50 miliardi di extraprofitti sulle famiglie, restituiti 1 (uno)

Redazione Economia Corriere della Sera 30 agosto 2022
Tassa su extraprofitti energia, perché le aziende non pagano?
La scadenza del 31 agosto e le sanzioni
Dalla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche, ottenuti grazie all’aumento dei prezzi di gas e petrolio, il governo si aspettava 10 miliardi di euro ma ne è arrivato solo uno. Finora la maggioranza delle imprese infatti non ha pagato.

 

Per questo il decreto Aiuti bis, che ha alzato l’aliquota per le imprese energetiche al 25% sugli extraprofitti, ha inasprito controlli e sanzioni e ha anticipato al 31 agosto il termine entro il quale mettersi in regola con l’acconto e pagare una sanzione ridotta. Del resto, lo stesso Mario Draghi lo aveva detto a inizio agosto: sugli extraprofitti, il gettito degli acconti pagati finora, «è inferiore a quello che sarebbe dovuto essere. È mia intenzione che paghino tutto: ci sono provvedimenti che aumentano fortemente le sanzioni per gli obblighi al pagamento. Se non c’è una risposta siamo pronti a mettere mano ad altri provvedimenti». L’obiettivo ora è recuperare quell’acconto da circa 4 miliardi. Impresa non facile, mentre c’è anche chi ha già fatto ricorso.
Il ricorso al Tar di Acea
E’ il caso, per esempio, del gruppo Acea, che ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro la tassa sugli extraprofitti. «Il Comune di Roma possiede il 51% del gruppo Acea. Il sindaco Gualtieri dovrebbe intervenire e dare spiegazioni», ha twittato Angelo Bonelli, dell’alleanza Verdi-Sinistra. Acea ha determinato in 28,5 milioni di euro l’ammontare complessivo del contributo e di aver provveduto al versamento dell’importo dovuto secondo le modalità e le tempistiche previste dalla normativa. Tuttavia, spiega che «una parte significativa della base imponibile identificata per le società del gruppo non è riconducibile agli extraprofitti» che il legislatore intende tassare, bensì a «operazioni straordinarie». La pronuncia del Tar è prevista l’8 novembre. Dall’esito dipende il percorso che prende il dossier extraprofitti, almeno per la quota di aziende che ha scelto il contenzioso. Se il ricorso viene respinto, tutti dovranno pagare l’acconto e il saldo; sei i giudici sospendono l’efficacia del provvedimento e rimandano alla Consulta, addio al saldo di novembre fino al pronunciamento, non prima di un anno e mezzo; se il Tar non sospende la norma ma rinvia alla Consulta, si paga il saldo ma resta in sospeso l’ipotesi dei rimborsi. In soli 9 mesi le società energetiche italiane hanno conseguito utili per 50 miliardi di euro, come Eni, ricorda Bonelli, che nei primi sei mesi del 2022 ha conseguito un utile netto del +670% pari a 7,398 miliardi. «Chiediamo subito che questi soldi siano restituiti a famiglie ed imprese direttamente sui loro conti correnti», prosegue il co-portavoce di Europa Verde, che nei giorni scorsi ha presentato un esposto alla Procura di Roma, affinché apra un’inchiesta per verificare se siano state commesse gravi violazioni di legge per il mancato versamento nella casse dello Stato degli extraprofitti.

Come funziona il calcolo della tassa
Quanto richiesto dal governo con l’ultimo decreto Aiuti come «contributo straordinario di solidarietà» è un meccanismo pensato per una compensazione che contribuisse a riequilibrare, con uno spostamento di denaro quasi automatico, le distorsioni prodotte dalla variabile del prezzo. In una prima versione del Decreto Aiuti la tassa ammontava al 10% del fatturato delle aziende, nella versione approvata in via definitiva con il decreto Aiuti bis è salita al 25%. Il calcolo viene effettuato attraverso il confronto tra le operazioni attive e passive realizzate dal primo ottobre 2021 al 30 aprile 2022, con quelle dello stesso periodo tra il 2020 e il 2021. È previsto il pagamento in due tranche: la prima da pagare entro il 30 giugno (il 40%) e il resto il 30 novembre (per il restante 60%). Secondo recenti accertamenti, però, almeno le grandi società, e in particolare quelle che hanno lo Stato come primo azionista, risulterebbero in regola con i pagamenti della prima tranche del 30 giugno della tassa sugli extraprofitti del settore energetico. E intendono onorare anche il versamento della seconda che scade il 30 novembre. Per Eni la tassa è quantificata intorno ai 550 milioni di euro (218 milioni pagati a giugno per l’acconto del 40%), mentre l’impatto sui conti di Enel è intorno ai 70 milioni (come spiegato agli analisti dal direttore finanziario in occasione della semestrale). In regola anche i pagamenti della tassa da parte di Edison e A2a. Richieste di chiarimenti sul calcolo della tassa sarebbero tuttavia arrivate all’Agenzia dell’Entrate anche da parte di chi ha già pagato l’acconto, per verificare – vista la complicazione nel meccanismo di calcolo del tributo – la correttezza dei calcoli di pagamento.

Le proposte della politica
Il flop della tassazione degli extraprofitti rappresenta una grossa incognita anche perché la campagna elettorale vede tutti i principali partiti sostenere in vario modo la misura, in funzione “aiuto per tamponare la crisi energetica”. Inoltre, nei giorni scorsi, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha proposto di estendere la tassazione anche a settori come banche e farmaceutica. D’accordo con Landini si è detto Giuseppe Conte. Nessuna preclusione ad estendere la tassa arriva anche dal Pd. Il Terzo Polo, che si propone come vessillo del liberismo, taccia la proposta di Landini come “sovietica”, che rilancia con un’addizionale Ires (imposta sul reddito delle società) temporanea per aiutare le famiglie. FdI vorrebbe cambiare il meccanismo e spostare la tassa, che è parametrata sull’Iva, al bilancio, per colpire solo la parte generata dall’energia. In questo caso, dice Maurizio Leo, FdI è pronta anche ad alzarla al 50%. La Lega invece è contraria alla proposta di Landini perché si tramuterebbe, secondo il Carroccio, in una patrimoniale. Resta il problema di fondo: alzare una tassa che si fatica a incassare già da ora, che risultati potrà dare?

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