Il fool scespiriano che mina sul governo

Andrea Malaguti La Stampa 20 ottobre 2022
Il fool scespiriano che mina sul governo
Chissà se Silvio Berlusconi si rende conto del peso che hanno le parole sussurrate ai suoi parlamentari e registrate dall’agenzia Lapresse. “Ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin”. Pausa. Sorrisetto che gli risucchia la faccia da un orecchio all’altro. Affondo compiaciuto. “Un po’ tanto. Dice che sono il primo dei suoi 5 migliori amici”.

 

Chissà se capisce che dire: “Mai nessuna distanza con Meloni, è amica di mio figlio e il suo uomo lavora a Mediaset”, è sciocco, suicida, irrealistico e oltre a suonare sinistramente ricattatorio (il tuo compagno è a libro paga), ripropone, nel decennale giorno della marmotta di questa sfortunato Paese, la mai risolta questione del conflitto di interessi.

Chissà se realizza che le sue parole in libertà su giustizia (“voglio la Casellati!”, grida come un seienne), maggioranza e alleanze internazionali, gettano un’ombra su un governo non ancora nato, ma già scrutato dalla comunità internazionale con una curiosità da entomologi.

Perennemente ubriaco di se stesso, incapace di accettare il tempo che inesorabilmente ne ha cambiato i gesti, i modi e i lineamenti, il Cavaliere si riprende la scena con l’oratoria scomposta di un Fool Scespiriano. Inventa, millanta, scherza, provoca? A questo punto non importa più. Importano solo i danni che può fare.

A noi che lo guardiamo da vicino, incardinato al trono del potere assoluto da un tempo infinito che neppure lo Zar moscovita può vantare, il Ghe-pensi-mi Berlusconi sembra semplicemente l’imitazione di Crozza, forse fatta un po’ peggio. Ma quell’uomo in là con gli anni, che twitta allegro la sua foto in compagnia della giovanissima fidanzata mentre mangia “crepes” (la esse non ci vuole, ma chi si può opporre alla grammatica delle libertà?), nelle capitali straniere è ancora visto come l’ex presidente del Consiglio italiano, l’imprenditore miliardario, il ponte con il partito popolare, il centro buonsensista che bilancia l’esecutivo più a destra della nostra storia. Berlusconi parla, l’Europa registra, trema e si allontana.

Verrebbe voglia di gridargli: basta Silvio, ritirati, quel che dovevi fare l’hai fatto. Non servirebbe. Non lo farà. Continuerà il suo balletto instancabile sulla pelle del Paese.

Nulla è più noioso di un narcisista patologico. Ma se Berlusconi alza continuamente la posta non è solo per vanità. Ha un’azienda da difendere. L’amico Confalonieri, Gianni Letta, i figli Pier Silvio e Marina glielo ricordano di continuo. “Giorgia ti serve”. E lui lo sa. Così come lei ha bisogno di lui. Dei suoi voti al Senato. Del suo incongruo profilo da moderato.

Berlusconi e Meloni si detestano e si tengono per mano, giurando a noi popolino attonito che “i gufi hanno perso, gli sciacalli sono stati sconfitti e che niente e nessuno potrà impedire la nascita del governo più unito di sempre”. Favolette da imbonitori di periferia. Come può la leader di Fratelli d’Italia, chiamata a un compito da far tremare i polsi, accettare di sedersi sugli stessi banchi di un uomo che dice: “Per il mio compleanno Putin mi ha mandato 20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Gli ho risposto con bottiglie di Lambrusco e con una lettera altrettanto dolce. Io l’ho conosciuto come una persona di pace e sensata. Ed è meglio che non dica che cosa penso di questa guerra se no scoppia la bufera”. Piace alla futura titolare di Palazzo Chigi questa idea di “pace e sensatezza”? La condivide? La accetta? E come conta di giustificarla a Parigi, Berlino e Washington? La rasserena ascoltare il Fool Scespiriano che vuole per sé, per un suo uomo, una sua donna, un suo sodale, il ministero della Giustiza o degli affari suoi? Le piace che butti lì pensieri alla rinfusa alludendo al suo compagno come a un sottoposto? Non sente in quelle parole il peso di una violenza nascosta? Non teme che quella violenza abbia già precipitato il Paese nell’atmosfera di un disastro senza limiti? La risposta è facile e ce la diamo da soli. Sarà No ad ogni domanda. Ma sarà una bugia.

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