A Roma da 3 anni non piove, surrealismo quasi realista

Alberto Crespi La Repubblica 9 settembre 2022

 

‘Siccità’, la grande bruttezza di Roma e del mondo che stiamo distruggendo
Il film di Paolo Virzì, con un cast corale, presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia

 

Il cinema italiano sa ancora sorprendere. Siccità è un film che vi stupirà: se finora per voi Paolo Virzì è “solo” un regista di commedie (nonostante prove di diverso tono quali Il capitale umano e Ella & John), con questo lavoro corale cambierete idea. Non che manchino le risate: ma si alternano alle lacrime, e tutto avviene all’interno di un apologo distopico (mamma mia, che paroloni! Ma quando ci vuole, ci vuole) che è un angoscioso ritratto del nostro presente.

Siamo a Roma. Non piove da tre anni. L’acqua è razionata e nei quartieri periferici viene distribuita da camion sorvegliati e protetti dall’esercito. Il Tevere è completamente asciutto, e scavando nel suo letto si scoprono nuovi reperti della Roma che fu (le immagini digitali del fiume “vuoto”, che attraversa la città, sono stupefacenti). Ovunque scorrazzano gli scarafaggi, sospettati di essere vettori di una pandemia che improvvisamente esplode nella città. Su questo sfondo apocalittico, si intrecciano – sapientemente incrociate dal montaggio di Jacopo Quadri – le storie di numerosi personaggi.

Valerio Mastandrea è un autista simil-Uber che gira per Roma perennemente strafatto. Sulla sua auto compaiono, alternativamente, i fantasmi dei suoi genitori (Paola Tiziana Cruciani e Gianni Di Gregorio) che gli rimproverano la vita debosciata, e di un politico per il quale ha lavorato a suo tempo (Andrea Renzi) che gli magnifica le sorti di un Paese che invece pare avviato alla distruzione.

Tommaso Ragno è un attore sfigato che si è riciclato come influencer e registra video assurdi su come sopravvivere alla mancanza d’acqua, esultando a ogni like.

Silvio Orlando è un detenuto, l’unico che sta a Rebibbia da 25 anni. I compagni di prigionia lo sfottono, ma lui è felice così. La sua odissea comincia quando evade per sbaglio, rimanendo chiuso nel furgone che porta la biancheria a lavare. Sperduto in una città che non conosce, pensa bene di andare alla ricerca della figlia che non vede – appunto – da 25 anni.

Diego Ribon è un seriosissimo climatologo che, invitato in tv, diventa una sorta di star mediatica e si rincoglionisce irrimediabilmente. Una diva “oca” (una strepitosa Monica Bellucci) lo invita nel suo appartamento con terrazza in stile Grande bellezza e lo seduce riempiendo la Jacuzzi. “Lei sa che sta eccedendo il suo consumo d’acqua mensile, vero?”, mormora lui, ubriaco di champagne.

Sara Serraiocco è una giovane infermiera, incinta al nono mese – forse il decimo, viste le dimensioni – che continua indefessa a lavorare mentre in ospedale arriva gente colpita da una malattia misteriosa. Il suo fidanzato Gabriel Montesi fa il bodyguard di una miliardaria e si mette nei guai, prima rubando un orologio e poi… no, fermiamoci, rischio di spoiler. La miliardaria (Emanuela Fanelli) è la figlia considerata tonta di un magnate che specula sull’acqua, ostentando le vergognose piscine del suo resort. Abbondantemente cornificata dal marito, si vendicherà in modo a dir poco singolare.

Claudia Pandolfi e Vinicio Marchioni sono una coppia decisamente male assortita. Lei è una dottoressa e lotta disperatamente contro la pandemia. Lui è un idiota che si illude di vivere su WhatsApp una storia d’amore segreta con un’ex compagna di liceo. Ovviamente la moglie sa tutto e lo compatisce.

Max Tortora è un commerciante ridotto sul lastrico. Vive come un barbone e sogna solo di andare in tv a denunciare la propria rovina. Il film si chiude su di lui. E non è un caso.
È ammirevole il modo in cui Virzì intreccia le storie, senza mai annoiare e creando rimandi insospettabili. Ma soprattutto è notevole la forza della metafora di fondo, che parla del nostro mondo climaticamente e sanitariamente instabile forzando appena appena la realtà che viviamo. Siccità è la “grande bruttezza” di Roma e del mondo che stiamo distruggendo. È il film per il quale dovete tornare al cinema, appena Venezia sarà terminata (esce il 29 settembre).

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