E’ caccia ai 17 traditori. Tutti contro tutti, i pozzi sono avvelenati

Andrea Carugati il Manifesto 14 ottobre 2022
Veleni tra le opposizioni. Renzi è il solito sospetto
Il Pd lo accusa di aver mercanteggiato. Lui nega e tira in ballo Franceschini. M5S pensa che Italia Viva in cambio avrà la Vigilanza Rai per Boschi


Tutti i sospetti portano a Renzi. Non solo per le immagini delle telecamere che mostrano lui e altri fedelissimi (come Paita e Scalfarotto) trattenersi un po’ troppo a lungo nella cabina dove si votava per il presidente del Senato. I sospetti cadono su di lui anche perché mercoledì lo aveva detto: «Pd e M5S hanno un accordo per farci fuori dalle postazioni che spettano all’opposizione». E cioè le quattro vicepresidenze di Camera e Senato, la guida del Copasir e della Vigilanza, i questori.

Quale occasione migliore per sparigliare, per rompere uno schema da cui i centristi- per ragioni soprattutto di numeri- erano stato fatti fuori? «Chi mi conosce lo sa, se fossi stato io l’avrei rivendicato e soprattutto avrei portato a casa qualcosa», si giustifica il senatore di Rignano.

Ma tutti sanno che il “cammello”, nel caso, si vedrà la prossima settimana, quando si voteranno i vicepresidenti, i questori e i segretari d’aula e poi – più in là nel tempo- Copasir e Vigilanza Rai. «Se dovesse spuntare un vicepresidente o un questore di Italia Viva il mercanteggiamento sarebbe scoperto», ragionano nel Pd. E ancora. «Renzi è il solito, sembra il sequel del voto sul ddl Zan».

Certo, i 5-6 voti renziani (Calenda dovrebbe aver votato scheda bianca, questo suggeriscono le immagini) non bastano per arrivare a quota 17, il numero di franchi tiratori che a sorpresa ha votato La Russa. In casa Pd, stavolta, il clima è non da lunghi coltelli. Letta non sospetta che ci siano traditori tra i suoi senatori, alcuni di loro spiegano che «oggi tra noi non c’era aria di manovre strane, eravamo tutti commossi per le parole di Liliana Segre».

È vero anche che l’influenza di Renzi in casa Pd ormai è scarsissima: gli ex renziani di Base riformista in Senato sono pochissimi (meno di 5), e molti di loro sono furiosi con l’ex leader. Renzi ieri si è fatto vedere nel Transatlantico del Senato in una lunga chiacchierata con Dario Franceschini. E poi ha sussurrato: «Voti a La Russa? Dario è un ragazzo intelligente».

Immediati sono scattati i sospetti su una combine dei due eterni amici- nemici della fu Margherita. Il sospetto che circola è che Renzi avrebbe trattato con Meloni per rientrare nel gioco (un questore e la vigilanza Rai a Boschi) e Franceschini punterebbe alla vicepresidenza del Senato. «Non farò il vicepresidente del Senato. Nessuna intenzione né disponibilità», mette in chiaro il ministro della Cultura uscente. «Chiunque dall’opposizione abbia votato La Russa non capisce nulla di politica».

Tra Pd e M5S fioccano le accuse reciproche. I dem sono convinti che (oltre al senatore Mario Borghese del Maie e a 2-3 autonomisti) una pattuglia di grillini abbia tradito, per trattare qualcosa o anche solo per far ricadere le colpe sul Pd. «Il voto al Senato certifica tristemente che una parte dell’opposizione non aspetta altro che entrare in maggioranza», tuona Letta. «Si, la tua parte, caro Enrico», risponde Calenda. «Primo giorno di legislatura e per qualcuno è già cominciata la finta opposizione fatta dei soliti giochini di palazzo», fanno filtrare dal M5S.

I dem sospettano che della combine possa aver fatto parte l’ex ministro Stefano Patuanelli, in pole position come vicepresidente del Senato. Anche lui ieri non è stato rapido nell’urna. «Guardate chi ha lanciato il primo sasso e si capirà chi è stato…», dice Giuseppe Conte, riferendosi a Italia Viva. E del resto, considerato che difficilmente il Pd, prima forza di opposizione, rinuncerà al Copasir (il nome forte è Enrico Borghi) anche in casa M5S sospettano che Renzi punti alla Vigilanza Rai. E che l’eventuale patto con Meloni si fondi su questo. Conte però non rinuncia a polemizzare anche coi dem: «Un accordo Pd-Terzo polo? Non mi sorprenderebbe. C’è una spinta a coalizzarsi contro di noi, ma non ci spaventiamo».

Fatto sta che le smentite del M5S appaiono più sfumate di quelle dei dem, che hanno tuonato più forte: «Chi ha soccorso la destra dovrebbe solo vergognarsi», dice Peppe Provenzano. Per questa mattina, col voto decisivo sul presidente della Camera, i dem si stanno già attrezzando per evitare sospetti: probabile che verrà scelto un candidato di bandiera da contrapporre al leghista Lorenzo Fontana, l’ultimo uscito dalla giostra delle destre. E sul nome di Fontana, un reazionario anti-aborto, dal Nazareno fanno sapere che «ha avuto ambigue relazioni con Putin, una scelta più estremista e provocatoria non la potevano fare».

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