I Trumpiani entusiasti dei comizi della Meloni

  

Guido Moltedo il Manifesto 1 ottobre 2022
 
Giorgia Meloni sempre più superstar della destra americana
 
Esultano Ted Cruz, Mike Pompeo e tutti trumpiani. I timori di Biden:«Attenti, può accadere anche qui». La vittoria dell’estrema destra in Italia entra nelle elezioni Usa di midterm

 

«Spectacular»: Ted Cruz è entusiasta del video di un comizio in cui Georgia Meloni recita la sua solita inquietante litania contro le politiche di «genere», col contorno di tutto il ciarpame ideologico che ha contrassegnato la sua campagna elettorale. Il papavero texano del Partito repubblicano non è l’unico ad applaudire la vincitrice delle elezioni italiane.

«Questo è il nuovo primo ministro italiano!», esulta l’ascoltato stratega dell’estrema destra, Greg Price, che ha postato il video su Twitter e al quale rispondono, con Cruz, molti altri maggiorenti repubblicani. «Meravigliosamente detto», cinguetta Marjorie Taylor Greene, una delle esponenti di punta della destra trumpista. Un’altra repubblicana di peso, Kari Lake, elogia «Italy’s incredible Prime Minister-elect». Il capo della diplomazia di Trump e oggi aspirante presidente, Mike Pompeo, augura in un tweet «buona fortuna» (in italiano) a Meloni, dicendo che «l’Italia merita e richiede una forte leadership conservatrice». Per il senatore Tom Cotton «l’America è più forte quando l’Italia è forte, sovrana, prospera e libera».

Giorgia, superstar della destra americana, la leader che osa e sa sfidare «e élite e la sinistra» su tutti i temi/cavalli di battaglia cari a Ted Cruz e accoliti: contro gli immigrati, contro i diritti civili e personali, contro l’aborto. Dio, patria, famiglia. «Non ho mai sentito un politico spiegare così perfettamente quello contro cui siamo schierati e perché», dice Price.

Quando Berlusconi conquistò palazzo Chigi, nei primi anni Novanta, l’America, che pure aveva sperimentato da poco un presidente catapultato da Hollywood, fu come colta di sorpresa dal suo avvento. Politicamente si rivelò presto una singolare e gradevole novità per la Casa Bianca, ma per l’opinione pubblica rimase ed è sempre rimasto personaggio da operetta, da prendere in giro più che sul serio.

Mai avrebbero immaginato che sarebbe stato il modello e il precursore di una lunga e profonda trasformazione, antropologica, della politica occidentale, che sarebbe infine atterrata come un uragano su Washington. Trump è un Berlusconi a cui è stata affidata la famosa nuclear football, la valigetta kit con i comandi nucleari, e potrebbe tornare ad averne il controllo, nel giro di un paio d’anni. Con l’aiuto di Georgia Meloni…

Meloni non è solo l’alleata italiana, ma anche un modello, un riferimento ideologico forte del suo campo. L’amica che può anche propiziare un effetto domino in Europa e negli stessi Stati Uniti, a iniziare dalle elezioni di medio termine del prossimo autunno, dove è in gioco la maggioranza, attualmente risicata, del Partito democratico.

Le recenti parole del presidente americano sulla vittoria della destra italiana hanno suscitato stupore in Italia, per la franchezza e per la tempistica. Ma non si è trattato di un avvertimento rivolto a Roma. Nella sua campagna permanente, un presidente parla sempre al pubblico americano. Sono parole, dunque, che sono in risposta a quelle di Cruz, Pompeo e accoliti. «Avete appena visto cosa è accaduto in Italia in quella elezione. State vedendo cosa sta accadendo intorno al mondo. La ragione per cui mi preoccupo di dire questo è che non potete essere ottimisti nemmeno su quello che sta accadendo qui», ha detto Biden ai governatori democratici accogliendoli alla Casa bianca.

Le elezioni italiane hanno fatto irruzione in quelle prossime negli Stati Uniti. Spesso è successo il contrario. Il pendolo della politica americana, tra democratici e repubblicani, ha anticipato e scandito l’alternanza destra-sinistra, progressisti-conservatori in Europa. Adesso la Svezia, che va a destra, l’Italia di FdI, la crescita di Vox in Spagna, il quadro politico irrisolto in Francia, con Marine Le Pen costantemente all’attacco, sono segnali che giungono oltre oceano come lampi minacciosi, dopo che, con l’arrivo di Biden, si era sperato che la presidenza Trump potesse essere consegnata alla storia come una sgradevole, temporanea, irripetibile parentesi.

Così non è stato. E le difficoltà per Biden e per i democratici di consolidare – o almeno conservare – la maggioranza parlamentare sono accresciute dal coinvolgimento americano in Ucraina, che assorbe molte risorse e che sembra non finire mai.

La destra repubblicana che fa riferimento a Trump, etichettata con l’acronimo MAGA (Make America Great Again), è contraria al sostegno a Kiev e, negli ultimi tempi, l’ha ribadito con forza. L’avvento di Meloni, secondo Politico, dà più forza alla loro posizione: «I conservatori americani si schierano con la neo-eletta primo ministro italiano di estrema destra, e il loro elogio mette in luce la Trumpificazione delle dottrine repubblicane e la fragilità della coalizione occidentale contro la guerra della Russia in Ucraina».

Evidente la confusione tra la leader di Fratelli d’Italia, atlantista e schierata con la coalizione occidentale, e il leader leghista Salvini, che ha fama di filo-putinismo. Peraltro, a livello ufficiale, le parole del segretario Blinken sono state di cortesia diplomatica, seppure con un sottotesto tra il minaccioso e il paternalista sulla sicura fede atlantista di Giorgia Meloni.

A questo punto, non resta che aspettare l’arrivo del capo della sede diplomatica a Roma, ancora vacante. Se sarà, come pare, un peso massimo come Nancy Pelosi, è evidente che l’amministrazione americana intende applicare nei confronti di Meloni il detto logorato ma sempre vero: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

 

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