Il listone dei ministeri, fino all’ultimo sgabello

Luca Angelini Corriere della Sera 18 ottobre 2022
La pace (quasi) fatta fra Giorgia e Silvio
L’indirizzo era via della Scrofa 39, nel cuore di Campo Marzio, a Roma. Ma per Silvio Berlusconi la sede di Fratelli d’Italia, ieri pomeriggio, doveva avere un poco il profilo della rocca di Canossa.

 

Perché, ai vertici di coalizione, lui è sempre stato il padrone di casa, non l’ospite in trasferta. L’aver accettato di andare da Giorgia Meloni — dopo il clamoroso scontro in Senato sull’elezione di Ignazio La Russa — era già una mezza resa e una mezza promessa di pace. Poi suggellata dal faccia a faccia e dalla nota congiunta sul «clima di massima collaborazione». Lo dice bene Massimo Franco:

Con quel gesto di pacificazione e, di fatto, di sottomissione alla nuova leader, il fondatore del centrodestra ha preso atto dei nuovi rapporti di forza; e evitato il paradosso di una vittoria trasformata in pochi giorni in un conflitto difficilmente spiegabile ai propri elettori.

Che poi di vera pace si tratti e non di tregua, si vedrà. Perché, scrive ancora Franco, «l’esordio conflittuale è destinato a lasciare tracce profonde: anche se non nell’immediato». Francesco Lollobrigida, fedelissimo di Giorgia Meloni, intervistato da Paola Di Caro prova a minimizzare: «Lo scontro, come lo definite, non è stato tanto tra Meloni e Berlusconi, ma con una parte di Forza Italia, che anche a giudicare dagli atteggiamenti e dalle parole del Cavaliere, considererei minoritari…». Vedremo.

In ogni caso, per il momento la strada che porta alla formazione del nuovo governo — passando per una delegazione unitaria del centrodestra alle consultazioni di Mattarella — sembra spianata. Anche se Forza Italia continua a reclamare il ministero della Giustizia e per ora Meloni non cede su Nordio.

Il «totonomi», in ogni caso, guadagna in attendibilità. Antonio Tajani dovrebbe essere vice premier e ministro degli Esteri. Vicepremier anche Matteo Salvini, che avrà la delega alle Infrastrutture. Il resto della lista, stando ai cronisti politici del Corriere, e con l’ovvio beneficio del dubbio, sarebbe al momento questo:

– Economia: Giancarlo Giorgetti (Lega)
– Sviluppo economico: Guido Crosetto (FdI)
– Transizione ecologica: Gilberto Pichetto Fratin (FI)
– Difesa: Adolfo Urso (FdI)
– Interno: Matteo Piantedosi (tecnico in quota Lega, prefetto di Roma)
– Giustizia: Carlo Nordio (FdI), ex magistrato
– Lavoro: Marina Elvira Calderone (FdI), presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro
– Salute: Francesco Rocca (FdI), presidente nazionale della Croce Rossa Italiana
– Istruzione: Giuseppe Valditara (Lega), giurista
– Università e Ricerca: Anna Maria Bernini (FI)
– Cultura: Giordano Bruno Guerri (FdI), presidente e direttore generale del Vittoriale degli Italiani, la casa di Gabriele D’Annunzio a Gardone Riviera
– Pubblica Amministrazione: Alessandro Cattaneo (FI)
– Agricoltura: Gian Marco Centinaio (Lega)
– Riforme: Elisabetta Casellati (FI)
– Affari Regionali: Roberto Calderoli (Lega)
– Affari Europei: Raffaele Fitto (FdI)
– Disabilità: Simona Baldassarre (Lega)
– Gioventù e sport: Chiara Colosimo (FdI)
– Rapporti con il Parlamento: Maurizio Lupi (Noi)
– Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Giovan Battista Fazzolari (FdI)

Se il centrodestra sembra aver fatto pace, l’opposizione litiga più che mai. Alle minoranze spettano due vicepresidenti al Senato e due alla Camera. Il Pd pensa di prenderne uno a Montecitorio e l’altro a Palazzo Madama. Gli altri due in quota 5 Stelle. Ripartizione sulla quale il Terzo Polo ha, comprensibilmente, molto da eccepire. Con Maria Teresa Meli, Carlo Calenda si sfoga: «Se da qui a mercoledì non ci sono novità non parteciperemo al voto perché una delle opposizioni è esclusa dall’accordo Pd -M5S, il che fa capire che sotto traccia un’intesa tra di loro su tutto c’è già. I dem non avendo più nessuna idea scelgono sulla base della consistenza elettorale. Dicono: i 5 Stelle hanno più voti andiamo con loro. Fossero i nazisti dell’Illinois farebbero lo stesso».

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