Nè Keynes e nè Friedman, su energia ed ecologia il faro è … il Congresso Usa

Francesco Guerrera La Repubblica 19 agosto 2022
Energia, i partiti hanno scelto la politica dello struzzo

Di fronte alla crisi creata da cambiamento climatico, guerra e inflazione, le coalizioni riescono a offrire solo vaghe promesse, programmi elettorali non sostenibili o, nel caso del centrodestra, disastrosi. Gli Stati Uniti ci insegnano che, certe volte, per superare gli ostacoli basta togliere la testa dalla sabbia

Meno male che John Maynard Keynes e Milton Friedman non ci sono più. I due guru delle politiche economiche di sinistra e di destra sarebbero rimasti strabiliati dalla pochezza dei programmi delle due coalizioni che si stanno contendendo il voto degli italiani.

Sul tema più importante, non solo per l’Italia ma per l’intero pianeta, il centrodestra ed il centrosinistra hanno preferito abbandonare le lezioni di Keynes e Friedman e adottare invece la politica economica dello struzzo.

Di fronte alla crisi esistenziale, finanziaria e sociale creata dal cocktail tossico di cambiamento climatico, guerra ed inflazione, le due principali forze politiche del Paese riescono ad offrire solo vaghe promesse, programmi non sostenibili o, nel caso di Meloni, Berlusconi e Salvini, idee che porterebbero al disastro ambientale e/o alla bancarotta economica.

I problemi sono due, entrambi complicati ma con dimensioni temporali opposte. Nel breve termine, l’Italia, come il resto d’Europa, deve assicurarsi adeguati approvvigionamenti di energia per permettere a cittadini e alle aziende di passare l’inverno. La difficoltà principale, in questo caso, è che rimpiazzare il gas russo deve essere fatto a prezzi ragionevoli perché le famiglie (soprattutto i ceti medio-bassi) e le imprese (soprattutto quelle piccole) sono già state bruciate da una fiammata inflazionistica feroce quanto imprevista.

Il secondo problema è di più lunga durata e va nella direzione opposta: l’emergenza gas rischia di ritardare o addirittura distruggere la transizione ecologica necessaria ad evitare una catastrofe ambientale di cui già si vedono preludi apocalittici, dalla siccittà alla scomparsa dei ghiacciai.

Il governo Draghi aveva un piano per affrontare entrambe le sfide – aiuti miliardari subito, la “diplomazia del gas” per diversificare le fonti, più rigassificatori per aumentare la produzione, un tetto al prezzo delle materie prime a livello europeo e investimenti su rinnovabili e transizione ecologica.

Ma il governo Draghi sta per scomparire e al suo posto, per il momento, ci sono le 17 paginette di programma del centrodestra e il libretto di 37 pagine prodotto dal Pd. Come su altri temi, la scivolosa banalità dei piani di Meloni e compagnia fa tremare i polsi.

Non c’è granché d’esplicito, al di là di parole di circostanza sul “rispetto della fauna e della flora” (meno male che non odiano animali e piante…) e blah, blah blah sul nucleare “pulito e sicuro”, unite ad un flirt con le trivelle per trovare “pozzi di gas naturale”. Sono il non-detto e il mezzo-detto a fare paura. Per esempio, l’idea di rinegoziare il Pnrr con l’Unione Europea è un’idea impraticabile e assurda, ma potrebbe offrire alla Destra una sponda pericolosa.

Analizziamo uno scenario ipotetico ma non folle. Una rottura plateale con “i burocrati di Bruxelles” offre al governo Meloni la scusa per buttare via le riforme di Draghi, gli impegni con l’Ue e il lavoro sulla transizione ecologica. Privata del sostegno europeo, l’amministrazione di centrodestra deve trovare aiuti finanziari ed energetici da qualche altra parte. A chi rivolgersi in questo momento critico? Perché non chiamare “l’amico Putin”, che di gas a basso prezzo ne ha da vendere e ha bisogno di bonificare la sua reputazione dopo gli orrori in Ucraina?

Paragonati a questi obbrobri, i piani del Pd sono superiori, anche perché si attengono all’agenda-Draghi. Qui l’errore è la timidezza, un peccato veniale di fronte ai pericoli che vengono da Destra, ma pur sempre un’occasione mancata.

Il bello, o il brutto, è che c’è un esempio lampante di come investire in un futuro verde e sostenibile e, allo stesso tempo, aiutare famiglie ed imprese. Si chiama Inflation Reduction Act ed è stato appena approvato dal Congresso Usa. È il prodotto di un’amministrazione di centrosinistra che promette di trovare 737 miliardi di dollari di nuove entrate e di spenderne 369 per ridurre le emissioni nocive del 40% in soli sette anni. Certe volte, basta togliere la testa dalla sabbia per superare gli ostacoli.

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