Ddl Zan, da cattolico: la Chiesa si difende dalla Chiesa

La Repubblica di Alberto Melloni 23/6/2021
La diplomazia del male minore il Concordato contro gli estremismi 
La segreteria di Stato ha calcolato il rischio per sbarrare la strada al protagonismo di vescovi ed esponenti politici di destra senza effetti politici nefasti 

C’ è un celebre episodio della vita del “ministro degli esteri” di Pio XI. Quando venne da lui il primo ambasciatore della Spagna franchista presso la S. Sede, si inchinò e togliendosi il cappello gli disse: “Saluto in lei la prima diplomazia al mondo”. “Figurarsi la seconda” fu la risposta. Quell’ecclesiastico era mons. Domenico Tardini, predecessore nell’ufficio di mons. Paul Gallagher, indirettamente maestro del Segretario di Stato in carica card. Pietro Parolin. Tardini tentava di nascondere con l’autoironia una verità. La diplomazia vaticana era stata la prima a pensare a interessi senza un territorio, ai diritti senza sanzioni, all’economia senza commerci, alla pace senza deterrenza: e dunque era la prima diplomazia al mondo. E, nonostante errori o cadute, lo è ancora. È dunque pensabile che questa diplomazia abbia consegnato una Nota verbale all’Ambasciata d’Italia contro il ddl Zan che paventa la lesione della “piena libertà” della chiesa e la “piena libertà” dei cattolici tutelate dal concordato Casaroli-Craxi, senza calcolarne le conseguenze ? È pensabile che abbia deciso di usare per la prima volta (a nostra conoscenza) la tecnica della nota verbale durante un dibattito parlamentare, per domandare una modifica di un disegno di legge, senza sapere che la risposta politica e diplomatica sarà intrisa di quei principi costituzionali ed europei alla quale cattolici illustri hanno dato apporti enormi? La risposta è: no. Le conseguenze del passo compiuto dalla Segreteria di Stato non sono infatti ignote al Mittente. Per il timore che alle scuole cattoliche venga “imposta” la giornata contro l’odio omofobico (odio che il cattolicesimo non può che rigettare e insegnare a rigettare), si demolisce il lavoro compiuto da Luigi Berlinguer per integrare le paritarie nel sistema scuola pubblica e di vederle regredire a isole confessionali. Inoltre alla Nota vaticana replicherà una Nota italiana in cui si spiegherà che la Repubblica non comprimerà mai la libertà della chiesa perché lo dice la Costituzione e che la discriminazione in questa Italia non è un’opinione, ma un crimine. Ancora: il passo vaticano anziché limare alcuni dei tanti limiti del ddl lo renderà un totem parlamentare e aumenterà il consenso di cui gode. Infine la Nota certificherà più l’effettiva impotenza che l’effettiva ingerenza dell’emittente. Allora perché la diplomazia vaticana fra le tante opzioni che aveva — un passo confidenziale, una telefonata gesuita, un articolo dell’Osservatore — ha scelto la via della Nota? La ragione è duplice, a mio avviso. Davanti ad un protagonismo di quei parlamentari reazionari che hanno usato i molti appigli ideologici del ddl, la S. Sede ripete loro il suo “Non abbiamo bisogno” (come diceva l’enciclica di Pio XI del 1931 contro l’aggressione fascista all’Azione Cattolica). E mette al corrente Mario Draghi che il papa chiede, segnala, allerta, protesta: ma non fa suo nessuno degli argomenti dell’integralismo cattolico, e tiene tutto nel freddo perimetro concordatario. Inoltre la Segreteria di Stato potrebbe aver deciso di evitare il rischio che si ripeta, nel montare della polemica, quanto accadde nel 2007: quando il card. Ruini minacciò sanzioni canoniche e sacramentali contro chi avesse votato il ddl Pollastrini-Bindi sui “Di-Co”. Il rischio che l’attuale presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti, replichi parole così bislacche non c’è: ma per sicurezza la diplomazia vaticana, con un “Roma locuta”, dunque, ha sbarrato preventivamente la strada al protagonismo di quei vescovi che fossero stati tentati dall’uso politico dei sacramenti, come stanno facendo i vescovi americani con Joe Biden, con incalcolabili conseguenze di delegittimazione dei politici cattolici. La Segreteria di Stato ha dunque preferito caricarsi i costi diplomatici alti, ma privi di effetti politici devastanti, piuttosto che ritrovarsi in quella catena di mobilitazioni, bigottismi, strumentalizzazioni che, giù fino al referendum e alla astensione nei referendum, che hanno segnato il passato. Una diplomazia del male minore, che usa il concordato per proteggere il sacramento. “Saluto in lei la prima diplomazia al mondo…” 

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