La Meloni al Sud non sfonda, anzi, chiama Lamorgese  

 

 

Francesco Olivo La Stampa 19 Settembre 2022
 
Verso il voto. Meloni a nervi tesi
 
Contestazioni a Matera e Caserta, la leader FdI evoca il complotto. «Troppi contestatori nei comizi, si cerca l’incidente per screditarci». E attacca Lamorgese: «Li ignora, non è incompetenza: sono stufa»

 

Sale sul palco e fa una premessa: «Sono stanca». Nella campagna elettorale di Giorgia Meloni inizia a pesare la fatica, ma è il momento di aprire un nuovo fronte, quello contro la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Una serie di piccole contestazioni, pacifiche, ma considerate «potenzialmente pericolose», provocano la reazione dura di Fratelli d’Italia, che grida al complotto: «Qualcuno cerca l’incidente per dire che siamo inaffidabili», dice Meloni. Fratelli d’Italia, alle porte di Palazzo Chigi, vede fantasmi avvicinarsi, con fattori che teme di non poter controllare: le posizioni internazionali, le manovre degli alleati e ora anche la gestione dell’ordine pubblico.

Caserta è l’ultimo comizio di un fine settimana tutto dedicato al Sud, Bari, Matera e poi la Campania. In piazza Dante, piazza Margherita per i casertani, arriva un gruppo di contestatori, non sono molti, una cinquantina al massimo, ragazzi delle scuole superiori, agitano i cartelli che contengono una parodia degli slogan di Fratelli d’Italia: «Pronti… ad aprire i porti, a legalizzare le droghe leggere, a difendere il diritto all’aborto». Mischiati in mezzo ai militanti di destra, gridano per disturbare il comizio.

Meloni dal palco prima li deride: «Figli di papà, ad agosto stavate sulla barca di vostro padre e ora che è settembre siete tornati», poi prova ad ignorarli «ci attaccano, noi siamo di un altro livello». Alla fine però parte all’attacco del Viminale, alludendo a un disegno per disturbare la campagna di Fratelli d’Italia. «A ogni nostra manifestazione c’è sempre un gruppo di contestatori che arriva, vi ringrazio che non rispondete».

Poi, si rivolge direttamente a Luciana Lamorgese: «Oggi ho chiamato il ministro dell’Interno alla fine di un comizio a Matera, dopo che era successo a Trento, a Genova, a Cagliari, a Milano. Il risultato è che a Caserta è successa la stessa cosa. La richiamerò per chiedere se si può fare una campagna elettorale così. L’incompetenza è una cosa, ma c’è un livello oltre al quale devi pensare che lo stanno facendo apposta, mi sono stufata».

I manifestanti restano lì, Meloni insiste con i suoi «non rispondete alle provocazioni», qualche momento di tensione si crea, insulti, sguardi minacciosi, ma nessun contatto fisico. Arriva la polizia e, prima che il comizio finisca, i ragazzi decidono di lasciare la piazza, senza alcun incidente. Meloni è molto dura: «Mi aspetto delle risposte perché manca una settimana al voto, il clima sta salendo e io non consentirò che si rovini la nostra campagna elettorale». Finita la manifestazione, Meloni sale in auto per tornare a Roma e nel tragitto registra un video per i suoi canali social, definendo i manifestanti «quattro gatti, di per sé niente di preoccupante. Ma vorrei capire come si gestisce l’ordine pubblico, perché è pericoloso far entrare nella piazza gente che insulta Fratelli d’Italia», insinuando «che si cerca l’incidente, per poi dire che siamo inaffidabili. Quello che sta succedendo sta cominciando davvero a innervosirmi».

Il capogruppo Francesco Lollobrigida usa toni molto allarmati: «Facciamo appello a tutte le forze democratiche perché il confronto politico si eserciti nei limiti delle norme, ma non possiamo non chiedere contestualmente un richiamo alla responsabilità di prefetti e questori». C’è anche un messaggio: «All’insediamento del nuovo governo chiederemo conto, con puntuali atti ispettivi previsti per legge, dei comportamenti di chi per competenza avrebbe dovuto evitare la grave e continua turbativa di manifestazioni». Il fedelissimo di Meloni Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma, si spinge a evocare «la strategia della tensione».

Il fatto di concentrare al Sud gli ultimi sforzi della campagna elettorale ha un significato preciso, tanto più che per l’ultimo comizio, venerdì prossimo, è stata scelta Napoli. Fratelli d’Italia ha fatto breccia al Nord e nelle Regioni del centro. Il Sud resta una frontiera complicata e non è scontato che Meloni riesca a raccogliere anche qui i cocci della sconfitta annunciata di Matteo Salvini.

La proposta di abolire il reddito di cittadinanza, ovviamente, non aiuta. La leader di FdI lo sa e in una città come Caserta, così come aveva fatto in Calabria e Sicilia, dedica buona parte del suo comizio a spiegare il perché di questa proposta: «Non dovete avere paura, chi ha fatto le battaglie per voi non sono stati gli amici della speculazione finanziaria. Io potrei dirvi, quanto vi danno? 780 euro? Io vi offro mille. Ma non serve a niente». Meloni prova a metterla sull’orgoglio: «Non ci credo che vi accontentate, che una regione come questa si accontenti».

Fine del comizio, Meloni si mette in macchina, non quella di scorta (per il momento la rifiuta), domani sarà a Palermo. Attese contestazioni e polemiche.

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