Leggerezze e profondità, la TV di Angelo Guglielmi

Serena Dandini La Stampa 12 Luglio 2022
Il nostro caro Angelo e la sua tv senza limiti
La televisione è vecchia e noiosa e non la guardo più». Così dichiarava con il suo piglio provocatorio Angelo Guglielmi che la Tv l’aveva vista nascere, l’aveva amata e poi, come un bambino che vuol capire com’è fatto il suo giocattolo preferito, l’aveva smontata pezzo pezzo per ricostruirla da capo, rinnovandola completamente.

Mi dicono che Angelo Guglielmi se n’è andato alla venerabile età di 93 anni, stento a crederlo, perché a tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerlo sembrava eterno e animato fino all’ultimo da quel super-potere che solo i grandi possiedono: un mix di qualità spesso in contraddizione tra loro composto da intelligenza, curiosità e vis polemica, il tutto condito da un’ironia tagliente che non risparmiava nessuno.

La prima volta che l’ho incontrato ero molto intimidita, insieme alle mie storiche coautrici Linda Brunetta e Valentina Amurri, scortate dallo scoppiettante Bruno Voglino (capo-struttura della nuova rete). Volevamo proporre un programma comico tutto al femminile in cui le donne finalmente osavano fare satira e, non contente, ridere anche di sé stesse. Un progetto dadaista per l’epoca, stiamo parlando di più di trent’anni fa, ed eravamo sicure che sarebbe finito nel cestino, come tutte le nostre precedenti idee televisive decisamente fuori dai canoni di mamma Rai. Guglielmi ci ascoltò in silenzio mentre in preda all’agitazione mettevamo in scena nel suo ufficio imbottito di boiserie un riassunto raffazzonato e confuso di quello che sarebbe diventata la Tv delle Ragazze. Aveva gli occhi socchiusi quando si concentrava ma noi ancora non la sapevamo e lo prendemmo come un pessimo segno, in più si torturava le tempie con una matita appuntita che temevamo scagliasse contro di noi alla fine dell’appuntamento. Invece dopo un lungo silenzio che ci sembrò interminabile aprì gli occhi e esclamò: «Non è il mio genere, ho capito la metà delle cose che avete detto, ma avete passione e urgenza, per cui facciamolo». Questo era Angelo Guglielmi, l’editore che tutti gli artisti sognano, qualcuno che intuisce le potenzialità che neanche tu pensi di possedere e ti offre la possibilità di svilupparle. Il resto è storia della Tv. E quando ci hanno catapultato negli austeri studi della Rai di Torino – dove all’epoca i cameramen indossavano il camice d’ordinanza come dei veri dottori del tubo catodico – noi non ci potevamo ancora credere che eravamo finalmente autorizzate a sperimentare le nostre idee in totale libertà. Non ci ha mai posto limiti se non quelli del buon gusto e del rispetto del pubblico, che secondo lui era molto più intelligente di come veniva dipinto dagli esperti del campo. E ci ha insegnato che leggerezza e profondità non sono forze antitetiche ma devono sempre convivere senza paura: una regola fondamentale, buona non solo per il piccolo schermo ma anche per la vita. Ma sopra ogni cosa bisognava evitare banalità e noia, le bestie nere del Guglielmi pensiero. Noi, insieme a un gruppo esuberante di giovani attrici che aspettavano da tempo un palcoscenico per diffondere il loro talento, siamo state solo un tassello del grande mosaico che il direttore di quella storica Rai Tre è riuscito a formare mettendo insieme caratteri e stili diversi, sperimentando come un alchimista una ricetta che nel tempo si è rivelata una formidabile fabbrica di programmi Tv.

Inutile dire che ci mancherà e che è stato unico nel suo genere, ma il suo sogno è a portata di mano, il metodo Guglielmi non è un segreto e dovrebbe essere insegnato nelle università che formano i manager culturali di questo paese, non mancherebbero lezioni di coraggio e di capacità di fare squadra, insieme a corsi di schiena dritta e di spudoratezza, per finire con esercitazioni di sguardo lungo proiettato verso il futuro e non solo inchiodato sull’Auditel o sulle vendite del momento.
Mi auguro che «Il nostro caro Angelo», come lo chiamavamo scherzando, abbia trovato un buon angolo di Paradiso, magari accanto a Patrizia Cavalli con cui avrebbe molti argomenti in comune – di conversazione ma anche di discussione – d’altronde cosa c’è di meglio di qualche sana polemica per animare l’eternità ? E sono certa che avrà già messo mano al palinsesto dell’aldilà per svecchiare e rendere meno monotono l’infinito spettacolo della vita ultraterrena.

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