Accordo Ue, se è vittoria si vedrà nelle prossime settimane

Anna Maria Merlo il Manifesto 22 ottobre 2022
Sul gas l’Ue decide, che ci vorrà ancora tempo
Il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione di esplorare «urgentemente» le piste per far diminuire i prezzi. Draghi se ne va «soddisfatto» e rivendica: accolte tutte le proposte dell’Italia

 

 

Sulla diagnosi – bisogna abbassare il prezzo dell’energia – sono tutti d’accordo. Invece, sulla cura restano le divergenze. Ci vorranno ancora 2-3 settimane per vederci più chiaro. Tra fine ottobre e inizio novembre potrebbe essere convocato un altro Consiglio straordinario e intanto già martedì c’è il vertice dei ministri dell’Energia. Il Consiglio europeo, nella notte tra giovedì e venerdì dopo 11 ore di accesa discussione, ha dato mandato alla Commissione per esplorare «urgentemente» le piste per far diminuire i prezzi, a cominciare da un price cap sul gas che serve a produrre elettricità. Gli acquisti comuni di gas ( volontari ma obbligatori per una quota del 15% del volume totale degli stoccaggi in Europa) sono sulla buona strada: l’idea è formare un “cartello”, una Opec rovesciata, per far pesare la potenza del mercato europeo, primo acquirente.

MARIO DRAGHI, che ha ricevuto come regalo di addio una rappresentazione astratta dell’edificio del Consiglio realizzata dal designer franco-olandese Maxim Duterre, si accomiata dal Consiglio europeo con soddisfazione: «Le decisioni di questa notte mi ha reso soddisfatto – ha rimarcato il premier uscente nella sua ultima conferenza stampa -. Il pacchetto approvato accoglie tutte le proposte dell’Italia, la creazione di un corridoio per i prezzi del gas, il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità. La necessità di avere strumenti comuni per mitigare l’effetto dei rincari dei prezzi dell’energia». Ma appunto si vedrà più avanti in che modo. «Sono venute dopo un po’ di tempo, ci è voluta molta energia per arrivare a queste conclusioni – ammette – ma mostrano che l’Ue è unita, pronta a intervenire con misure efficaci per rispondere alle esigenze di cittadini e imprese». Un risultato «non affatto scontato», arrivato a «piccoli passi»: per «salvaguardare il mercato interno» dovranno essere varate misure che permettono di venire in aiuto ai più vulnerabili, insiste Draghi, sul modello Sure.

ABBIAMO INVIATO «un segale chiaro al mercato – ha detto Macron – sulla nostra determinazione a lottare contro ogni forma di speculazione». Anche Macron è soddisfatto: non è stata spezzata «l’unità» europea che ha inviato a Putin un messaggio senza ambiguità e c’è un «chiaro mandato» alla Commissione per trovare la soluzione per far calare i prezzi.

SUL MODELLO SURE c’è il mandato alla Commissione per rivedere il quadro temporaneo per prolungare e semplificare gli aiuti di stato per far fronte alla crisi. La Germania è stata sotto assedio. Ci sono stati momenti di forte tensione con la Francia, poi un riavvicinamento: il consiglio dei ministri franco-tedesco resta annullato, ma mercoledì Scholz dovrebbe andare a Parigi da solo per vedere Macron. La Germania resta contraria al ricorso a una nuova fonte di finanziamento comune, ma Scholz non ha sbattuto la porta: «Vedremo cosa si pò fare» e c’è il mandato alla Commissione per investigare.

La Ue ha già preso molte decisioni negli ultimi mesi: la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ricordato che la dipendenza dal gas russo è diminuita di due terzi e c’è stata la «capacità a compensare», oltre alla preparazione di un nuovo indice di riferimento per i prezzi, la tassa straordinaria sui super-profitti e il contributo volontario dei produttori di energie fossili. Per l’Ucraina, la Ue si impegna a finanziare 1,5 miliardi al mese dal 2023, ma restano da definire i dettagli.

AL CONSIGLIO europeo è esplosa un’altra tensione: le relazioni con la Cina. Anche qui, la Germania è sul banco degli accusati. Macron non ha digerito che Scholz non l’abbia invitato a fare il viaggio assieme a Pechino previsto a novembre. Scholz ha difeso la vendita alla Cina di un molo del porto di Amburgo («lo hanno fatto anche altri»). Per una parte dei 27, bisogna invece trarre una lezioni da quello che è successo con la Russia. Von der Leyen ha detto che bisogna essere «molto vigili sulla dipendenza», di fronte a «un’accelerazione delle tensioni» con Pechino.

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