Casting di candidati per la Meloni, Lega e FI stringono la cinghia

Francesco Olivo La Stampa 07 Agosto 2022
Il toto onorevoli: le liste vanno chiuse entro il 23 agosto
I collegi della destra suddivisi in sei fasce. Meloni conferma tutti gli uscenti. Sgarbi presente, ma senza simbolo

Sono giorni decisivi per i destini degli aspiranti onorevoli del centrodestra: domani l’ennesimo vertice tra gli sherpa dei leader dovrà stabilire come verranno ripartiti i collegi. A quel punto saranno definite le liste che vanno depositate entro il 23 agosto.

 

Fratelli d’Italia, come gli allenatori delle grandi squadre, ha problemi di abbondanza. Se i sondaggi dovessero essere confermati, i seggi a disposizioni potrebbe essere più di 150 (oggi sono 52), così l’urgenza di queste ore è stabilire criteri chiari per formare le liste. La prima regola è la riconferma degli uscenti. Con il progetto del «partito dei conservatori» Meloni ha aperto FdI a personalità provenienti da altri mondi, nasce così l’idea della candidatura (in Lombardia) di Giulio Terzi di Sant’Agata, ministro degli Esteri del governo Monti, in corsa per tornare alla Farnesina. Altro ex ministro di peso che FdI potrebbe candidare è Giulio Tremonti in Lombardia, dove potrebbe sfidare l’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso, in corsa per il Pd. Altro nome pronto per un posto è in lista è quello di Beatrice Venezi, direttore d’orchestra (va declinato al maschile per sua richiesta). Mentre il fondatore Guido Crosetto continua a negare, almeno in pubblico, la sua disponibilità a tornare in Parlamento. Due volti nuovi saranno Massimo Milani, storico dirigente della destra romana e Chiara Colosimo, consigliera regionale del Lazio.

Ancora non è certo il futuro di Raffaele Fitto, co-presidente del gruppo dei Conservatori a Bruxelles, Meloni lo ha voluto al tavolo della stesura del programma di centrodestra e la sua esperienza (è uno de tre ex ministri di FdI, oltre a La Russa e la stessa Meloni) potrebbe tornare utile a Roma. Una candidatura potrebbe arrivare per Jonny Crosio, ex deputato leghista, che pensa di correre nella provincia di Sondrio.

Più complicata la situazione in Forza Italia, dove i riconfermati saranno pochi, tra loro Marta Fascina, la compagna di Silvio Berlusconi, indecisa se correre in un collegio a Milano o nella sua Campania. Il Cavaliere sarà il capolista di Forza Italia in cinque circoscrizioni e in un collegio da stabilire. In lista Giuseppe Incocciati, ex calciatore di Milan e Napoli e l’olimpionica di scherma Valentina Vezzali. Antonio Tajani per la prima volta sarà in Parlamento, anche se non è ancora stato stabilito il suo collegio (quasi sicuramente nel Lazio). Mentre Licia Ronzulli figurerà nelle circoscrizioni di Lombardia (dove è coordinatrice) e Puglia. Posti blindati per i sottosegretari Giorgio Mulè e Deborah Bergamini (in Toscana), e per Alessandro Cattaneo e Andrea Mandelli. In bilico la posizione di Andrea Ruggieri, ospite fisso dei talk show, dell’ex governatrice del Lazio Renata Polverini, il vice presidente della Camera Simone Baldelli e persino quella di Valentino Valentini, storico «ambasciatore» del Cavaliere. Tra i pochi volti nuovi ci potrebbe essere quello di Giulio Gallera, ex assessore regionale alla Sanità durante la pandemia. Potrebbe trovare spazio anche Roberto Cota, ex governatore del Piemonte, passato con FI.

Anche nella Lega non sono tempi di abbondanza. Salvini punta sui sindaci: in questa categoria rientra Stefano Locatelli, per 10 anni primo cittadino di Chiuduno, (Bergamo), e oggi responsabile enti locali del partito. Giancarlo Giorgetti, dopo qualche tentennamento, resterà con tutta probabilità in Parlamento, così come l’altro ministro Massimo Garavaglia. Il seggio in Senato di Umberto Bossi, pareva essere in bilico e non per decisione di Salvini. Il fondatore della Lega alla fine dovrebbe esserci.

Tra i simboli depositati nei prossimi giorni non ci sarà quello di Rinascimento, il movimento di Vittorio Sgarbi, tagliato fuori dall’accordo tra Maurizio Lupi e Giovanni Toti. «Hanno rinunciato a parecchi voti – commenta il critico d’arte – in ogni Comune io prendo almeno 20 voti, quindi sono almeno 160 mila voti, ma io dico almeno 300 mila, che perdono. Brugnaro invece fuori da Mestre chi lo conosce?». Sgarbi avrà un seggio per sé in un collegio blindato.

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