Non astenerti. A sinistra 4 possibilità

Domenico De Masi Il Fatto Quotidiano 24 settembre 2022
 
Le quattro possibilità per chi cerca la sinistra
 
Il 25 settembre chiunque si sente “di sinistra” non ha scuse per astenersi dal voto. Mai come in questa tornata elettorale, infatti, le alternative a sua disposizione sono numerose e sufficientemente diverse l’una dall’altra, pur restando tutte nell’arco concettuale della sinistra. Inoltre, la contrapposizione destra-sinistra è più polarizzata che mai.

 

Il menu offre all’elettore numerose opzioni tra cui ricordo le quattro principali, dalla più alla meno radicale: Unione Popolare (in cui De Magistris è riuscito a convogliare la rete politica Dema, Potere al Popolo, Rifondazione comunista e ManifestA); Alleanza Verdi e Sinistra; Movimento 5 Stelle; Italia Democratica e progressista (che, oltre al Pd, incorpora Articolo Uno, Partito Socialista Italiano e altre piccole formazioni). Tutti i loro programmi meritano di essere letti per intero, perché affrontano con enfasi diversa quasi tutti i problemi che oggi sono sul tappeto della politica italiana.

Qui mi limito a spigolare nei quattro testi.

Il programma di “Unione Popolare” (15 pagine; 12 punti) è l’unico che dichiara esplicitamente sia di essere “pacifista e contro le guerre”, sia di battersi affinché gli italiani siano “amici di americani, russi e cinesi, mai più sudditi e subalterni di nessuno”. Inoltre, esso si contrappone decisamente al capitalismo neoliberista che, “diventato l’unico modo di produrre e consumare in tutto il pianeta, lo sta divorando”, come sintetizza Piero Bevilacqua che, insieme a Paolo Maddalena, ha dato un determinante contributo intellettuale all’elaborazione di questo programma.

Nei dodici capitoli del testo sono centrali lo Stato, i beni comuni e il lavoro a tempo indeterminato, viene reinserita la scala mobile, potenziato il reddito di cittadinanza e proposto un salario minimo di 10 euro l’ora.

Il programma di ‘Alleanza Verdi e Sinistra” (75 pagine; 15 punti) riserva grande attenzione all’ecologia, propone l’energia come bene comune, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, l’adozione di un salario minimo di 10 euro l’ora, una pensione minima di 1.000 euro mensili, un’imposta patrimoniale personale, unica e progressiva.

Esige una politica dell’accoglienza e dell’integrazione; dedica ampio spazio all’istruzione e alle carceri, all’amore per gli animali e al cibo. Ciò che resta incomprensibile è perché mai questo partito, dopo essere rimasto coraggiosamente fuori del governo Draghi, ha poi finito per allearsi col Pd, il più tenace sostenitore di quel governo e della sua agenda.

Il programma del “Movimento 5 Stelle” (13 pagine; 22 punti) non si colloca esplicitamente a sinistra, ma molti suoi contenuti sono riconducibili al paradigma socialdemocratico. Esso prevede il salario minimo; il rafforzamento del decreto dignità e del reddito di cittadinanza; la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario; laparitàtrauomo e donna sia per il salario che per i tempi di congedo di paternità e maternità; una serie di sgravi e incentivi per i giovani; un nuovo statuto sia dei lavoratori che delle imprese; un piano di edilizia residenziale pubblica; bonus per la transizione energetica; stop atrivellazioni e inceneritori; promozione dell’economia circolare; riconduzione della salute alla gestione diretta dello Stato; estensione del voto ai sedicenni e del limite di doppio mandato per tutti i partiti; Ius Scholae; disciplina dei beni comuni.

Il programma di “Italia democratica e progressista” (37 pagine; 13 punti) è il più atlantista e il più sfuggente alla scelta tra socialdemocrazia e neoliberismo anche se afferma di voler “rilanciare la visione strategica dell’intervento pubblico nei tanti ambiti di fallimento di mercato” e reputa che, “al fine di sviluppare una relazione virtuosa tra Stato, Mercato e Comunità, occorra garantire una frontiera efficiente tra concorrenza e universalità dei servizi”. È il programma più attento alle innovazioni scientifiche tanto che alla centralità del lavoro aggiunge quella della conoscenza oltre che della giustizia sociale. Reputa necessario ridurre tutte le disuguaglianze, assicurare a ognuno la piena cittadinanza digitale, investire sulla vocazione mediterranea dell’Europa, promuovere lo smartworkinge allineare gli stipendi degli insegnanti alla media europea.

Propone un Fondo nazionale per il pluralismo, l’informazione di qualità e il contrasto alla disinformazione. Introduce il matrimonio egualitario, lo Ius Scholae, la legge sul fine vita e quella sulla cogenitorialità, l’età del voto a 16 anni e la dotazione di 10.000 euro ai diciottenni. Incoraggia la valenza formativa delle carceri. Questo è il ricco menu. Non resta che scegliere e votare.

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