Calcio, se la Juventus rischia i domiciliari

Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi Corriere della Sera 25 ottobre 2022
Juventus, inchiesta sui conti: per Agnelli chiesti (e respinti) i domiciliari
Si parla di plusvalenze sul valore di scambio dei calciatori, stipendi dei giocatori ufficialmente annullati per l’emergenza Covid e in realtà solo posticipati, false fatturazioni per prestazioni inesistenti

 

La richiesta di misura cautelare (gli arresti domiciliari) per Andrea Agnelli — bocciata il 12 ottobre scorso dal gip — e l’iscrizione tra gli indagati dell’ad Maurizio Arrivabene sono le novità dell’ultimo passo della Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta sui conti della Juve, per la quale ieri sono stati notificati gli avvisi di fine indagine. Si parla di plusvalenze sul valore di scambio dei calciatori, stipendi dei giocatori ufficialmente annullati per l’emergenza Covid e in realtà solo posticipati, false fatturazioni per prestazioni inesistenti. In sostanza, falso in bilancio e false comunicazioni al mercato. E per ultimi, ostacolo agli organi di vigilanza Consob e aggiotaggio informativo.
Sono i reati che il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello, contestano ai vertici del club. Dopo 11 mesi di verifiche — coordinando i militari del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza — i magistrati chiudono così l’inchiesta a carico di 16 indagati, la società e 15 persone. Oltre ad Arrivabene ci sono Francesco Roncaglio ed Enrico Vellano (entrambi nel cda); con il presidente Agnelli, il vice Pavel Nedved, l’ex ds Fabio Paratici. Alla luce degli accertamenti delle Fiamme gialle di Torino, alla lista degli indagati si aggiungono esponenti del collegio sindacale e il revisore dei conti.
Secondo l’ipotesi della Procura, nei tre anni compresi tra il 2018 e il 2020 (a cui son seguiti l’approvazione dei bilanci) sarebbero state eseguite operazioni di scambio «distoniche» rispetto al panorama nazionale. In pratica per un determinato numero di atleti, i valori di scambio sarebbero stati decisi in maniera «arbitraria» allo scopo di far fronte «alle necessità di bilancio del momento». E per lo stesso motivo sarebbero state ideate le «manovre stipendi» per la stagione sportiva 2019/2020 e la successiva 2020/2021: i giocatori — molti dei quali sono sfilati nei mesi scorsi in Procura come testimoni — avrebbero rinunciato (a causa della pandemia) a percepire una sola mensilità invece delle quattro comunicate. La prova sarebbe in scritture private e segrete, rivenute in uffici esterni alla società, contenenti l’impegno incondizionato del club a pagare gli stipendi anche in caso di trasferimento del calciatore. Tra queste operazioni rientrerebbe la famosa «carta segreta» di Ronaldo: il documento che — stando ad alcune intercettazioni — «non deve esistere». La Procura aveva depositato una rogatoria internazionale per ascoltare il fuoriclasse portoghese, ma lui ha fatto sapere tramite i legali che non avrebbe raggiunto Torino.
Le manovre stipendi avrebbero avuto ripercussioni sul bilancio approvato nell’ottobre 2021 per un importo di 27 milioni di euro, che non sarebbe stato comunicato alla Consob nel momento in cui l’organo di garanzia inviò una richiesta d’informazioni: da qui le false comunicazioni sociali e ostacolo alla vigilanza contestato. Plusvalenze e stipendi ufficialmente annullati e solo differiti avrebbero prodotto un maquillage del bilancio: nel 2020 è stata dichiarata una perdita di esercizio di 209 milioni, anziché di 222, e un patrimonio netto positivo di 28 milioni, anziché un patrimonio netto negativo di 175 milioni. L’anno precedente 89 milioni, invece di 236, e patrimonio netto di 239 milioni, invece dei 47 stimati dai finanzieri. Morale, per l’accusa: aggiotaggio informativo e false fatturazioni per operazioni inesistenti. Ora gli indagati hanno venti giorni per depositare memorie difensive e farsi interrogare dai pm.

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