Marco Bresolin La Stampa 19 ottobre 2022
Gas, ecco le quattro mosse per fermare gli speculatori
Nel piano della Commissione ci sono 40 miliardi per gli aiuti. Freno al mercato di Amsterdam: stop in caso di rialzi eccessivi
Il prezzo del gas al megawattora non è stato mai così basso da agosto. Per capire quando anche le bollette scenderanno sarà necessario attendere ancora alcuni giorni, intanto l’Unione europea ha approntato un piano anti speculazione che possiamo suddividere in quattro punti. Ecco quali.
1- Il mercato. Addio al Ttfun nuovo indice da marzo 2023
Un nuovo indice di riferimento per il mercato del gas naturale liquefatto (Gnl), anticipato da un limite di prezzo dinamico da applicare su tutte le transazioni al Ttf di Amsterdam e da un meccanismo per limitare la volatilità infragiornaliera sui mercati dei derivati dell’elettricità e del gas, contenendo così i picchi di prezzo: sono questi gli elementi tecnicamente più complessi e politicamente più sensibili del piano presentato dalla Commissione. Secondo il regolamento proposto dall’esecutivo Ue, Bruxelles intende incaricare l’Agenzia europea per la cooperazione dei regolatori dell’energia (Acer) di creare, entro due settimane, uno strumento oggettivo di valutazione dei prezzi e di sviluppare, entro la fine di marzo 2023, un benchmark alternativo al Ttf da utilizzare per il Gnl.
Nel frattempo si prevede di introdurre un «meccanismo di correzione del mercato del gas». In base a questo strumento, il Consiglio (su proposta della Commissione) dovrà stabilire un prezzo dinamico massimo oltre il quale non sarà possibile effettuare operazioni di mercato al Ttf. La misura, spiega l’esecutivo Ue, dovrebbe consentire scambi di gas fuori borsa, non pregiudicare la sicurezza degli approvvigionamenti e i flussi intra-Ue, non dovrebbe far aumentare i consumi di gas e non dovrebbe incidere sul corretto funzionamento dei mercati dei derivati energetici (i futures).
2- Gli stoccaggi. In arrivo l’hub per l’acquisto coordinato
Da diversi mesi la Commissione europea ha istituito una piattaforma per gli acquisti congiunti di gas, ma durante le fasi di riempimento degli stoccaggi gli Stati si sono sempre mossi in autonomia, finendo per farsi concorrenza tra di loro (e dunque contribuendo in qualche modo all’aumento dei prezzi). Il pacchetto presentato ieri introduce l’obbligo di aggregazione della domanda per un volume pari «almeno al 15% dei loro obblighi di riempimento degli stoccaggi». Un primo passo che prevede anche la possibilità (questa ancora su base volontaria) di unire le rispettive società energetiche per dare vita a un consorzio europeo per l’acquisto di gas. Coordinare al 100% come è stato fatto con i vaccini è impossibile perché le situazioni degli Stati sono troppo diverse in termini di posizione geografica, infrastrutture e mix energetico.
La piattaforma dovrebbe innanzitutto coordinare il riempimento degli impianti di stoccaggio. Se le forniture russe dovessero azzerarsi completamente, Bruxelles stima che per i prossimi inverni fino al 2025 ci sarà da colmare una domanda di gas inevasa pari a 100 miliardi di metri cubi l’anno. L’obiettivo di portare le riserve al 90% entro il 1° novembre di ogni anno potrebbe essere più difficile nel 2023.
3- L’emergenza. Solidarietà Ue e taglio ai consumi
Il regolamento sulla sicurezza degli approvvigionamenti (approvato nel 2017) stabilisce le misure di solidarietà necessarie per assicurare a tutti i Paesi una continuità nelle forniture di gas. Gli aspetti tecnici e finanziari devono essere definitivi tramite accordi bilaterali da stipulare tra gli Stati membri che sono collegati tra di loro direttamente oppure tramite un Paese terzo. A oggi, però, su 40 accordi bilaterali possibili, ne sono stati sottoscritti soltanto sei. Per questo il piano della Commissione definisce le regole e le procedure che verranno applicate automaticamente tra gli Stati che non hanno siglato un’intesa bilaterale. Gli Stati dovranno rispondere alle richieste entro dodici ore e fornire il gas necessario entro tre giorni. La proposta amplia inoltre l’obbligo di solidarietà, estendendola a tutti gli Stati dotati di impianti di rigassificazione del Gnl, e alla necessità di assicurare un sostegno ai Paesi per coprire il fabbisogno delle centrali elettriche a gas considerate “critiche”.
Sul fronte del taglio dei consumi di gas – attualmente del 15% e su base volontaria – la Commissione «è pronta a lanciare un’allerta Ue per rendere obbligatori i risparmi, se necessario, o addirittura a rivedere l’obiettivo se tali misure si riveleranno insufficienti».
4- I sostegni. No nuovo debito sì alle risorse del bilancio Ue
Sul fronte degli aiuti economici, il pacchetto della Commissione non prevede risorse aggiuntive. La Commissione ha confermato che entro la fine di ottobre modificherà il quadro temporaneo sugli aiuti di Stato per concedere agli Stati più margini di manovra, anche se questo potrebbe creare disparità tra chi ha maggiori margini di bilancio. Per il momento non si parla di nuovo debito comune, come suggerito dai commissari Thierry Breton e Paolo Gentiloni. Ursula von der Leyen ha soltanto aperto alla possibilità di utilizzare con maggiore flessibilità i fondi di coesione del bilancio Ue 2014-2020 che non sono stati ancora spesi. I governi potranno usare fino al 10% della loro dotazione nazionale per le misure di sostegno alle piccole e medie imprese, alle famiglie più in difficoltà, oppure direttamente ai lavoratori autonomi e dipendenti. L’ammontare totale a disposizione per l’intera Ue ammonta a circa 40 miliardi di euro (è stato eliminato il tetto massimo di 5 miliardi l’anno previsto nella precedente bozza).
Per ora non c’è il via libera al prezzo amministrato del gas utilizzato per produrre energia elettrica: il modello iberico, se applicato in tutta l’Ue, «pone diversi interrogativi».
La Commissione sta infine effettuando una «valutazione delle esigenze di investimento» nel quadro del programma RePowerEU, in particolare per quanto riguarda le infrastrutture.