Berlusconi senza freni, Meloni furiosa sospende tutto e anche Tajani torna in bilico

Ilario Lombardo La Stampa 19 ottobre 2022
Berlusconi senza freni, Meloni furiosa sospende tutto e anche Tajani torna in bilico
I colonnelli di FdI alla leader: «Meglio se vai da sola al Quirinale». Il Cav tenta la rivincita sui ministri. I timori dell’ex commissario europeo: «Sono un chierichetto, chi entra papa poi esce cardinale»

 

Tutto è saltato in aria di nuovo, tutto potrebbe tornare in gioco, nomi, ministeri, quote tra partiti. Lo si intuisce dallo sguardo di Antonio Tajani, mentre attraversa lento e preoccupato il Transatlantico semideserto. Il coordinatore di Forza Italia sa che ora, dopo le parole di Silvio Berlusconi, gli audio rubati e le dichiarazioni in chiaro dell’ex premier, c’è in ballo anche il suo di destino. Da ministro degli Esteri e da vicepremier. «Io sono un chierichetto, so che se uno entra papa, poi esce cardinale».

Prova a scherzarci su, Tajani, sui due ruoli di vertice che sembrano a un passo, ma che potrebbero evaporare se le ferite tra Berlusconi e Giorgia Meloni dovessero incancrenirsi di nuovo. Ci scherza su, consapevole però che la cosa è serissima. Se c’è un equilibrio che non va toccato, è quello atlantico. Se c’è un argomento tabù, è la Russia. È Vladimir Putin, i suoi legami italiani, le simpatie reciproche che fanno inorridire i partner occidentali. Le bottiglie di Vodka rivendicate con orgoglio da Berlusconi non sono un semplice aneddoto godurioso, ma un brindisi che può affogare in culla il governo Meloni.

E infatti. Puntuale arrivano prima lo sgomento, poi la rabbia della premier in pectore. «Berlusconi potrebbe aver ammazzato Tajani», dicono gli uomini della leader di Fratelli d’Italia. La tesi è: come può il numero due del padre-padrone di FI vestire i panni del ministro degli Esteri, o, se dovessero cambiare i piani, di ministro della Difesa, dopo che il suo capo ha rivelato gli amabili contatti riallacciati con Putin, un paria per America, Regno Unito ed Europa, che tale resterà almeno finché non ritirerà le truppe dall’Ucraina?

La linea di Meloni, consegnata in una riunione ristretta, è di non replicare. Silenzio assoluto, evitare di dare altre sponde alle intemperanze di Berlusconi. Il problema però resta. Il leader azzurro è uno dei tre soci della maggioranza e la futura presidente del Consiglio dovrà portarlo con sé alle consultazioni al Colle assieme a Matteo Salvini, per dare l’idea di una compattezza della coalizione che si sta sgretolando. Per questo, qualcuno dei dirigenti avrebbe suggerito a Meloni di valutare l’ipotesi di andare divisi al Quirinale. Sostenendo che l’imprevedibilità di Berlusconi potrebbe riservare altre brutte sorprese davanti alle telecamere.

Meloni non vorrebbe, ma è furiosa. Anche per quel riferimento dell’ex premier al compagno, Andrea Giambruno, padre di sua figlia, dipendente Mediaset, azienda che fa capo al figlio di Berlusconi, Pier Silvio. Meloni ritiene tutto questo molto volgare. Non vuole credere a un ricatto implicito, ma più di uno dentro FdI ha già evocato il trattamento che subì l’ex alleato di An Gianfranco Fini sulla casa di Montecarlo, attraverso le testate giornalistiche della family di Arcore.

La convivenza di Berlusconi si sta rivelando un incubo, su più fronti. I conflitti di interessi, sulla giustizia – visti i processi a suo carico – e sulle tv di famiglia, sono già una scocciatura non da poco. Ma il tema dei rapporti con Mosca è pura dinamite, tanto più che l’altro partner di governo è Salvini, il leader a cui si deve la scelta di nominare presidente della Camera Lorenzo Fontana, che alla prima intervista ha messo in dubbio le sanzioni contro Putin . Chi le ha parlato la descrive pronta a tutto. Persino a minacciare di tornare al voto, sicuramente pronta a rimescolare la cabala dei ministeri.

C’è chi suggerisce di sostituire Tajani agli Esteri con Guido Crosetto, per rassicurare gli alleati americani. Ma è una reazione a caldo, frutto dell’indignazione collettiva verso Berlusconi. È probabile, invece, che in squadra entrerà Luca Ciriani, capogruppo in Senato di FdI, mentre sulla Giustizia Meloni è decisa a difendere la scelta dell’ex magistrato Carlo Nordio. La smentita, fatta filtrare dal partito, di aver siglato un accordo con Berlusconi per cedere il dicastero di Via Arenula alla ex presidente del Senato Elisabetta Casellati, potrebbe non bastare. Il presidente azzurro lo ha ribadito ieri ai suoi parlamentari: «La Giustizia tocca a noi».

Una pretesa che nelle prossime ore potrebbe fare da inciampo alla voglia di Meloni di chiudere il più in fretta possibile le trattative e giurare davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella già questo week-end. Ma serve almeno una giornata senza scossoni, però. Bisogna placare Berlusconi, evitare che i suoi show compromettano la nascita dell’esecutivo di destra.

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