio sulla manovra è chiaro: chi si definisce il governo del cambiamento non sta cambiando un bel niente!». E ancora: «La manovra è miope e recessiva. E non si cambia il Paese contro e senza il contributo del mondo del lavoro!». E durante la sua prima conferenza stampa da segretario, Landini, sia pure con espressione contorta, ha fatto capire di essere favorevole alla Tav: «La Cgil ha sulla Tav, sulle grandi opere, una posizione precisa: andare verso il blocco di tutti cantieri non credo sia una cosa grandemente intelligente. Ma allo stesso tempo c’è anche un problema relativo ad un piano straordinario di investimenti in infrastrutture non solo materiali ma anche sociali che non viene realizzato». (…)

 

IL FATTO QUOTIDIANO

L‘articolo sul Congresso è firmato da Salvatore Cannavò: ―La prima mossa di Landini: in piazza contro il razzismo: ―…In un intervento di 40 minuti, Landini ha così indicato alcune solide “bussole” che lo guideranno nel nuovo incarico: la prima è costruire davvero la rappresentanza dei lavoratori sulla quale si è rivolto direttamente al governo perché faccia approvare la legge. “Se siete capaci di governare voi governate, ma lasciate ai lavoratori il diritto di scegliersi i propri rappresentanti sui posti di lavoro”. Poi, proponendo la sperimentazione più difficile, un nuovo tipo di contratto che permetta a tutti quelli che lavorano fianco a fianco, stabili o precari, di avere gli stessi diritti: “Il sindacato confederale deve mescolarsi”. Se davvero si garantissero pari diritti nel disarticolato mondo del lavoro si produrrebbe una novità di rilievo. Terzo punto, la sfida a Cisl e Uil per costruire “un nuovo sindacato unitario”. Una idea impraticabile peri più ma che Landini propone con forza immaginando una nuova fase storica per il sindacato (e tornando di fatto a prima della Seconda guerra mondiale). Ma il punto cruciale è ovviamente il governo. E qui il neo- segretario ha scelto di alzare il tiro: “Occorre contrastare le scelte sbagliate che il governo sta mettendo in campo. 119 febbraio dobbiamo riempire la piazza”, ha detto alzando la voce. “Il governo del cambiamento non sta cambiando un bel niente, la manovra è miope e recessiva e non assume la centralità del lavoro. Non si cambia un Paese senza il contributo del mondo del lavoro”. Poi, con l’occhio rivolto a Matteo Salvini, l’affondo sul tema nevralgico degli immigrati: “Abbiamo bisogno di un’altra Europa e nuove politiche europee. Ma non facciamoci abbindolare che siamo invasi dagli stranieri: sono di più i giovani che se ne vanno. I problemi non si risolvono inventandosi il nemico straniero di turno”. La Cgil – insiste – è basata sui valori della Costituzioni ed è “antifascista e antirazzista: è venuto il momento della militanza attiva”. In conferenza stampa sarà ancora più esplicito: “Le scelte del decreto Salvini sono inaccettabili. Prima vengono le persone.119 febbraio, per quel che ci riguarda, la manifestazione ha al centro i principi della Costituzione, dell’accoglienza e dell’antirazzismo e quelli che hanno a cuore quei valori sono caldamente invitati a partecipare…

 

AVVENIRE

L‘articolo sul Congresso è di Nicola Pini: ―Landini leader Cgil trova l‘unità e critica il governo‖ (p.26): Scrive tra le altre cose Pini―…Voglio guidare una Cgil plurale ma unita». Visibilmente emozionato, l’ex leader della Fiom, ha parlato per 40 minuti ai delegati che l’avrebbero di II a poco eletto, disegnando i contorni di un sindacato che non si accontenta di rappresentare i lavoratori nelle vertenze ma vuole essere attore del cambiamento sociale. Duro con «il governo del cambiamento che non cambia niente» e la sua manovra «miope e recessiva» ha posto subito l’obiettivo di «riempire la piazza» nella manifestazione nazionale del 9 febbraio già indetta insieme a Cisl e Uil. «Non si cambia il Paese contro o senza il contributo del mondo del lavoro», sottolinea. A dispetto di una sua storia in certe occasioni poco unitaria, Landini mette tra i suoi traguardi anche una maggiore convergenza tra le confederazioni e fa suo l’invito della segretario Cisl Annamaria Furlan «a partire dal basso» nel perseguirla, puntando alla «ricostruzione dell’unità sociale del mondo del lavoro». Poi c’è la sottolineatura dell’importanza della contrattazione, da difendere ma anche rinnovare per renderla più inclusiva rispetto alla frammentazione delle filiere produttive, l’obiettivo di uniformare i diritti tra le diverse condizioni contrattuali e la rivendicazione di una legge sulla rappresentanza: «Il governo la faccia mettendo i lavoratori nella condizione di scegliere liberamente, senza essere sottoposti a ricatti», ha affermato. Sulla Tav e le grandi opere Landini dice no al blocco dei cantieri ma chiede anche un grande piano di investimenti pubblici nel sociale. Critica il reddito di cittadinanza che risponde a un bisogno vero ma «fa una grande confusione tra lotta alla povertà e le politiche attive per l’occupazione» e boccia il salario minimo orario se slegato dalla contrattazione nazionale. L’h happy end della conclusione unitaria del congresso Cgil arriva dopo molte tensioni, riaffiorate anche ieri mattina prima dell’elezione. L’ipotesi che Susanna Camusso potesse restare nella segreteria è stata bocciata dal gruppo di Colla che ha minacciato di far saltare l’intesa. Poi l’ostacolo è stato superato. (…)

 

LA NOTIZIA RIMBALZA SUI SITI E IN RETE

STRISCIAROSSA

Sul blog di Strisciarossa scrive un veterano del giornalismo sindacale e grande conoscitore della Cgil, Bruno Ugolini. Scrive tra le altre cose Ugolini a proposito dell‘intervento di ieri di Landini: ―É stato, in sostanza, un appello a rinsaldare l‘unità interna, già affermata in tanti congressi.                          Con un approdo che non significa cristallizzazione bensì sperimentazione di un nuovo modo di lavorare. Senza cadere nel correntismo. Dice Landini: ‖se qui tra di noi qualcuno che si sente Landiniano, Colliano o Camussiano, sappia che questi sono sintomi di una malattia che va curata subito‖. Senza, però, la paura delle differenze perché il pluralismo delle idee ―può risultare una ricchezza‖, se si è capaci di tradurlo in una sintesi finale. Essendo la situazione politica-sociale assai complessa la cosa peggiore sarebbe affidarsi alla semplificazione. Con la consapevolezza che ―la Cgil é una o non é, é plurale o non é, è democratica e partecipa o non è‖. Non nasconde, Landini, il fatto che anche il sindacato deve saper cambiare, rinnovare se stesso e il proprio agire. Cominciando dal campo contrattuale dove le nuove tecnologie impongono mutamenti. Affrontando ―una contraddizione di fondo mai superata tra la libertà della persona ed il diritto di proprietà che oggi si ripropone con ancora più forza‖. Cosi al lavoratore e alla lavoratrice ―viene privato il diritto di perseguire anche nel lavoro là realizzazione di se e conseguire la propria indipendenza partecipando alle decisioni che si producono nel luogo di lavoro‖. Affermazioni che a chi scrive ricordano Bruno Trentin. Un compito arduo, certo, in una situazione in cui spesso si è difronte a luoghi di lavoro dove, nello stesso spazio fisico, ―operano persone che fanno lo stesso lavoro e non hanno gli stessi diritti‖ e dove bisogna sapere ―mescolarsi‖, non ―lasciare solo nessuno‖. Cioè anche il sindacato deve saper combattere muri e diffidenze.

(…)Quello che ci si potrebbe aspettare dal nuovo segretario della Cgil sarebbe, come del resto ha affermato, un coinvolgimento, una valorizzazione del ruolo delle strutture di base, le Rsu. Sono la linfa del sindacato e soffrono di elementi di burocratizzazione. C‘è bisogno di loro, di queste ―anime‖, come le ha chiamate Annamaria Furlan segretaria della CISL, anche per ricostruire un possibile cammino unitario.

Insomma Landini ha di fronte notevoli difficoltà ma anche grandi possibilità. Magari Interloquendo con le diverse forze politiche, riuscendo a fare i conti con le sfide del governo gialloverde. Potrebbe, come ha scritto Stefano Feltri sul ―Fatto quotidiano ―trovarsi a diventare il punto di raccolta di tutti i delusi dalle promesse M5stelle sul lavoro‖. Così come potrebbe prendere in considerazione gli impegni che vengono da Maurizio Martina del Pd (intervista sempre sul ―Fatto‖) a ―ridiscutere il Jobs Act‖….

Per leggere l‘articolo completo di Ugolini: https://www.strisciarossa.it/un- emozionato-landini-conquista-la-cgil-riunita/

 

FORTEBRACCIO

Su Blog indipendente di informazione sindacale presente su Facebook e Twitter che in questi ultimi mesi ha incuriosito in molti nella Cgil per le notizie e le anticipazioni sul dibattito congressuale e i nuovi assetti interni del sindacato, la notizia è stata data ieri in tempo reale: ―Maurizio Landini è il nuovo segretario generale della Cgil. L‘assemblea generale, convocata da Franco Martini, eletto presidente dell‘organismo su proposta di Susanna Camusso subito dopo la chiusura dei lavori del XVIII congresso, ha votato a larghissima maggioranza a favore dell‘ex leader della Fiom: voti favorevoli 267, pari al 92,7% dei votanti.

La proclamazione dei risultati del voto segreto (avvenuta alle 19.39) è stata salutata da un lunghissimo applauso e da momenti di commozione. Poco prima della votazione, a sostegno di Landini, nel corso delle dichiarazioni di voto, si sono espressi i due (prossimi) vicesegretari, Gianna Fracassi e Vincenzo Colla:

―Sono d‘accordo con Maurizio – ha detto Colla, applauditissimo – da oggi non esistono più né landiniani, né colliani, né camussiani. La Cgil è una e Maurizio sarà il segretario di tutti. Sarà il mio segretario‖. La proclamazione dei risultati è stata salutata da un lunghissimo applauso. All‘elezione del segretario generale seguirà, subito, quella della segreteria nazionale.

 

DIARIO DEL LAVORO

Sul sito di informazione economica e sindacale diretto da Massimo Mascini è stata data ieri la notizia dell‘elezione di Landini con un commento di Nunzia Penelope:  ―Non  abbiamo  nessun  bisogno  di  tornare  alle  correnti  o  alle componenti del passato, è un mondo che non c‘è più. Se qui qualcuno si sente‗‘landiniano‘‘,  ‗‘colliano‘‘  o  ‗‘camussiano‘‘,  sappia  che  è  una  malattia  che  va curata subito‖. Così Maurizio Landini, nel suo discorso di investitura prima del voto che lo eleggerà leader della Cgil, mette in chiaro un messaggio diretto all‘interno dell‘organizzazione: i congressi, afferma, si sono conclusi unitariamente a tutti i livelli, e questa unità va difesa e conservata anche dopo, nella gestione quotidiana dell‘organizzazione. Dunque, unita’, ma anche lealta’ da parte del gruppo dirigente, a tutti i livelli, nei confronti del nuovo leader. Che si dichiara, stasera, ”innamorato della Cgil”. .

‘La  pluralità  è  una  ricchezza‘‘,  afferma  Landini,  ma  anche  lo  è  l‘unità:

―abbiamo sempre detto che il segretario eletto sarà il segretario di tutti, ma questo vale anche per chiunque fa parte della Cgil: tutti, ogni dirigente, dovrà essere  ‗‘di  tutti‘‘.   Questa  e’  la  base necessaria  a  perseguire  gli  obiettivi, ambiziosi, che la Cgil si pone. Primo tra tutti, quello dell‘unità sindacale fra le tre confederazioni, creando un nuovo sindacato confederale unitario

Per leggere l‘articolo completo di Penelope: https://www.ildiariodellavoro.it/adon.pl?act=doc&doc=71112#.XEqRFSx7nIU

 

HUFFINGTONPOST

Sull‘Huffipost edizione italiana il titolo: ―Fuori Susanna Camusso dalla segreteria, così tiene l‘intesa Landini-Colla‖. L‘articolo è firmato da Giuseppe Colombo:  ―Il giorno dell’ufficializzazione del nuovo corso della Cgil, con il passaggio del testimone da Susanna Camusso a Maurizio Landini, inizia in modalità stato di agitazione. Quella della componente che fa riferimento a Vincenzo Colla, fino a ieri possibile sfidante di Landini. Fino a ieri perché tra le due anime che si sono presentate al Congresso in corso a Bari era scoppiata la pace con tanto di schema di massima definito per la nuova segreteria: l’ex leader della Fiom segretario generale, Colla vice. Mancava però una casella importante, quella del secondo vicesegretario. D’accordo sul profilo – una donna – non sul nome. La tensione tra i colliani esplode in mattinata, quando circola l’ipotesi che a ricoprire quella casella possa essere proprio Susanna Camusso. L’intesa finisce nel congelatore. Partono le trattative. Alla fine l’accordo regge. La segretaria uscente è fuori, dentro una sua “fedelissima”, Gianna Fracassi, che attualmente ha la delega alle politiche economiche.

L’ultimo step prima dell’assemblea chiamata a eleggere Landini si consuma in un clima di braccio di ferro. Ai colliani non va proprio giù la presenza della Camusso in segreteria. “Non esiste, sarebbe un commissariamento di Landini, un cane da guardia”, tuona di prima mattina una fonte di primissimo livello di una categoria dell’area Colla con Huffpost. L’irritazione arriva a un livello tale da decidere di rimettere mano alla lista dei 302 componenti dell’assemblea che nel pomeriggio sono chiamati a eleggere, con voto segreto, il nuovo segretario. L’obiettivo è bloccare l’accordo. (…)

Sempre a firma Giuseppe Colombo sull‘Huffpost la cronaca della prima conferenza stampa di Landini: “Non facciamoci abbindolare”. Fiera del Levante di Bari, palco del congresso della Cgil. È passata quasi mezz’ora dall’inizio del primo discorso da candidato unico alla segreteria e in procinto di essere eletto dall’assemblea, quando Maurizio Landini cambia tono. La voce rotta dall’emozione – quella che ha accompagnato fino a quel momento i passaggi dedicati all’orgoglio e alla necessità che l’unità interna sia autentica – si fa dura. Parte la narrazione antigovernativa. La bussola della nuova Cgil viene collocata in una posizione fissa. I tempi in cui l’ex leader della Fiom e i 5 Stelle si annusavano sono lontani. Archiviati. “Chi si proclama governo del cambiamento non sta cambiando un bel niente”, tuona dal palco tra gli applausi scroscianti degli 800 delegati seduti in sala. La rottura è totale e impatta su tutte le grandi questioni, dal reddito di cittadinanza alla Tav.

L’attesa della pancia della Cgil e di chi guarda alla nuova stagione del sindacato di corso d’Italia è concentrata qui. Nel capire, cioè, dove Landini collocherà il suo sindacato rispetto al governo. A che distanza, con quali toni. Chi osserva – dallo stesso esecutivo a Confindustria, da Cisl e Uil al Pd – sa che il profilo di uno dei giocatori che calpestano lo stesso campo è elemento necessario per capire che schema adottare. Se vale cioè la pena tentare un aggancio o invece andare allo scontro frontale.

Per leggere l‘articolo completo di Colombo: https://www.huffingtonpost.it/2019/01/24/landini-di-lotta-chi-si-proclama- governo-del-cambiamento-non-sta-cambiando-un-bel- niente_a_23652002/?utm_hp_ref=it-homepage

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.