Il mondo delle fiabe di Liz Truss. I mercati la puniscono

Paul Krugman La Stampa 07 Ottobre 2022
Gli errori di Liz Truss
Forse, Liz Truss, Prima ministra della Gran Bretagna da meno di un mese, ha stabilito un nuovo record di velocità politica. Di sicuro, non è la prima leader a essere costretta a fare dietro front davanti alle avverse reazioni dei mercati. Tuttavia, annunciare un programma economico per poi abbandonarne l’asse portante soltanto dieci giorni dopo è davvero singolare.

 

Credo che si potrà perdonare chi tra noi si colloca al centrosinistra e prova un pizzico di shadenfreude. I conservatori ci mettono in guardia di continuo affermando che le politiche progressiste saranno castigate da “chi vigila sui bond”, quelli che, secondo loro, spingeranno in alto i tassi di interesse alla sola idea di un aumento qualsiasi della spesa pubblica. Simili moniti di solito si dimostrano errati. In Gran Bretagna, in ogni caso, i vigilantes dei bond in verità hanno fatto la loro comparsa: i tassi di interesse sono schizzati in alto non appena il governo Truss ha annunciato il suo piano economico. Ma il mercato non ha reagito alla spesa in eccesso: ha reagito agli irresponsabili sgravi fiscali.

Premesso ciò, in sintesi l’intera vicenda – Truss ha proposto una manovra politica che aumenterebbe il deficit di bilancio e alimenterebbe l’inflazione, e i mercati hanno reagito spingendo in alto i tassi di interesse e facendo precipitare la sterlina – non coglie nella sua completezza quello che è successo davvero. Quanto è accaduto è allo stesso tempo qualcosa di più e qualcosa di meno di una semplice questione di dollari e centesimi (o, per meglio dire, di sterline e penny). La vicenda ha piuttosto a che vedere con un governo che dilapida la propria attendibilità intellettuale e morale.

Quanto era grande il taglio fiscale proposto da Truss? Lei e i suoi funzionari hanno annunciato la loro politica senza un obiettivo preciso di bilancio, e questo ha contribuito alla perdita di fiducia dei mercati. Vi sono, comunque, alcune stime indipendenti. Per esempio, la Resolution Foundation, un think tank britannico, ha stimato in 146 milioni di sterline in cinque anni gli sgravi fiscali proposti da Truss, equiparabili più o meno all’1 per cento del Pil previsto per lo stesso periodo. Non è irrilevante, certo, ma nemmeno enorme. In particolare, però, gli sgravi fiscali appena abbandonati prevedevano una riduzione nel prelievo fiscale più alto, soltanto una parte del totale.

Perché dunque la reazione dei mercati è stata così vigorosa? In parte, perché Liz Truss e Kwasi Kwarteng, Cancelliere dello Scacchiere, hanno giustificato le loro decisioni con la dichiarazione, ormai poco accreditata, che ridurre le tasse ai più ricchi infonderebbe uno slancio enorme alla crescita economica. Questo solleva molti dubbi sulla loro competenza in materia e, in verità, sul loro rapporto con la realtà. Non è mai positivo quando gli economisti che lavorano nelle banche più importanti dichiarano che il partito al governo in un dato Paese è diventato una setta apocalittica.

Gli interrogativi sulle capacità di giudizio di Liz Truss sono stati consolidati poi dall’incompetenza e dall’intempestività. In questo preciso momento storico i cittadini europei, britannici inclusi, devono far fronte a tempi assai difficili, perlopiù come conseguenza indiretta dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Gli ucraini, inverosimilmente, sembrano in procinto di vincere la guerra. Affermare che le armi occidentali hanno rivestito un ruolo di primo piano nel loro successo non toglie nulla al loro valore. Pertanto, Vladimir Putin sta cercando di esercitare pressioni addirittura maggiori sull’Occidente, decurtando i rifornimenti di gas naturale.

Per l’Europa si tratta di uno shock economico negativo immenso, probabilmente ancora più grande degli shock petroliferi degli Anni Settanta. I governi stanno cercando di limitare le sofferenze provocate dalle bollette dei rifornimenti energetici arrivate letteralmente alle stelle. Ma tutta Europa – ancora una volta, Gran Bretagna inclusa – devono affrontare anche l’equivalente di una guerra economica. (L’America ne è colpita in misura notevolmente minore, benché anche lì i prezzi delle materie prime energetiche siano aumentati.) E, come sempre accade in tempo di guerra, le politiche di governo devono far sentire alla popolazione che siamo tutti coinvolti nello stesso modo.

Di questi tempi, pertanto, decurtare le tasse ai più facoltosi, che sono in ogni caso colpiti in minor misura dai più alti prezzi energetici rispetto a chi percepisce redditi inferiori, manda invece un altro messaggio: soltanto le persone meno abbienti dovranno fare fronte alle avversità. Un messaggio di questo tipo è deleterio, soprattutto se si tiene conto che l’opinione pubblica britannica è già in subbuglio per i tagli ai servizi pubblici, in primo luogo l’assistenza sanitaria, e vuole vedere aumentare le tasse dei ricchi, farli contribuire di più, e non di meno, alle esigenze del Paese. Una volta che ci si è inimicati la maggioranza della propria nazione, governare diventa sul serio un’impresa difficile.

Vi è un fattore ulteriore che pesa sullo scompiglio dei mercati provocato dalle proposte di Liz Truss e che ha amplificato le ripercussioni della sua perduta credibilità. Si è scoperto che i fondi pensionistici britannici – proprietari in buona parte dei bond governativi britannici – hanno cercato di ridurre i rischi con complesse strategie finanziarie che esigono di immettere denaro contante in eccesso quando i tassi di interesse aumentano e i prezzi dei bond scendono. Quando i tassi di interesse hanno compiuto un balzo verso l’alto all’improvviso, i fondi pensionistici non sono riusciti a mettere insieme con così breve preavviso il denaro sufficiente e hanno corso il rischio di essere obbligati a una svendita di bond che avrebbe spinto ancora più in alto i tassi. Un intervento d’emergenza della Banca d’Inghilterra ha limitato i danni, ma l’accaduto ha ovviamente aggiunto angoscia ad angoscia.

Infine, sì, con i tassi di interesse in crescita pressoché ovunque, ci si deve chiedere se dietro l’angolo non ci siano altre crisi finanziarie. Il tracollo dei bond britannici probabilmente è un fatto episodico straordinario, ma nessuno di chi ricorda bene il 2008 può esimersi dal provare un’ansia sempre maggiore.

Ma torniamo alla débâcle di Liz Truss. Come ho detto, la violenta reazione dei mercati ai piani della nuova Prima ministra ha a che vedere con qualcosa di più dei soldi. Nei tempi difficili, i leader devono essere visti come persone tanto realistiche quanto eque. Quella che si è trovata al timone la Gran Bretagna, invece, è una leader che sembra vivere nel mondo delle fiabe e che ignora completamente le preoccupazioni e la solidarietà sociale. Di conseguenza, sarà davvero molto difficile rimediare al danno arrecato in così pochi giorni.

Traduzione di Anna Bissanti

© 2022, The New York Times

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.