Il reddito di cittadinanza la sorpresa nei collegi del sud

Adriana Logroscino Corriere della Sera 21 settembre 2022
I 9 collegi in bilico alle elezioni e la variabile Reddito di cittadinanza sul voto al Sud
Tutti i leader dei partiti sono in tour nelle città meridionali — da Napoli a Bari — per il finale di campagna. Quest’anno ha ricevuto almeno una mensilità del reddito di cittadinanza il 3,1% degli elettori

 

I leader dei partiti a caccia del voto nei collegi del Sud: diversi tra questi sono considerati tra i più contendibili, un vero tesoro in questo scorcio finale di campagna elettorale. Ecco allora arrivare tutti i big. Il tour di Giuseppe Conte si è appena concluso. Ma anche Giorgia Meloni ieri, dopo Puglia e Campania, ha attraversato in lungo e in largo la Sicilia. Mentre Enrico Letta era a Pompei. Nel capoluogo campano oggi c’è Carlo Calenda con le candidate di punta.

Se il Mezzogiorno è fondamentale , quello che si stanno chiedendo nelle segreterie dei partiti è quanto peserà sull’orientamento dei cittadini meridionali il reddito di cittadinanza, che per quasi il 70% arriva in famiglie che risiedono sotto Roma.

Il tema si è imposto nella campagna elettorale e il fronte di chi voleva abolirlo si è via via assottigliato. Ora si parla più di modifiche e correzioni che di abolizione. In gioco c’è il risultato di ogni lista, nella contesa proporzionale. Ma soprattutto, appunto, i nove collegi uninominali giudicati contendibili (ed effettivamente molto contesi). Cinque sono in Campania, due in Puglia, due in Sardegna.

Prevedere gli effetti nelle urne dell’accesissimo dibattito intorno allo strumento introdotto su impulso dei 5 Stelle non è facile. Indispensabile partire dai dati per vedere la possibile incidenza.

A percepire almeno una mensilità del reddito di cittadinanza, nei primi sette mesi del 2022, riferisce la tabella pubblicata dall’Inps, sono stati 1,6 milioni di maggiorenni con diritto di voto: cioè circa il 3,1% dell’elettorato complessivo. Considerando la fisiologica astensione, quel 3,1% potrebbe pesare il 5% nelle urne e determinare l’assegnazione di 15-20 seggi in parlamento, attraverso la ripartizione del voto con il proporzionale.
La percentuale però si fa notevolmente più consistente nelle regioni in cui si concentra il maggior numero di beneficiari. Oltre i due terzi di questi, 1,6 milioni di italiani maggiorenni risiede nel Mezzogiorno. Ma dove? In Sicilia: i 293 mila nuclei percettori pesano per il 6,3% sulla platea degli elettori di quella regione (4,5 milioni). In Puglia: 147 mila beneficiari pari al 4,3% degli aventi diritto al voto. In Sardegna: 60 mila, il 4%. E in Campania: quasi 340 mila, pari al 6,8% del corpo elettorale.

E proprio in Campania e in Puglia si concentra il maggior numero di collegi uninominali del Sud giudicati contendibili dagli istituti di ricerca. Incrociando i dati, quindi, la variabile reddito di cittadinanza potrebbe influire sull’assegnazione secca dei seggi nei collegi di Napoli Fuorigrotta, Napoli San Carlo, Giugliano e Torre del Greco, di Bari, di Molfetta per la Camera, e ancora di Napoli per il Senato, di Cagliari e di Sassari per Palazzo Madama.

Chi ne beneficerà? Conte assicura da tempo che, al di là dei pronostici, il Movimento 5 Stelle conquisterà alcuni collegi. Tuttavia in un sistema in cui vince chi prende un voto in più degli altri competitor, paradossalmente, un buon risultato del «terzo incomodo» (i pentastellati, appunto, rispetto ai due raggruppamenti intorno a Meloni e Letta) dovrebbe favorire una delle due coalizioni. Nel Pd si conta che quel voto meridionale eroda soprattutto il consenso del centrodestra. Al contrario i dirigenti del centrodestra impegnati sul territorio pregustano una rimonta del M5S a danno dei candidati unitari di centrosinistra.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.