Ad un passo dal cappotto, ma se mi ascoltate ecco il pareggio

Carlo Bertini La Stampa 07 Settembre 2022
Il Pd e la strategia della rimonta: sessanta collegi ancora contentibili

 

Il dossier Dem: l’obiettivo è una “non vittoria” della coalizione rivale

 

Sono sessanta i collegi in grado di trasformare in una «non vittoria» quella della destra di Meloni e Salvini, come lo fu quella di Bersani del 2013: uno scenario con una maggioranza risicatissima di 105 seggi in Senato e di 206 alla Camera. Troppo poco per governare tranquilli, contando i cambi di casacca e le pressioni di ogni sorta. Questo il planning riservato sotto gli occhi di Enrico Letta, che studia e ristudia i numeri e carica i suoi al massimo per strappare un risultato oggi insperato. «È l’ultima fase e vi invoglio a fare tutto il possibile, casa per casa, strada per strada, piazza per piazza», dice ripetendo la celebre frase di Enrico Berlinguer.

Si gioca tutta in un fazzoletto di territorio che attraversa il Paese, quello delle regioni rosse Toscana ed Emilia Romagna, la rimonta agognata da Letta, che punta le fiches anche sulle grandi città, dove il voto di opinione è più forte. È una strategia basata su un attento studio dei numeri, aggiornato di ora in ora, in base a proiezioni che portano a dividere i teatri di battaglia in tre fasce: «da buoni a sicuri», «da in bilico a buoni» e «da difficili a in bilico». La verità che pochi sanno è che «questa legge elettorale fa sì che il 43 per cento dei voti si possa trasformare nel 70 per cento seggi», è l’allarme lanciato da Letta, che teme un cappotto. Con tutto quel che comporterebbe, in termini di «nomina dei membri del Csm, della Corte costituzionale, riforma della Costituzione…».

Città e regioni rosse
Per evitare il disastro, il Pd evoca uno “scenario rimonta” sperando di rosicchiare a Conte e Calenda 4 punti percentuali in più nei collegi: che oltre a far lievitare le sfide uninominali vinte, farebbero moltiplicare per effetto di trascinamento sul conto finale dei voti, anche gli eletti nel proporzionale (più di una ventina nel carniere). In sostanza, «se si realizza una capacità del centrosinistra di conquistare circa 60 collegi, la maggioranza di centrodestra può sostanzialmente annullarsi». Dove concentrare le energie per conquistare i collegi in bilico e contendibili in questo «scenario rimonta»? «Puntare a un ampio successo nelle regioni rosse (Emilia-Romagna e Toscana) e nelle grandi città che governiamo (Milano, Torino, Bologna, Firenze, Roma, Napoli). Così come in città che governiamo o regioni in bilico (Bari, Ancona, Trento, Sardegna)». Ecco il piano di azione dei dem per questi ultimi 16 giorni di campagna.

La proiezione sul tavolo del leader dem, minuziosamente definita per ognuno dei 221 collegi uninominali, è la seguente: nell’attuale situazione, al netto dei voti che possono andare a Conte, Calenda e inseguiti dal Pd, i collegi tra «certi e contendibili» sono 69 (45 alla Camera e 24 al Senato). Di questi, 25 sono considerati «certi o solidi» per il centrosinistra (17 Camera e 8 al Senato). A questi ultimi se ne sommano altri 16 «ampiamente contendibili» già nelle condizioni attuali. «Se consideriamo quindi in particolare – scrivono gli analisti dem – 44 collegi (i 16 contendibili nei quali possiamo prevalere già nelle condizioni attuali e 28 ulteriori), che si riaprono con uno spostamento percentuale piuttosto lieve (4 punti), la maggioranza di centrodestra può sostanzialmente annullarsi». Perché? Perché con questi voti in più al Pd i 16 collegi da «buoni» diventano «sicuri» (11 alla Camera e 5 al Senato). Altri 25 collegi da «in bilico» diventano «buoni» (17 alla camera e 7 al Senato). Infine 14 da «difficili» diventano «in bilico» (10 alla Camera e 4 al Senato). In sostanza 40 collegi cambiano colore, passando dal centrodestra al centrosinistra e altri 14 diventano ampiamente contendibili.

Rischio voto inutile

Il rischio principale messo in luce in questo studio è che «la percezione dell’esito scontato della quasi totalità dei 221 collegi uninominali, oltre a diminuire la forza del centrosinistra in quelli contendibili, riduca progressivamente i consensi del Pd. Infatti, secondo diversi analisti la causa del calo nei sondaggi delle ultime settimane sta proprio nel fatto che questa percezione faccia perdere peso all’argomento del voto utile, per indirizzare invece gli elettori verso il “partito preferito”, in una logica puramente proporzionale anziché in una prevalentemente maggioritaria». La cosa significativa che viene indicata a Letta è che «non sarebbe sufficiente, per far riprendere capacità persuasiva al voto utile, ripetere insistentemente l’argomento. Occorre invece utilizzare un argomento logico ancorato alla realtà per riprendere forza nell’ultima fase della campagna. Al contempo, occorre mantenere alta l’attenzione sulla necessità di chiedere un voto “per” la nostra idea di Italia e per le nostre proposte, mantenendole forti e nette, ma comunque equilibrate».

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