Un voto sull’onda del sentimento e della percezione, della simpatia e dell’emozione

 

Alessandra Ghisleri La Stampa 22 Settembre 2022
 
Promesse impossibili, è caccia agli indecisi
 
Le campagne elettorali sono una vetrina per permettere ai politici di raccontarsi e farsi conoscere al loro meglio. Tutto diventa vero, verosimile e spinto fino oltre il possibile.

 

Anche la capacità di stimolare una reazione viscerale tra gli elettori di fronte ad una forte provocazione si trasforma in una ferita all’intero corpo sociale. Tutto è amplificato.

 

L’indignazione non è più un fatto personale, è un risentimento dell’intera collettività: «ne va della nostra sopravvivenza» così dicono. Insomma una campagna elettorale breve, estiva, inaspettata e a tratti improvvisata come questa, sta producendo, in questa ultima settimana, una forte spinta di valutazioni sommarie per una buona parte di elettori.

I cittadini che si sentono ancora indecisi sulle scelte inerenti il voto di domenica – e sono molti (tra il 30% e il 40% a seconda delle regioni)- interrogati sul tema del voto si esprimono con valutazioni rapide, in una frazione di secondo nella quale appare chiaro che l’istinto prevale spesso sulla valutazione ragionata.

L’àncora alle tradizioni e alla propria storia familiare in molti casi vengono meno e, più facilmente, la valutazione cade su quell’offerta politica che presenta la migliore convenienza per sé e per la propria famiglia. Capita che nelle interviste venga ricordata e citata a memoria l’ultima affermazione di un politico sentita o letta in un approfondimento televisivo, su un giornale, in un comizio.

Si registra una migliore attenzione rispetto al mese di agosto. L’impatto è robusto perché i toni e le promesse dei politici ora generano nuove attese presso l’elettore che ovviamente si aspetta che gli sia restituito molto di più di quanto le parole non lascino intendere. La campagna elettorale, oltre ad essere il terreno di scontro politico tra le diverse forze impegnate e i loro leader, ha sempre avuto un’ufficialità nel chiarire ai cittadini le differenze tra le parti, come momento di riflessione e di apprendimento nella ricerca di una letture di quale futuro per ciascuno e per l’intero Paese. Protagoniste indiscusse in questa corta marcia verso il voto sono state sicuramente le parole spese per il caro bollette, la crisi energetica e l’inflazione, l’aumento dei prezzi, la flat tax, la lotta alla disoccupazione e, dopo la tragedia dell’alluvione nelle Marche, è riemersa con una buona eco anche la tutela ambientale.

Le piazze, non solo quelle virtuali e televisive, sono tornate a riempirsi. Tuttavia, in questo clima di autunno, lo spazio per l’offerta del sogno è stato molto limitato e l’engagement con il consenso ha ripreso quota sugli interessi del singolo e sulla tutela di quanto già acquisito da ciascuno in questi ultimi anni (come ad esempio il reddito di cittadinanza o delle posizioni di privilegio…). La ricerca del benessere personale e familiare come molla più che per l’evoluzione, per la stabilità e la pianificazione è diventata la vera spinta al voto. E infatti temi più delicati e divisivi all’interno delle coalizioni e dei singoli partiti, come la sanità e la salute, insieme ai vaccini – dopo due anni di pandemia – sono stati più assenti nei dibattiti.

Nel frattempo in questa corsa verso il traguardo ogni leader politico cerca la sua definizione c’è chi si definisce liberale, chi progressista, antifascista, mazziniano, europeista, democratico.

Qualcuno ribadisce addirittura il suo genere con forza, mentre qualcun altro cerca di raccontare le sue origini. Si prova ad uscire dagli schemi perché ci si rende conto che i cittadini si riconoscono immersi in una società senza vertice e senza baricentro. Si sono cercati nuovi mezzi per raggiungere un elettorato stanco e distante regalando anche momenti divertenti e stravaganti sui social network e in televisione. Vince l’interpretazione dei desideri degli elettori, rispetto alla cruda realtà e alle prospettive di un ambiente sociale estremamente complesso.

Non si conoscono le garanzie per il futuro. I principi e i valori urlati in campagna elettorale potrebbero non trovare coerenza negli interventi che gli stessi leader potrebbero essere costretti a fare nei prossimi mesi. Insomma è un «voto cieco», una scelta sull’onda del sentimento e della percezione, della simpatia e dell’emozione, che lascia ancora molti dubbi e insicurezze in una parte dell’elettorato – ancora incerto – sulla bontà della loro scelta.

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