E il leader di Forza Italia chiama Meloni

Tommaso Labate Corriere della Sera 17 ottobre 2022
Berlusconi: «Ci lasceremo tutto alle spalle». E il leader di Forza Italia chiama Meloni
Gianni Letta, lo storico consigliere, in prima fila nella trattativa. Il ruolo del figlio dell’ex premier Pier Silvio nel ricucire il rapporto con la leader di FdI. Le «colombe» del partito rassicurate dalle ultime mosse

 

«Di certe cose non so e non dico. Date un’occhiata ai notiziari nelle prossime ore…». Nelle prossime ore, tra oggi e domani, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni potrebbero ritrovarsi faccia a faccia. L’uno di fronte all’altra. A quattro giorni dal drammatico incontro di giovedì mattina a Montecitorio; a tre giorni dalle foto del foglietto di Berlusconi con le accuse alla Meloni; a quasi sessanta ore dalla replica messa a verbale dalla presidente del Consiglio in pectore , «non sono ricattabile», l’ultima anticamera prima dello sfascio della coalizione che ha vinto le ultime elezioni.

Questa è la storia della trattativa che punta a sbrogliare una matassa intricatissima, umana prima ancora che politica. Una trattativa che tra le altre cose segna il ritorno, dopo diverso tempo, di Gianni Letta nella tolda decisionale del berlusconismo. Il suo cellulare è rimasto silenziato per tutta la giornata di sabato. Poi, ieri mattina, la pluridecennale «eminenza» del berlusconismo ha riattivato la suoneria e recuperato parte delle telefonate che aveva perso nelle ventiquattr’ore precedenti. La pattuglia dei parlamentari che avevano con lui un rapporto privilegiato — gli stessi a cui ha cripticamente suggerito di «seguire i notiziari», senza aggiungere mezza parola in più — è stata quasi azzerata, ma di amici il «dottor Letta» ne ha ancora parecchi. Dentro e ma soprattutto fuori da Forza Italia. A molti di loro, che gli hanno chiesto dove stesse, Letta ha risposto genericamente «a Roma, con la famiglia». Anche se il cancello che si era appena lasciato alle spalle era quello di Villa San Martino, ad Arcore. Anche se la compagnia delle ultime ore era una famiglia, sì, ma non in senso stretto la sua.
Attorno al tavolo principale della residenza berlusconiana, oltre a Gianni Letta, si sono seduti tra sabato e domenica Silvio, Marina e Pier Silvio Berlusconi, più la deputata Marta Fascina, fidanzata del Cavaliere. Pare sia stato presente, in determinati momenti del summit, anche Fedele Confalonieri. Nessuna traccia invece della senatrice Licia Ronzulli e, tra le presenze censite nella residenza, sembra non ci fosse nessuno della sua cerchia ristretta.

La riunione aveva come obiettivo l’individuazione di un «percorso di pace» che portasse a un chiarimento tra Berlusconi e Giorgia Meloni; un percorso che riportasse quantomeno a prima di giovedì scorso l’orologio di un rapporto umano finito in frantumi nei giorni scorsi. E l’obiettivo deve essere davvero a un passo se è vero, com’è vero, che dal tavolo di Arcore qualcuno ha preso il telefono e composto il numero della presidente del Consiglio in pectore. Non il Cavaliere, perché se si è parte in causa non si può fare l’ambasciatore; non Marina, la primogenita a cui il padre, in un tempo ormai lontanissimo, avrebbe sognato di lasciare la leadership politica; e nemmeno Letta, che di telefonate di questo tipo in vita sua ne ha sommate a centinaia.

A contattare al telefono Meloni, direttamente dalla villa di Arcore, sarebbe stato Pier Silvio. Il vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Mediaset, che da sempre si muove lontano dal perimetro della politica, coltiva da tempo un rapporto di amicizia con la leader di Fratelli d’Italia. Non che si frequentino spesso, l’uno a Milano e l’altra a Roma, l’uno impegnato con le aziende e l’altra con la politica; ma la vicinanza anagrafica e qualche conoscenza in comune, negli ultimi anni, hanno cementato un rapporto di simpatia reciproca che si è nutrito spesso di scambi di messaggi e qualche incontro.

Chiusa la telefonata con Giorgia Meloni, Pier Silvio Berlusconi è tornato al tavolo dov’erano riuniti gli altri. E qui, innescata da Letta, si è messa in moto la macchina organizzativa dell’incontro. Agli sherpa di Forza Italia e Fratelli d’Italia il compito di stabilire una sorta di perimetro: fino a che punto possono spingersi le richieste dei primi sulle caselle di governo, fino a che punto possono arrivare i «no» dei secondi. Stabilito questo, tra oggi e domani, a meno di clamorosi colpi di scena Meloni e Berlusconi si ritroveranno faccia a faccia, provando a lasciarsi alle spalle il gigantesco ostacolo finito sulla strada del governo che sta per nascere.

Dall’opposizione fiutano quello che potrebbe succedere. Il Partito democratico, con una nota del senatore Franco Mirabelli, ha protestato. «Grave che i figli di Berlusconi abbiano cercato di convincere il padre a trovare un accordo con Meloni. Perché entrano nella trattativa per la formazione del governo?».

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