La soluzione è il risparmio energetico, i politici non lo vogliono, gli italiani pure (Repubblica …)

Francesco Guerrera La Repubblica 02 SETTEMBRE 2022
Energia, la stagione del risparmio

 

La cacofonia generata da politici alla ricerca di facili consensi sta oscurando il vero messaggio da mandare a cittadini e imprese prima dell’inverno

 

Una crisi energetica senza precedenti, un despota senza nulla da perdere e una campagna elettorale dominata da populismo, protezionismo e sovranismo non sono buoni compagni di viaggio.

La cacofonia generata da politici alla ricerca di facili consensi sta oscurando il vero messaggio da mandare a cittadini e imprese prima dell’inverno: è venuto il momento di risparmiare energia.
Solo rinunciando ai kilowattora riusciremo a far fronte alla strategia del gas bruciato di Putin, un nemico le cui mosse economiche non sono più razionali perché è disperato – basta guardare alla minaccia contro la proposta del G7 d’imporre un tetto al prezzo del petrolio di Mosca, o all’intrusione hacker nei computer dell’Eni (in quest’ultima lo zampino russo è solo un sospetto).

Il problema è che parte della classe politica, tra cui elementi importanti del centrodestra, non ha interesse a parlare di tirare la cinghia.

Finora, le azioni sia del governo che delle autorità internazionali si sono concentrate su due fronti: le forniture e il prezzo dell’energia. Il terzo pilastro, da costruire nelle prossime settimane, è quello del risparmio.

Sui primi due punti, l’Italia è in buona salute: Draghi si è mosso presto e bene per diversificare i fornitori, riempire gli stoccaggi e ridurre la dipendenza dal gas russo. Sul prezzo, che è quadruplicato in un anno, il governo ha speso miliardi per attutire il colpo. Gli aiuti pubblici sono già a circa il 2,8% del Pil, uno dei maggiori interventi nell’Unione Europea e, secondo le voci di corridoio, ci saranno almeno altri dieci miliardi in arrivo nei prossimi giorni.

Il nostro premier è anche il principale sponsor di un tetto Ue sul prezzo del gas – un’idea prima derisa ed ora accolta dalla Germania. Le incognite sulla fattibilità politica e pratica di questa misura rimangono, in primis perché non tutti a Bruxelles si fidano della conversione tedesca.

Ma anche se Berlino fosse convinta, e l’Ue, uno dei più grandi importatori mondiali, decidesse di pagare meno del prezzo di mercato per il gas, i produttori sarebbero liberi di andare altrove, lasciando l’Europa con ancora meno energia di adesso.

Rimane la questione del risparmio. Qui l’Italia è vittima del suo successo. La crescita economica, più rapida di partner europei quali la Germania, ha comportato un maggiore utilizzo di fonti energetiche. E i miliardi di aiuti ricevuti da consumatori e imprese hanno molti meriti ma un naturale demerito: quello d’incentivare il consumo di energia. Non è un caso che, secondo il fondo d’investimento Algebris, i consumi tedeschi siano diminuiti del 15% nei primi sei mesi dell’anno, mentre quelli italiani siano calati solo del 2%.

Se continuassimo così, l’Italia rischierebbe di rimanere senza gas nella primavera del 2023. Ma non continueremo così. Proprio ieri (giovedì 1 settembre), il ministro Cingolani ha presentato il suo piano-risparmi al Consiglio dei ministri. Le indiscrezioni parlano di una stretta sui riscaldamenti, prezzi bloccati per le imprese e una campagna pubblicitaria per ridurre il dispendio energetico quando si lavano i piatti, si fa la doccia o si accendono le luci.

Qui il governo deve passare per la cruna dell’ago di convincere imprenditori e cittadini a non sprecare ma senza scatenare il panico invocando razionamenti, black-out o vetrine buie.

Un freno ai consumi arriverà da quello che in inglese si chiama sticker shock – lo shock da bollino o, in questo caso, da bolletta – che porterà famiglie e imprese ad essere più accorte.

Ma per raggiungere la “serenità energetica” – la consapevolezza di avere abbastanza gas a prescindere da Putin – bisognerà tagliare i consumi. Che è una cosa molto diversa da quello che chiedono Forza Italia, la Lega e il M5S: aumentare il deficit per foraggiare nuovi aiuti.

Questo famigerato “scostamento di bilancio” aumenterebbe la pressione sulle finanze del Paese nel momento peggiore: quando i tassi europei stanno salendo, spingendo in alto i rendimenti dei titoli di Stato, e proprio mentre i mercati sono preoccupati dalla composizione, competenza e stabilità del prossimo esecutivo.

Prima di chiedere scorciatoie costose e dannose, i politici accalorati dai comizi estivi dovrebbero farsi una doccia. Rigorosamente fredda.

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