Una donna alla primarie, oppure c’è Fassina…

il manifesto Giuliano Santoro 15.05.2021
«Parteciperò alle primarie di Roma. Ma se si candida una donna mi ritiro»
Campidoglio. Parla il deputato e consigliere comunale Stefano Fassina

 

Stefano Fassina annuncia la sua candidatura alle primarie del centrosinistra per il sindaco di Roma.

Ma dichiara di essere pronto a farsi da parte nel caso in cui emerga una candidatura femminile. Prima di tutto, però, il suo pensiero va a quello che accade tra Israele e Palestina. «Roma è anche capitale di pace del Mediterraneo – dice Fassina – Esprimo solidarietà a tutte le vittime. Le responsabilità del governo Netanyahu sono evidenti, come la sproporzione delle ritorsioni: il bilancio tragico delle vittime è in rapporto di dieci a uno».

Come vede il centrosinistra verso le primarie?
Di positivo c’è il lavoro sulla carta di intenti che abbiamo fatto tutti insieme e che segna alcune discontinuità, innanzitutto per la priorità del lavoro e delle questioni sociali. Preoccupante è il rischio di riproposizione del centrosinistra che fu: si fa ancora fatica a capire che la vittoria di Raggi non è stato un incidente di percorso, ma la valutazione di una stagione di governo da una parte dell’elettorato storico. Inoltre, la carenza della partecipazione femminile. Sono problemi anche di chi è fuori dal Pd.

Tutto parte dal passo indietro di Nicola Zingaretti…
Ho apprezzato il lavoro di Francesco Boccia. Ma la scelta fatta da Giuseppe Conte di sostenere Raggi è stata lungimirante: una scelta diversa avrebbe ulteriormente diviso il M5S. Il Pd ha bisogno del M5S come partner complementare forte e non di un suo doppione.

Come pensa di agire?
Tante e tanti avvertono l’esigenza che Roma abbia tra le sue priorità il lavoro, la disuguaglianza e l’ambiente, i conflitti che abbiamo vissuto e con SinistraXRoma portato in Campidoglio. In questo quadro voglio partecipare alle primarie, per fare la scelta definitiva propongo di incontrarci in presenza, anche con quelli con i quali non ho avuto modo di discutere, all’associazione Berlinguer, al Quadraro, martedì pomeriggio.

Diceva della necessità di una presenza femminile.
Riguarda la qualità della democrazia. Per questo, la mia candidatura rientra se convergiamo attorno a una candidatura femminile. Ovviamente è offensivo considerare le donne come intercambiabili. Il profilo politico-programmatico è decisivo: non mi farei da parte per una Carla Calenda.

In questi anni ha avuto atteggiamento interlocutorio verso l’amministrazione Raggi.
Sono stato più minoranza che opposizione pregiudiziale, ho riconosciuto la portata dell’investitura popolare a maggioranza M5S e Raggi. Ma la mia scelta non ha portato grandi frutti: il consiglio comunale è stato marginalizzato e il dialogo della giunta con la città è mancato. La sindaca si è barricata in Campidoglio.

Era entrato in assemblea capitolina come candidato di sinistra indipendente dal centrosinistra. Cosa è cambiato?
Tutto. Cinque anni fa, usciti dal Pd, eravamo all’opposizione di un presidente del consiglio del Jobs act e la Buona scuola. Ora siamo reduci da un’esperienza di governo con Pd e M5s. Il Pd ha superato la fase acuta del renzismo, in Campidoglio ho trovato spesso sintonia forte con loro. A Roma e Torino, ci sono le inevitabili conseguenze di un’altra stagione politica, che dobbiamo gestire con intelligenza per strutturare l’alleanza con il M5S: l’avversario da battere è la destra.

Pezzi di città, spesso i più periferici, hanno voltato le spalle alla sinistra.
Non è questione di una campagna elettorale. Le periferie non vanno viste come un territorio da colonizzare. In questi anni abbiamo maturato un rapporto attraverso la trasposizione di conflitti e di domande nelle istituzioni. Vanno riconosciute le straordinarie energie sociali e culturali cresciute nei territori, spesso fuori della politica. Usano gli immobili capitolini che, “grazie” alla famigerata Delibera 140/2015, sono minacciati da ingiunzione di pagamento milionarie e sgomberi. Andava riscritta, ma la giunta Raggi l’ha applicata. L’uso sociale dei beni pubblici è parte di una visione della Capitale. Dalle periferie deve arrivare il rinnovamento della classe dirigente della sinistra.

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