Samarcanda, l’avvertimento di Modi a Putin: “Troppe crisi, stop alla guerra”

Francesca Sforza La Stampa 17 Settembre 2022
Samarcanda, l’avvertimento di Modi a Putin: “Troppe crisi, stop alla guerra”
India preoccupata, lo Zar: «Vogliamo la pace ma Kiev non negozia», ma al vertice asiatico non ha incassato nessun sostegno convinto

 

È stato il gigante indiano a prendersi ieri la scena di Samarcanda, quando con le parole del premier Narendra Modi ha detto, rivolto a Vladimir Putin, che «non è questa l’epoca della guerra». Ci sono emergenze alimentari, climatiche, di fabbisogno energetico, di transizioni industriali da compiere, «oggi dobbiamo cogliere l’opportunità di parlare su come portare avanti un patto di pace», più che affrontare le conseguenze delle devastazioni. «Mio caro amico – gli ha risposto il presidente russo dopo avergli fatto gli auguri per il suo compleanno e averlo invitato a Mosca per una prossima visita – conosco le tue preoccupazioni sulla guerra in Ucraina, noi tutti vogliamo mettere fine a questa guerra, ma gli ucraini ci impediscono di fermare i combattimenti ».

Durante il suo bilaterale con il presidente Erdogan, Putin ha aggiunto che è stato «per prevenire le ingerenze della Nato che l’armata russa è dovuta intervenire in Ucraina» e che avendo l’Occidente «per decenni coltivato l’idea di un collasso della Russia», Mosca ha dovuto impedire che si creasse una zona cuscinetto «da usare per farla vacillare». Un argomento più volte utilizzato, che nel corso del colloquio con il presidente turco è stato però stemperato dall’intenzione di riprendere i negoziati (anche se non si capisce su quali presupposti) e soprattutto da un accordo in base al quale Ankara pagherà in rubli il 25% delle sue importazioni di gas russo.

Nella due giorni di Samarcanda, tuttavia, in un contesto non ostile ma estremamente avvertito – in cui la sottigliezza asiatica si è insinuata praticamente in qualsiasi dichiarazione – Putin esce senza aver incassato un sostegno incondizionato alla sua “operazione speciale”. E a poco sono valse le sue dichiarazioni rilasciate alle agenzie russe, in cui si ripeteva che l’ «Ucraina ha tentato di effettuare attacchi terroristici a centrali nucleari russe» e che comunque «gli obiettivi di Mosca sul campo rimangono inalterati». Malgrado le numerose attestazioni di cooperazione e un discreto volume di accordi economici firmati con i diversi rappresentanti delle repubbliche dell’Asia Centrale, sia Cina sia India hanno mostrato di non voler cadere nella trappola della polarizzazione con l’Occidente. L’India soprattutto, che partecipa anche al forum Quad (composto da Usa, Australia, Giappone e Australia), non intende mettersi in posizione antagonista (così come vuole restare ad ogni costo nel gruppo di Shanghai, per non essere tagliata fuori dalle decisioni sull’Afghanistan e non lasciare il campo libero al Pakistan), preferendo sviluppare i livelli di cooperazione senza perdere posizioni sui mercati del Pacifico. Ma anche la Cina, che pure ama mettere l’accento sul nuovo ordine mondiale e sulla sua matrice asiatica, non se la sente di prendere a braccetto la Russia per più di una passeggiata: glielo chiedono le alleate dell’Asia Centrale e anche i mercati che affacciano sul Golfo (a conclusione della prima giornata del summit, non è passata inosservata l’assenza di Xi alla cena di Vladimir Putin) .

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