24 ottobre per il giuramento, ma non c’è da giurarci

Fausto Carioti Libero 16 ottobre 2022
La data da cerchiare in rosso
C’è la data, sebbene scritta a matita: la mattina di lunedì 24 ottobre, se la frattura tra la presidente di Fdi e Silvio Berlusconi si ricomporrà, il governo Meloni giurerà nel Salone delle Feste del Quirinale ed entrerà così in carica.

 

Quello stesso pomeriggio dovrebbe ricevere la fiducia nell’aula di Montecitorio; il giorno dopo, al Senato, l’ultima tappa. Se l’agenda abbozzata dagli uffici della presidenza della repubblica e delle Camere fosse rispettata, sarebbe uno dei governi post-elettorali di più rapida formazione. La presidente di Fdi vuole stringere i tempi e Sergio Mattarella è d’accordo con lei. È previsto che i gruppi parlamentari si formino entro martedì mattina e nel giro di ventiquattr’ore eleggano i loro presidenti, che dovranno partecipare alle consultazioni. Giovedì 20 ottobre, quindi, il capo dello Stato potrà dare il via alle danze, e sarà importante vedere se il centrodestra si presenterà unito o se davvero Berlusconi e i forzisti saliranno al Colle per conto loro: nel secondo caso, la nascita del governo sarebbe a rischio, visto che senza gli azzurri non c’è maggioranza. Ma se nel centrodestra tornerà una parvenza di pace, l’incarico a Giorgia Meloni potrebbe essere dato già nel pomeriggio di venerdì. A quel punto, se la presidente di Fdi avrà raggiunto un accordo con gli alleati sulla lista dei ministri e se Mattarella non avrà da eccepire su quei nomi, lunedì l’Italia avrà il primo governo guidato da una donna.

GIORGIA VA DI CORSA
Secondo le tabelle di marcia dei più ottimisti di Fdi, il giuramento potrebbe essere fatto già sabato. Ieri, eletto il leghista Lorenzo Fontana alla presidenza della Camera, la Meloni ha schiacciato sull’acceleratore: «Continuiamo a lavorare con la stessa velocità per le altre scadenze». Il senatore Giovanbattista Fazzolari, che le è vicino e la consiglia, assicura che «se il presidente Mattarella dovesse darle l’incarico, lei sarebbe in grado di proporre una lista di ministri in brevissimo tempo». È necessario, però, che le divergenze tra la leader di Fdi e Berlusconi si appianino. Il nome di Licia Ronzulli resta in cima ai desideri del Cavaliere e anche per questo i rapporti tra lui e la Meloni, inclusi i rispettivi ambasciatori, si sono azzerati da quando Ignazio La Russa è stato eletto alla presidenza del Senato senza i voti degli azzurri. Ma c’è quasi una settimana per trovare un’intesa e nel gruppo di forzisti che fa riferimento ad Antonio Tajani pochi vogliono andare sino in fondo nella sfida con l’alleata.

Perché sono convinti che gli elettori non capirebbero e perché c’è da far nascere un governo nel quale sono pronti posti di prestigio e responsabilità. Lo stesso Tajani, che non condivide la linea dura voluta da Berlusconi contro Fdi, è un nome fisso nella lista della Meloni, che intende affidargli il ministero degli Esteri e il ruolo di vicepremier. Incarico, quest’ ultimo, che vuole assegnare anche al leader leghista Matteo Salvini, probabile futuro ministro delle Infrastrutture. La forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati contende il ministero della Giustizia all’ex magistrato Carlo Nordio, eletto nelle liste di Fdi, e alla leghista Giulia Bongiorno. Mentre Anna Maria Bernini, altra senatrice azzurra, è preoccupatissima per la direzione presa da Berlusconi: è candidata a guidare il ministero dell’Università (quello dell’Istruzione la Meloni intende darlo ad uno dei suoi) e teme che lo scontro tra i due leader faccia saltare l’accordo sul suo nome. Anche perché, a differenza della Casellati, la Bernini non ha votato per La Russa, e rischia ora di subire la ritorsione della presidente di Fdi. Che avrebbe già un’alternativa pronta: quella della “tecnica” Letizia Moratti.

LA SFIDA DELLA FAMIGLIA
Tra i fedelissimi della Meloni, Adolfo Urso è avviato verso il ministero della Difesa, Guido Crosetto allo Sviluppo economico e Raffaele Fitto agli Affarieuropei. Importante, nei disegni della leader conservatrice, anche un ministero sinora ritenuto secondario: quello della Famiglia, per cui sono in lizza Isabella Rauti ed Eugenia Roccella, ambedue elette nelle liste di Fdi. È invece in “quota Lega” il Viminale, per il quale il candidato più forte è sempre il prefetto di Roma ed ex capo di gabinetto di Salvini. «Matteo Piantedosi è un nome valido per noi», assicurano gli uomini del “capitano”. Leghisti anche il probabilissimo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e quello per l’Autonomia (ossia per le Riforme), Roberto Calderoli. Il super-tecnico Guido Bertolaso e il forzista Paolo Zangrillo sono in ballottaggio per il ministero della Sanità, mentre potrebbe essere donna, e tecnico, il titolare del dicastero del Lavoro: Marina Elvira Calderone, presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro.

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