La Cosa Progressista si bagna nell’Acquario

Luca De Carolis il Fatto Quotidiano 23  ottobre 2022
Conte battezza la Cosa progressista
“Serve un’alternativa rivoluzionaria”
Giorgia Meloni giura al Quirinale, ciò che resta della sinistra molto rossa si aggrappa a Giuseppe Conte nell’Acquario romano. La nuova presidente sorride tra i flash, mentre l’avvocato promette “un’alternativa rivoluzionaria” al governo “più reazionario degli ultimi lustri”, che vuole “una restaurazione identitaria e la corsa al riarmo, per le lobby”.

 

Solo un pugno di chilometri separano il nero e il rosso nel sabato di “Verso il polo progressista”, titolo ottimistico dell’assemblea per lanciare Coordinamento 2050 – Civico, ecologista e sinistra. Ufficialmente, “associazione nazionale di cultura e iniziativa politica”; come la definisce uno dei promotori, Stefano Fassina.

DI FATTO IL CONTENITORE politico di una futuribile “cosa” progressista, che già nel citare il 2050 ammicca ai grillini. “Vogliamo avviare coordinamenti locali, con il coinvolgimento di rappresentanti del M5S” scandisce Fassina. E il Pd? “Non può più essere il sole attorno a cui si muove tutto” dice dal palco Loredana Petris, ex Sinistra Italiana. “Ha ragione, il Pd non può più guidare” annuiscono i diversi parlamentari del M5S in sala, un po’ curiosi e un po’ diffidenti. Ora c’è Conte, che vorrebbe svuotare i dem

“Serve un’alternativa rivoluzionaria” prima di rimettersi al tavolo con il successore di Enrico Letta, quando sarà. “La sinistra ha già perso troppe occasioni” ammonisce Alessandra Maiorino, vicecapogruppo in Senato del M5S. Il senatore sardo Ettore Licheri riflette: “C’è un’area progressista dove è possibile parlare di Stato sociale, e fa riferimento a Conte. Su questi temi va costruito un pensiero politico”. Per  il M5S è anche questo il punto, confrontarsi con la sinistra per rafforzare la sua visione della società. Forse parla di questo, il sociologo Domenico De Masi: “I 5Stelle sono di sinistra, anche se magari non hanno letto Gramsci…”. Lo ascolta una platea piena di volti della sinistra romana e laziale, e c’è un effetto ottico di reducismo. I grillini porterebbero sangue e soprattutto opportunità, cioè posti. Appaiono anche due ex grilline poi passate con gli scissionisti di Di Maio, Simona Nocerino e Cinzia Leone.

I 5Stelle le salutano e sussurrano: “Tanti vorrebbero tornare… “. A margine si parla di Regionali: a inizio 2023 nel Lazio si voterà, e ora l’idea è un’alleanza tra M5S e sinistra su un programma progressista, con una candidatura “civica”. L’obiettivo è spingere il Pd a convergere. L’assessore regionale Roberta Lombardi, fautrice di un’intesa coi dem: “La candidatura civica? Si può fare, però in un progetto sui temi dove tutti abbiano pari dignità”.

Ergo, il Lazio potrebbe essere il primo banco di prova della cosa progressista, anche se gli ostacoli sono belli grossi: e il primo è l’inceneritore di Roma, eresia per il Movimento. Nell’attesa Alfonso Pecoraro Scanio, uno dei promotori del Coordinamento: “Il M5S non è una meteora, è centrale per l’alternativa alla destra”. E comunque a mezzogiorno arriva lui, Conte. Un’ora dopo va al microfono, e raccomanda: “Il Pd deve avviare il suo processo rifondativo e liberarsi delle derive correntizie, o non cambierà nulla: serve un processo serio, con il conflitto”. Invece “noi del M5S la rifondazione l’abbiamo avviata per tempo” rivendica, per poi spiegare: “Siamo qui per un confronto, dobbiamo aprirci”.

FUORI c’è un governo di destra, e l’ex premier promette: “Saremo ancora più intransigenti, dobbiamo colpire i privilegi. Faremo un’opposizione senza sconti a un esecutivo da cui arrivano segnali preoccupanti”. Sulle armi, sostiene, come sull’autonomia differenziata: “Vogliono negare la questione meridionale”. Non solo: “Se toccano i diritti civili troveranno un muro, noi”.

Ovviamente parla di pace: “È il nostro prossimo obiettivo, per l’Ucraina serve un negoziato che non passi sopra la testa della Ue”. E le riforme istituzionali ventilate da Meloni? Vuole discuterne, ma ha le sue priorità: “Bisogna cambiare la legge elettorale, e serve la sfiducia costruttiva”.

Possibili cure per la sua diagnosi: “La democrazia è malata, lo prova l’astensionismo”. All’uscita gli chiedono del Pd che invoca un’opposizione unita, e lui: “Nessun accordo a tavolino, ci misureremo sui temi concreti in Parlamento”. Di più non può, ora.

 

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