Se Marco Rizzo con lo 0,6% perde pezzi…

Franco Stefanoni Corriere della Sera 6 luglio 2022
Marco Rizzo «espulso» (anzi no) da segretario del Partito comunista

 

Battaglia interna al partito della sinistra radicale, dove la Federazione di Milano, via social, ha annunciato la «cacciata» di Rizzo. «Solo una provocazione», dice lui, «ma ne risponderanno»


Espulso da segretario del Partito comunista, insieme all’intero gruppo dirigente nazionale. Così ha fatto sapere via Facebook la Federazione di Milano del partito rivolgendosi a Marco Rizzo, 62 anni, dal 2009 segretario. Motivo? Divergenze sulle strategie, contrapposizioni interne, linee politiche non condivise. Ma può una realtà locale espellere il leader nazionale? «Non che non può», risponde al Corriere Rizzo, «non esiste, la loro è una provocazione, una boutade, non ha valore, sono dei bontemponi, ma ne risponderanno sotto il profilo disciplinare». E forse anche di fronte agli avvocati, non si sa mai.

L’espulsione è stata motivata da una serie di «tradimenti» e «derive elettoraliste». La Federazione di Milano, guidata da Luca Ricaldone, accusa Rizzo di aver preso decisioni non autorizzate dal Comitato centrale, ovvero l’organo che stabilisce le linee strategiche da attuare. Gli ultimi infatti sono stati tempi di divergenze. Rizzo si è prima schierato contro green pass e obbligatorietà dei vaccini contro la pandemia, poi con la guerra tra Russia e Ucraina si è battuto contro il governo Draghi e sull’uscita dell’Italia dalla Nato (con tempi e modi però contestati), quindi ha siglato accordi politici che non sono piaciuti a tutti. Un patto lega ora il Partito comunista ad Azione civile di Antonio Ingroia, Riconquistare l’Italia di Stefano D’Andrea, Ancora Italia di Francesco Toscano, e Igor Camilli e Antonella D’Angeli del Comitato no Draghi. Sullo sfondo, un accordo in Sardegna siglato con Il popolo della famiglia di Mario Adinolfi, contrasti con la federazione della Calabria, del Piemonte, con dimissioni ed espulsioni. «Noi stiamo costruendo una forza di vero dissenso e solo il 12-13% nel partito è contrario alle scelte fatte», si difende Rizzo, «il 18 giugno abbiamo organizzato manifestazioni contro la guerra e contro Draghi in 22 città (definite un flop dagli avversari, ndr), così come da indicazione dell’Ufficio politico che è l’organo esecutivo. Il Comitato centrale ha poi deciso in maggioranza per le alleanze, che sono in corso. Milano è una minoranza».

Ora le ipotesi sono due. Potrebbe essere coinvolta la Commissione centrale di garanzia in modo da valutare la comunicazione effettuata via social dalla Federazione di Milano, per sancire eventuali sanzioni disciplinari (dalla censura all’espulsione) nei confronti dei «ribelli» milanesi. Oppure, immagina Rizzo: «Loro si dimetteranno prima, in fondo hanno ottenuto un clamore che altrimenti non avrebbero avuto». Rizzo ricorda di avere avuto, il 25 giugno, la fiducia del Comitato centrale, con 40 voti favorevoli, sette contrari e un astenuto. «Non basta una fake news per mandare via un segretario», dice.

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