Il Me Too passa come le mode, la violenza alle donne rimane

Natalia Aspesi La Repubblica 15 settembre 2022
Anche dopo il Me Too gli uomini continuano a uccidere
Ormai la nostra vita è regolata dalle mode e anche questa si sta già estinguendo. Non è più ovvio che le donne abbiano sempre ragione, e continuano a morire per mano di mariti e compagni


La prima fantasia fu puro horror: il corpaccio nudo di un ciccione anziano schiacciato sopra quello, fragile, arreso, offeso e consenziente per necessità di una giovane preda indifesa. Poi il mio pensiero pratico fu, ma come fa quel vecchiaccio di potere nel mondo dello spettacolo, a farsene così tante senza restarci secco? E infine il guizzo maligno della inestinguibile ferocia tra donne: era davvero impossibile dire no grazie, lei mi fa vomitare, se voglio far la diva mi trovo un’altra strada perché sono giovane, bella, intelligente e preparata e me lo merito, e se no pianto lì e mi metto a studiare astrofisica e scelgo un altro mestiere? E se no perché non sbrigarsela il più in fretta possibile e poi non pensarci più, come quando si toglie un dente, ed è la lunga crudele storia di sopravvivenza delle femmine, per poi spassartela per tutto il resto della vita? Ma la notte del 7 gennaio 2018, ai 75° Golden Globe, quella storia divenne il grande indimenticabile spettacolo dell’ennesima rivolta femminile.

Sul tappeto rosso avanzava una folla di donne belle e ridenti, in marcia verso un avvenire senza stupri né altre violenze né “inequality” (disuguaglianze), tutte vestite di nero, non un lutto ma un’arma, tutte sexissime, tutte combattive, invincibili, una nuova tappa della storia del femminismo, anche se molto americana. Cinque anni fa, a Hollywood, il Me Too veniva rilanciato spettacolarmente e diventava globale: non solo qui da noi Asia Argento, autodefinitasi pure lei vittima dell’orco sfrenato, ma oltre il mondo del cinema, nella vita di tutte le donne e non solo.

L’orco è l’ex ras della produzione cinematografica Harvey Weinstein, che ora ha 70 anni, è in galera con una condanna definitiva di 23 anni: gliene rimangono 21 più altri, calcolati addirittura in 150, che potrebbero comminargli per nuove denunce. L’ultima notizia che viene dal carcere dove è rinchiuso è che è stato scoperto a divorare cioccolatini di contrabbando e quindi molto redarguito: non per eccesso persecutorio ma perché i medici glielo hanno proibito essendo in pessimo stato ciccionesco. Io pensavo a questa jus primae noctis che nei secoli le donne hanno dovuto pagare per esistere, sino a quando non avevano che il loro corpo come merce di scambio: ma adesso, con gli uomini sempre più spaventati o forse proprio per questo più feroci? Mi venivano in mente che in tempi molto più grami, nella stessa possibile situazione, ragazze di rara bellezza, e intelligenza, e dignità, come Sofia Loren o Silvana Mangano, se l’erano meravigliosamente cavata sposando il produttore che le avrebbe poi protette e salvate dal mondo sporcaccione del cinema.

Noi sempliciotte e di scarsa seduttività come ce la cavavamo, in attesa del grande amore che si ostinava a evitarci? Un metodo sicuro era quello, trovandosi sole con uno pseudorapace, o divertirlo e si sa che nulla è meno erotico della risata, oppure annoiarlo con tale perseveranza chiacchierina da fargli solo desiderare la fuga. Ancora in dubbio su come giudicare le sentenze inappellabili del Me Too, mi rubarono Kevin Spacey e il futuro eterno di House of Cards. Lo accusava di violenza non una signora ma un attore ignoto che l’attore celebre avrebbe circuito quando costui era un ingenuo fanciullo di 14 anni che non si sa come si trovava a casa sua. Era il 1986, al momento della rivelazione erano passati 31 anni: non è che nel frattempo, ammesso che fosse vero, il criminale che comunque non ne aveva memoria, si era redento, affidandosi alla benevolenza di Santa Redegonda o anche solo dell’impotenza? Per me spettatrice fu una decisione immorale perché puniva anche me che non avevo alcuna colpa, come poi ha punito gli appassionati di altri attori, registi, direttori d’orchestra, tenori, politici, non sempre approfondendo: e i capireparto, e gli chef, e i manager, e i questurini, e i padroni di casa, e i direttori, e i colonnelli, e i vescovi, e gli a.d., e il capo commesso, e il professore e tutti quei maschi al comando anche nella confezione delle verdure fresche, non tutti votati alla castità sul lavoro, in quanti sono stati denunciati da chi di quel magro lavoro sopravvive e deve tacere? E così, villanamente ho pensato: aderire al Me Too è il gesto di una classe privilegiata, riservato alle donne che ce l’hanno fatta e ricordano un dolore antico di cui oggi possono vendicarsi e ottenere giustizia.

Ma anche: la maggior parte delle accuse riguardano il passato, come mai scarseggiano quelle del presente? Gli uomini di potere hanno imparato a chiedere il permesso e a soprassedere se non viene dato per scritto, oppure nulla è cambiato e lo si rivelerà fra vent’anni, ammesso che sia ancora concesso? Ormai la nostra vita è regolata dalle mode, anche il Me Too si sta già estinguendo, non è più ovvio che le donne abbiano sempre ragione, vedi il processo Depp: se hanno torto, hanno torto. In questi ultimi cinque anni gli uomini si sono presi delle paure tremende, e a parte il Me Too, ci hanno lasciato in ogni campo molto spazio, illudendoci e forse danneggiandoci, pur di tenerci quiete, premi letterari, cinematografici, dizionari femminilizzati, corsi obbligatori per la parità: e il risultato è che le donne continuano, come dice il nuovo giornalismo, “a fare capolino” però lì si fermano. o peggio: il Me Too molte violenze in meno le avrà ottenute, ma non nei rapporti cosiddetti d’amore, quindi anche di odio: se si può indicare un suo fallimento è che in questi ultimi cinque anni gli uomini hanno continuato a uccidere quella che considerano non la loro compagna ma la loro donna, un loro possesso di cui possono disporre sino appunto alla morte.

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