Gli errori della Lagarde con il pennarello di Draghi

Francesco Guerrera Repubblica 14 GIUGNO 2022
Bce, l’effetto Lagarde sui mercati
Con l’inflazione a livelli record, i banchieri centrali europei stanno giocando su tre diversi campi: nelle Borse mondiali, nelle capitali nazionali e nel confronto con le altre autorità monetarie

 

Viste le sue origini, Christine Lagarde conosce bene la parola gaffe. Visto il suo ruolo, la presidente della Banca Centrale Europea dovrebbe evitare di commettere l’atto descritto da quella parola. Soprattutto in questo periodo di debolezza economica, nervosismo dei mercati e profonde spaccature all’interno della zona euro.
Purtroppo, l’ultima gaffe di Lagarde – l’aver lasciato la porta aperta ad un aumento dei tassi d’interesse molto più grande di quanto preventivato da mercati, governi ed esperti – sta rendendo la vita difficile non solo alla Bce ma anche a Paesi dalle finanze fragili come l’Italia.
Con l’inflazione della zona euro a livelli record, i banchieri centrali europei stanno giocando su tre diversi campi: nelle Borse mondiali, nelle capitali nazionali e nel confronto con le altre autorità monetarie.

La prima partita è, al momento, la più importante. Spaventati dalla possibilità di un rapido e considerevole aumento dei tassi, i mercati si stanno accanendo sugli anelli deboli della moneta unica, tra cui l’Italia. La provocazione è stata, ahimè, un’altra gaffe di Francoforte, che aveva fatto trapelare di avere in programma uno “scudo” contro il balzo dello spread di alcuni Paesi, salvo poi non annunciare nulla di concreto.
La risalita del rendimento dei Btp negli ultimi giorni è una sfida degli investitori alla banca centrale: sfoderate lo scudo o creeremo un’altra crisi del debito. La Bce probabilmente risponderà di avere risorse illimitate per combattere la speculazione, ma un braccio di ferro con hedge fund miliardari è l’ultima cosa di cui ha bisogno in questo momento.

La seconda partita è la più delicata, come dimostrato dalle dichiarazioni di Francesco Giavazzi. “La Bce promette di alzare i tassi per rispondere all’aumento dell’inflazione con uno strumento sbagliato”, ha detto il consigliere economico, e grande amico, di Mario Draghi ad un convegno.

Giavazzi ha poi spiegato di non aver voluto criticare la Bce, che usa l’unica arma a sua disposizione per ridurre il caro-prezzi. A suo avviso, il miglior modo per contrastare l’inevitabile frenata economica causata dall’aumento dei tassi è quello di spendere bene e presto i fondi del Pnrr. Come a dire: il vero “scudo” contro lo spread è la crescita.
Detto ciò, la querelle (tanto per rimanere nel lessico francese) ha messo a nudo le sensibilità dei governi nazionali di fronte ad una politica monetaria aggressiva, e ad una politica della comunicazione scompigliata, da parte di Francoforte. Non sarà l’ultima volta che un esponente politico nazionale dirà la sua sulle azioni della Bce.

La terza battaglia è quella che durerà più a lungo. È ormai chiaro che la Federal Reserve americana alzerà i tassi molto più velocemente delle sue controparti in Europa, Gran Bretagna e Giappone. Il risultato, e già lo stiamo vedendo, è un rafforzamento del dollaro contro le altre grandi valute.

La buona notizia è che le aziende esportatrici del nostro blocco – e ce ne sono tante in Italia ma anche in Germania – guadagneranno ordini, ricavi e, si spera, posti di lavoro. La brutta notizia è che una moneta debole ci costringe ad “importare” inflazione, gravando di costi ulteriori i bilanci già stremati di milioni di famiglie.

Sono tre fronti complessi, tortuosi e pericolosi, distanti anni luce dalla semplicità del compito delle banche centrali negli ultimi decenni: elargire stimolo con il pilota automatico. Ora la Bce, e l’Europa, hanno bisogno di una guidatrice dalla mano ferma e le parole chiare. È nell’interesse di tutti sperare che Christine Lagarde sia la persona giusta.

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