Ecco gli sherpa dietro alle trattative per il governo

 

Emanuele Lauria La Repubblica 11 ottobre 2022
I vecchi amici di Meloni, la corte di Berlusconi: ecco gli sherpa dietro alle trattative per il governo
Lollobrigida e Fazzolari con Giorgia fin da Azione Giovani. In Forza Italia, Tajani e Ronzulli ora sono in collisione. La Russa e Calderoli trattano per i partiti ma anche per sé

 

Lei, notoriamente, ascolta tutti e poi decide da sé. Ma due consiglieri, Giorgia Meloni, in questi giorni sente più degli altri. E sono figure storiche, nella formazione politica della candidata premier: Francesco Lollobrigida, marito della sorella Arianna, e il senatore Giovanbattista Fazzolari.

Per interderci, sono gli stessi esponenti politici che 18 anni fa, al congresso di Viterbo che consacrò la pasionaria della Garbatella presidente del movimento giovanile di An, ne sostennero la campagna elettorale: uno seguiva l’organizzazione, l’altro il programma. Caratteri diversi: il primo è un frontman abituato alle battaglie (“Botte? All’università fui aggredito più volte. Sì, mi capitava di reagire”), Fazzolari preferisce lavorare nell’ombra, tessere rapporti con la capacità diplomatica ereditata dal papà ambasciatore. E anche in questi giorni si vede più Lollobrigida, ai vertici, che l’altro. Ma sono lì, a guidare l’esercito degli sherpa che consigliano i leader nella lunga e faticosa trattativa per la formazione del governo (e per gli assetti istituzionali).

Quando c’è da trattare con Berlusconi, ad esempio, spunta sempre Ignazio La Russa, in parlamento dal ’92, uno che ha fatto parte di un governo del Cavaliere e l’ha fieramente accompagnato nell’avventura del Pdl, con i galloni di coordinatore, salvo poi fondare FdI. Ora, La Russa negozia per gli altri ma anche per sé, visto che è in lizza per la presidenza del Senato.
Non è che La Russa sia l’unico ad avere questo doppio ruolo di decisore e interessato dalle scelte. Basti pensare allo stesso Matteo Salvini che, con la forza della delega attribuitagli dal consiglio federale, si presenta ai vertici di centrodestra anche per spuntare un posto per sé all’Interno.

Accanto a lui, nell’ultimo incontro di Arcore, anche Roberto Calderoli, uno che per esperienza non è secondo a nessuno: eletto anche lui nel ’92, è stato il vero emblema della Lega di lotta e di governo, l’uomo che provocò proteste davanti a decine di ambasciate per aver indossato la maglia con una vignetta su Maometto ma anche due volte ministro. Anche lui, alla fine di questo defatigante negoziato, potrebbe ricavare un vantaggio personale, la carica di presidente del Senato a discapito di La Russa.

Salvini comunque si fida di pochissimi: Calderoli è un totem, gli altri sono comete. Con i tre vicesegretari ha rapporti instabili (a partire da Giorgetti), più vicino è il capogruppo Riccardo Molinari, mentre la roulette dei consiglieri esterni – dopo Antonio Capuano con cui tentò di organizzare una missione in Russia – si è fermata su Giuseppe Valditara, giurista e autore di un libro sulla Lega, una sorta di ideologo del movimento.

E Berlusconi? Lì la situazione è piu complessa. In un partito che ha perso molti esponenti di lungo corso, il bello e il cattivo tempo lo fanno Antonio Tajani e Licia Ronzulli, che peraltro nei giorni scorsi sono entrati in rotta di collisione. È accaduto quando il coordinatore di Fi è andato a parlare direttamente con Meloni, suscitando l’irritazione dell’altra e una reprimenda di Berlusconi (“D’ora in poi le trattative le gestisco io”). Da quel momento Salvini e Meloni, prima separatamente e poi insieme, sono andati ad Arcore ad ascoltare il patriarca del centrodestra. Ma quando, sabato, si è svolto l’ultimo vertice della coalizione, Ronzulli ha fatto un passo indietro: era a Villa San Martino ma non ha partecipato all’incontro per ragioni di opportunità, si discuteva infatti di una sua nomination per un ministero di peso. L’episodio, però, è servito a far salire sulla ribalta un altro consigliere di Berlusconi: Alberto Barachini, un fedelissimo di Ronzulli, che si è seduto al tavolo con Salvini e Meloni. Mica uno qualsiasi, Barachini, è il presidente della commissione di vigilanza Rai. L’ultimo ad andare in onda nel palinsesto degli sherpa.

 

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