L’ Europa è divisa, la Germania va da sè, la Francia che farà?

 

Francesca Sforza La Stampa 4 ottobre 2022
 
Il tradimento della Germania
 
Proprio quando le lamentele sull’Europa in cui ognuno si fa i fatti suoi sembravano affievolirsi, ed era finalmente diventato più chiaro a tutti, grazie agli sforzi messi in campo per la pandemia con i fondi stanziati per il Pnrr, che nessuno può farcela da solo, mentre insieme diventa possibile, ecco che gli stati membri tornano a dividersi.

 

Ieri sembrava di essere tornati all’Europa delle nazioni: Ungheria, ma anche Cipro, Grecia e Malta si sono messe di traverso nella discussione sull’ultimo pacchetto di sanzioni da comminare alla Russia. Poiché le loro flotte di petroliere trasportano la maggior parte del greggio russo, infatti, hanno deciso di chiedere delle deroghe “per il commercio regionale” o comunque di fare in modo che l’eventuale divieto di circolazione sia imposto anche a paesi terzi come Turchia, India e Indonesia, che potrebbero altrimenti rilevare le loro attività di spedizione. Seguendo questa logica, l’Unione Europea dovrebbe cioè farsi carico degli interessi particolari di ciascuno contro gli interessi di difesa collettiva di tutti e Ventisette.

Ancor più grave, sotto questo profilo, la posizione di un grande paese come la Germania, che con il suo programma di sovvenzioni per il mercato interno rischia di aggravare la crisi del prezzo del gas per altri paesi dell’Unione portando a un aumento di prezzi sul mercato e mettendo a rischio le imprese di paesi non sovvenzionati, con la conseguente creazione di ulteriori disuguaglianze tra i paesi europei più ricchi e quelli più poveri. Il presidente francese Macron, ieri a Berlino, si è preso il compito di convincere il cancelliere a fare marcia indietro e ritornare sul più funzionale binario della solidarietà internazionale, ma non sono in molti a scommettere sulla riuscita dell’impresa.

Siamo dunque di fronte a un’Europa buona e un’Europa cattiva, divisa tra il portare avanti misure in difesa di tutti – che inevitabilmente impongono a ognuno di retrocedere dal suo massimo interesse – e il consentire che ognuno tragga invece il massimo profitto a discapito degli altri? Sembra proprio questo il punto. E la cosa più triste è che in questa forbice rischiano di venire ridotti in pezzi anche i cosiddetti valori – immateriali fino a un certo punto – che avevano fino ad oggi costituito lo spirito guida delle azioni comunitarie. Non è un caso che ieri, soprattutto da voci francesi, si sia tornati a parlare di “spirito” dell’Europa, del senso di solidarietà necessaria in questa fase in cui si rischia invece una fragorosa frammentazione (a tutto vantaggio di nemici acclarati come la Russia di Putin e altre autocrazie). La Francia, che sembra assumere nel momento presente un baluardo anche morale dell’asset comunitario, non è isolata. L’importante però – e qui sono in molti a guardare con un misto di attesa e apprensione alle prossime mosse del governo italiano – è che non sia lasciata sola.

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