Beffa chiama beffa, Elon Musk tira sul prezzo di Twitter

Riccardo Luna La Repubblica 10 luglio 2022
Twitter, le giravolte di Elon Musk
La beffa del fondatore di Tesla continua. E il social network si ritrova sedotto e abbandonato all’altare. Alla fine, cedere tutto a un prezzo più basso potrebbe essere l’unica soluzione

Era tutto previsto. Il sospetto che questo affare potesse finire male c’è stato subito. Quando Elon Musk disse che per ogni azione di Twitter avrebbe pagato 54,20 dollari. Perché quei 20 centesimi? Perché in quel modo la cifra avrebbe celebrato il numero simbolo della cannabis, il 420, di cui Musk è un estimatore. Praticamente quella non era solo una offerta pubblica di acquisto di un importante social network. Era anche un meme, una beffa digitale di quelle che condividiamo ogni giorno sui social e di cui Musk, dall’alto dei suoi 100 milioni di follower, è un maestro indiscusso. Bene, la beffa continua.

La prima cosa che va chiarita adesso è che non è finita. Non era finita quando all’inizio di aprile l’imprenditore rivelò di aver comprato il 10 per cento di azioni della società e per qualche giorno sembrò che ne avrebbe accompagnato l’evoluzione in modo amichevole, da dentro il consiglio di amministrazione. Non è finita quando a fine aprile le parti hanno firmato un accordo che le impegnava a cedere tutte le azioni a Musk entro ottobre. E non è finita ora che Musk ufficialmente si è tirato indietro accampando un paio di scuse buone solo per gli avvocati che dovranno gestire l’inevitabile lite giudiziaria.
Tecnicamente le possibilità sono tre: la prima, la corte del Delaware costringe Musk a comperare Twitter al prezzo pattuito (improbabile ma non impossibile, in casi analoghi è giù successo); la seconda, nelle more del giudizio, le parti si accordano per un prezzo più basso; la terza; Musk se la cava pagando appena un miliardo di dollari di penale come scritto nell’accordo di aprile (ma molti dubitano che quella clausola si possa attivare in questo caso).

Se un miliardo di penale sembra tanto, va considerato che comprando Twitter al prezzo proposto, Elon Musk avrebbe perso immediatamente 15 miliardi di dollari: la differenza fra la sua valutazione di Twitter di aprile (44 miliardi di dollari) e il valore di Borsa dei giorni scorsi (poco meno di 30). Un crollo non legato a Twitter in particolare ma a tutte le aziende tecnologiche; per esempio anche Tesla, la sua cassaforte patrimoniale, nel 2022 ha perso il 30 per cento del valore.

Tutta la questione infatti alla fine è soltanto una questione di soldi. Non c’entrano i bot, ovvero il numero esatto di profili Twitter gestiti da computer e non da esseri umani, come Musk ha ripetutamente detto per costruirsi una via d’uscita legale; e nemmeno il licenziamento, non concordato, di due alti dirigenti della società a maggio.

Va infatti ricordato che più volte Elon Musk ha detto di volersi comprare Twitter perché ama questo social network; di considerarlo “la grande piazza del mondo”; e di volerlo salvare dalla censura (ovvero la moderazione dei contenuti violenti o falsi) per restituire un senso alla libertà di espressione e contribuire così “alla civilizzazione dell’umanità”.

Dice sempre così Elon Musk quando si lancia in un’impresa: dice di voler salvare il mondo. In particolare in questa vicenda, aveva detto, “i soldi non contano”. E invece questi due mesi e mezzo hanno dimostrato che i soldi, per l’uomo più ricco del mondo, sono l’unica cosa che conta. Musk oggi è un po’ meno ricco di prima e Twitter vale molto di meno. Il prezzo non è più giusto. Punto. I bot sono soltanto una scusa per provare ad ottenere uno sconto. E come detto, potrebbe riuscirci.
Chi rischia di finire male è Twitter: infatti va considerato che è un social network infinitamente più piccolo degli altri (Facebook, Instagram e TikTok), ma svolge un ruolo fondamentale nella diffusione delle notizie e nel contribuire all’agenda politica globale. Epperò è senza un vero modello di business e i profitti da sempre languono, al punto che il fondatore a novembre ha lasciato il timone ad un ingegnere indiano che in Twitter ha fatto tutta la sua carriera. Come se il futuro fosse soltanto una questione tecnologica e non di visione.

Insomma mentre Twitter cercava faticosamente una strada per crescere, la società è stata terremotata da Musk: sedotta e abbandonata con l’accusa – grave – di aver fornito al mercato informazioni false sulla sua base utenti. Come se sull’altare uno dei due accusasse l’altro di tradimento e se ne andasse.

E adesso? Il valore di Twitter probabilmente calerà ancora, i dipendenti migliori se ne andranno, altri saranno licenziati, lo stesso amministratore delegato è in bilico. Insomma, alla fine cedere tutto a Musk ad un prezzo molto più basso potrebbe essere l’unica soluzione.

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