La destra va incalzata sulla Costituzione non sul fascismo

Gianfranco Nappi il Manifesto 15 settembre 2022
Una desistenza costituzionale nei collegi elettorali
Che non ci sia un fascismo alle porte è anch’esso vero. Ma da qui a fare grazia alla Destra di tutto francamente ce ne passa.

 

Non si può accettare che la campagna elettorale proceda secondo un piano inclinato dato. Anche se il più del danno è stato fatto prima. Anche se il danno lo si è continuato a determinare durante. Non credo si possa smettere di rilanciare l’esigenza di atti e fatti che spezzino questo andamento abbastanza suicida bisogna dire.

Che si cerchi, ad esempio, un confronto che anche in prospettiva consenta di tenere la dialettica su un terreno civile è ben vero e giusto. Che non ci sia un fascismo alle porte è anch’esso vero. Ma da qui a fare grazia alla Destra di tutto francamente ce ne passa. Ancora ad esempio non si capisce perché non la si sfidi proprio sul terreno della Costituzione, della sua difesa, del suo inveramento: che dicono su questo? Che dicono sull’antifascismo come valore condiviso e fondante di quella Costituzione su cui giurano le cariche dello Stato? E l’unità del paese è un valore o no? E come lo si concilia con la forzatura dell’autonomia differenziata? Credo che in televisione Pierluigi Bersani tra i pochi abbia posto il tema. E allora è proprio la Costituzione che potrebbe/dovrebbe diventare una delle novità da introdurre in questa campagna elettorale: ve ne sarebbe ancora il tempo, nonostante tutto, se ve ne fosse la volontà politica.

Quali sono i 30 collegi uninominali alla Camera e i 30 collegi uninominali al Senato alla portata di vittoria di forze di centro, forze di sinistra, 5 Stelle che decidessero proprio in nome della Costituzione e del suo inveramento, di definire un accordo di desistenza – certo facendo dopo quel che non si è voluto o saputo colpevolmente fare prima – che potrebbe assicurare a tutti un di più di rappresentanza e al Parlamento di potersi giovare di una quota ulteriore di personalità impegnate attivamente per la Costituzione. E forse giungendo, perché no, a spezzare appunto un andamento che sembra ad esito segnato, ridestare interessi e spinta partecipativa, superamento di apatie e giustificate disillusioni, adagiamenti pericolosi sul tanto peggio tanto meglio.
E di fronte ad una intesa del genere ben poco avrebbe da dire una Destra che sta dimostrando di essere ampiamente divisa al suo interno e di aver fatto della sua una sostanziale alleanza per il potere piuttosto che per il governo.

Certo, mentre lo scrivo, ho difficoltà io stesso a vedere ad uno stesso tavolo Calenda, Letta, Bonino, Fratoianni, De Magistris, Conte. Ma la politica, non è anche questo : forzatura cosciente, iniziativa soggettiva per cambiare la situazione, coraggio dell’impensabile? E poi per tutti ciò avverrebbe senza cambiare la sostanza delle loro scelte politiche qualificandosi questa come intesa di Garanzia democratica comune con la Costituzione a riferimento.

Dopo, ci sarà modo di discutere e tanto. Quello che si annuncia è un terremoto politico. Ora ci sarebbe da provare a determinare le migliori condizioni per il paese per farla questa discussione.

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