La Lega subisce il colpo che la fa barcollare

 

Emanuele Lauria La Repubblica 26 settembre 2022
 
Il tracollo di Matteo Salvini parte dal Nord. La Lega è sotto il 10%
 
Il Carroccio doppiato da Fratelli d’Italia in Veneto e Friuli. Il leader confida ai suoi: “Sono sorpreso”. Ora rischia la leadership. L’alternativa Zaia o Fedriga

 

Un tweet per salutare il successo del centrodestra e ringraziare gli elettori. Poi il silenzio cala su via Bellerio. Matteo Salvini, circondato da un gruppo di pretoriani (fra cui i senatori Roberto Calderoli e Massimiliano Romeo), registra nel suo ufficio il crollo della Lega. Che scende sotto la soglia psicologica del 10 per cento, e si attesta intorno al 9.

Un fallimento che, anche in un partito che ha sempre avuto il culto del capo, non può non mettere a rischio la posizione del segretario. Nella notte Salvini, racconta chi lo ha ascoltato, si dice “sorpreso”. Un big leghista confessa: “Non ci aspettavamo in alcun modo un risultato del genere”.

Ma intanto partono consultazioni frenetiche fra i governatori del Nord-Est, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, e anche in Lombardia cresce la preoccupazione. La cosiddetta “ala istituzionale” è già in fermento per un risultato che peraltro certifica il mancato sfondamento al Sud e soprattutto un rumoroso calo nei vecchi feudi del Nord, dove la Lega è scavalcata da Fratelli d’Italia.

E in Veneto e Friuli, proprio le regioni di Zaia e Fedriga che non avevano partecipato alla formazione delle liste, il Carroccio non va oltre la metà dei consensi dei meloniani: Salvini e i suoi uomini sospettano che si sia stato un disimpegno, se non un boicottaggio. Il clima si surriscalda, in uno scambio di accuse sottotraccia.

A essere bocciata, in ogni caso, è la strategia salviniana del partito nazionale. Il dato di ieri è inferiore alla migliore performance (10,4 per cento) ottenuta dalla Lega di Umberto Bossi, che però aveva il suo bacino elettorale in sole quattro regioni settentrionali. Ce n’è abbastanza, insomma, perché si apra un processo nei confronti del leader, il cui ultimo azzardo è durato il tempo dilatato di una domenica elettorale.

“La Lega finisce sul podio: prima, seconda o terza al massimo”, aveva scommesso il leader della Lega in mattinata, dopo aver votato nel seggio di via Pietro Martinetti, a Milano. Nessun dubbio, da parte del senatore milanese, davanti a chi gli chiedeva se non si sarebbe accontentato di un quarto posto: “Io gioco per vincere e non per partecipare”.

E invece la Lega è proprio quarta forza dietro Fratelli d’Italia, Pd e 5Stelle, incalzata persino da una Forza Italia che veniva data per decotta. Con un distacco considerevole dal partito di Giorgia Meloni, la rivale proiettata verso un obiettivo – Palazzo Chigi – che il capo del Carroccio insegue invano dal 2019, anno del Papeete.

Finisce così, con questo risultato deludente, la campagna elettorale a rotta di collo di Salvini, trentamila chilometri su e giù per tutte le regioni italiane, e nessuno ha contato le ore di diretta sui social, con Tik tok in testa, concluse con la maratona web di venerdì. Non è servita, a far risalire il Carroccio, la campagna martellante e un po’ blasfema del “credo in Salvini”, non è bastato il ritorno sul pratone di Pontida e gli ultimi appelli sotto l’hashtag “Io voto Lega”.

Salvini difficilmente potrà continuare a guidare il partito senza scossoni. È su questi carboni ardenti che danza il senatore milanese, quando la luna si fa alta su via Bellerio. In ogni caso, un dato dimezzato rispetto al 2019, e comunque sensibilmente più basso delle ultime Politiche (quando la Lega raggiunse il 17 per cento dei consensi) farà alzare la voce a chi chiede da tempo un chiarimento che non si limiti alla convocazione di un consiglio federale. La “Lega per Salvini premier” non ha mai svolto un congresso dal dicembre del 2019. Per molti, in un partito commissariato a tutti i livelli, non è sufficiente la giustificazione delle restrizioni anti-Covid.

La denuncia più accesa è dell’ex Guardasigilli Roberto Castelli: “È stato distrutto un sogno, perché nessuno parla più di autonomia e federalismo. Salvini come minimo dovrebbe fare questo benedetto congresso, bisogna interrogarsi sul dove andare e cosa fare, il disegno che ispirava questa Lega – afferma – è miseramente fallito”.

Dentro la cornice di un successo del centrodestra, Salvini deve confrontarsi con il netto calo fatto registrare dalla forza politica che guida, malgrado un intenso tour elettorale e una presenza massiccia sui social. La notte darà corpo a riflessioni più attente. Ma la marcia del segretario da oggi sarà comunque difficile: andrà (forse) al governo ma dovrà fare i conti con i mal di pancia di dirigenti e militanti.

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