La fine analisi di Verderami, se scoppia il conflitto la colpa è di Conte

Francesco Verderami Corriere della Sera 8 ottobre 2022
Caro bollette, il malessere crescente e il fantasma della rivolta che spaventa l’Europa
C’è il timore che Mosca fomenti le tensioni sui rincari dell’energia

 

La crisi energetica era già esplosa quando il premier si presentò davanti al Copasir. Durante l’audizione gli venne chiesto se intravvedesse i rischi di un «autunno caldo». «I rischi li vediamo e non dobbiamo arrivare a quello», rispose Draghi. Era il 5 aprile.

L’autunno è arrivato e quel rischio è un fantasma che ormai si aggira per l’Europa. Ha le sembianze delle bollette. A luglio Der Spiegel citò fonti dell’intelligence che mettevano in guardia «dai sogni estremisti di un inverno di rabbia». A settembre il ministro dell’Economia francese Le Maire spiegò che «è meno costoso proteggere i nostri cittadini dagli aumenti, che dover fronteggiare una crisi sociale». Un paio di settimane fa il ministro degli Esteri di Berlino Baerbock ha evocato la possibilità di «rivolte sociali» in Germania. Da quando ha vinto le elezioni, Meloni continua a ripetere che il suo futuro gabinetto «lavorerà per unire gli italiani».

La preoccupazione, a Roma come nelle altri capitali, è che qualcuno miri a soffiare sul fuoco, cavalcando la protesta. E l’altro ieri la premier lituana Simonyte ha denunciato in pubblico ciò che gli altri capi di Stato e di governo finora sostenevano in privato: «Mosca cercherà di usare i movimenti sociali e di mobilitare questa gente per protestare contro le bollette». Argomento che è stato affrontato al vertice europeo di Praga, come ha fatto capire Draghi, rivelando che durante la riunione «in molti si sono lamentati della sempre più aggressiva propaganda russa nei loro Paesi».

Resta da capire come mai l’Europa, atterrita dal fantasma, si sia divisa e non si sia mossa. Perché la presidente della Commissione von der Leyen — come ha denunciato il premier italiano — per sette mesi non abbia formalizzato una proposta contro il caro energia.
Ma il punto adesso è gestire una fase che si preannuncia critica in tutto il Vecchio Continente, e di cui ha parlato il capo del Dis Belloni al Copasir, inquadrando la questione per l’Italia. La società di sondaggi Euromedia research sta monitorando l’opinione pubblica nazionale attraverso dei «sensori», dai quali ha capito che il Paese per il momento è allo stadio del «malessere»: l’82% degli intervistati ha rilevato l’aumento del costo dell’energia, solo il 12% ritiene che si troverà una soluzione, e il 5% dice che non pagherà le bollette (anche) in segno di protesta. Questo dato si concentra soprattutto al Sud e tra elettori di forze populiste.

L’autunno è appena iniziato. E secondo il leader di Azione Calenda — che ieri ha proposto una «manovra bazooka» contro il caro energia — «la situazione avrà a che fare con la sicurezza nazionale», perché «rischia di diventare un problema di ordine pubblico». A breve si vedrà quali saranno le misure del governo e come si muoveranno di conseguenza i partiti. Ma c’è un motivo se, appellandosi all’«interesse nazionale», il presidente della Cei Zuppi ha parlato di «momento difficile», avvisando che «anche la necessaria dialettica tra maggioranza e opposizione non potrà non tenerne conto».

Perché fuori dal Parlamento ci sono le piazze. Nelle Aule delle Camere, il democratico Cuperlo assicura che «la nostra non sarà un’opposizione incendiaria». Sul fronte sindacale in questi giorni il segretario della Cisl Sbarra ha avuto contatti informali con la premier in pectore: determinato a schivare escalation di tensioni, ritiene che «per evitare uno tsunami economico e sociale servano misure adeguate a Roma e a Bruxelles». Un autorevole dirigente di FdI si dice «cautamente ottimista» sulla postura che assumerà l’Europa e sulle contromisure che adotterà l’Italia.

Ma è evidente che la crisi energetica s’innesta nel contesto della crisi bellica, altro corno del «malessere». Se così stanno le cose si capisce perché giorni fa la dem Quartapelle ha duramente criticato un’intervista del leader grillino, che da premier vendeva navi da guerra all’Egitto — nonostante le tensioni diplomatiche per il «caso Regeni» — e che ora veste i panni del pacifista, promuovendo manifestazioni: «Chi, come Conte, confonde l’obiettivo di fermare la prepotenza della Russia e una mai perseguita sottomissione della Russia, compie un errore che fa dubitare della sua buonafede».

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