Ben Jelloun: Macron l’uomo solo al comando alla sua prima sconfitta

Tahar Ben Jelloun Repubblica 23 giugno 2022
Macron, l’arrogante al potere
Cosa cambia ora a Parigi
Emmanuel Macron è arrivato al potere senza aver vissuto. Non ha conosciuto altro che successi. François Mitterrand e Jacques Chirac si erano candidati più volte alle elezioni presidenziali. Non ce l’avevano fatta. Erano stati ministri, deputati. Avevano vissuto le prove della vita politica che formano un uomo e gli danno esperienza.

 

Per loro, nulla era stato facile. A Macron, invece, tutto è sempre andato bene e in tempi brevi. Un successo di cui avrebbe dovuto diffidare.
Macron non ha dovuto affrontare alcuna prova, alcuna difficoltà. Dalla banca Rotschild è passato all’Eliseo, dove è stato segretario generale numero 2 di François Hollande. Poi è stato nominato ministro dell’Economia. Traboccante di ambizione, ha lanciato il suo movimento “En marche”, che gli ha permesso di candidarsi alle elezioni presidenziali e di vincere grazie al caso particolare della candidata del Front National, Marine Le Pen.
La prima volta, fu eletto con ampiezza di voti (66,1 per cento) davanti a Marine Le Pen.
La seconda volta ha vinto con meno voti (58,55 per cento) sempre davanti a Le Pen.
Nel frattempo, era riuscito a distruggere la destra tradizionale e la sinistra socialista. Navigava tra questi due poli pensando solo a se stesso. “Non avremmo dovuto votare per uno che non ha figli”. Questa frase terribilmente dura è stata pronunciata da un elettore deluso dal macronismo. Sì, quando si hanno dei figli si capisce cosa siano le ansie, le paure, le urgenze, insomma la vita.
Bambino viziato, la sua vita è andata di successo in successo. Ogni volta che incontrava Donald Trump era felice come un bambino che stringe la mano a Babbo Natale.
E altrettanto si può dire di quando vide Putin a febbraio, prima dello scoppio della guerra in Ucraina. Tra Putin e lui c’erano otto metri di distanza. Pensava di poter influenzare le decisioni di Putin.
Un politico che ha esperienza percepisce immediatamente la trappola o l’insincerità della persona che ha di fronte. Macron era contento di parlare con Putin. Non sapremo mai se lo fosse anche Putin.
Macron viaggia. Macron stringe mani. Macron pensa di essere importante. Ora i francesi gli hanno detto che non è all’altezza del compito. Un editorialista lo ha definito uno “schiaffo in faccia”. Con 245 deputati nell’Assemblea nazionale non sarà in grado di far approvare le leggi che presenterà.
Dovrà governare senza avere la maggioranza. È una prova difficile che lo metterà di fronte alle sue inadeguatezze, ai suoi errori, alla sua arroganza.
Durante la campagna elettorale, si è recato in Romania e poi a Kiev. I francesi non capivano perché non partecipasse alla campagna per le legislative. Deve aver detto a se stesso: “Io sono superiore a tutto questo! Avrò la maggioranza assoluta per governare”.
I suoi migliori amici, suoi sostenitori fin dall’inizio, come Christophe Castaner, ex ministro degli Interni, e Richard Ferrand, presidente dell’Assemblea nazionale, non sono stati eletti deputati. E nemmeno il suo ex ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer. Tre dei suoi attuali ministri dovranno lasciare il governo per aver perso alle elezioni legislative.
Nel frattempo, i militanti del Rassemblement National (ex-Front National) hanno lavorato sul campo e per la prima volta hanno ottenuto 89 seggi all’Assemblea nazionale. È un evento storico.
Devono questa vittoria a Macron, alla sua politica, al suo modo di essere.
Sembra che non ascolti nessuno. Va avanti da solo e pensa di poter fare qualsiasi cosa. Ora dovrà riconoscere il suo fallimento. Non è facile. Ma il fallimento è lì, innegabile. Alcuni dicono che scioglierà l’Assemblea. Jacques Chirac lo fece nell’aprile del 1997 e se ne pentì per tutta la vita.

Traduzione di Luis E. Moriones

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