Convivere con il Covid non significa ignorarlo

Ilaria Capua Corriere della Sera 31 ottobre 2022
Convivere con il Covid non significa ignorarlo
Le varianti di Sars-CoV-2 continueranno a emergere e a evolversi anche nei prossimi anni. E le varianti potrebbero «bucare» l’immunità, soprattutto se non è ottimale

 

 

Davvero, ed empaticamente, comprendo il desiderio di lasciarsi la pandemia alle spalle e non pensarci proprio più, mai più. Vedo e leggo negli sguardi un desiderio di libertà da questo oppressore invisibile e inatteso che ci ha stravolto le vite. Le restrizioni e le mascherine sono stati strumenti di impedimento della nostra libertà — persino quella di avvicinarci ai nostri cari, di abbracciarli e stringerci a loro — e vorremmo che anche il ricordo di quel disagio svanisse per sempre e che portasse con sé quelle inquietanti paure.

Ma le pandemie, ahimè, non sono fantocci di cartapesta a cui si può dare fuoco e farli volatilizzare in aria e cenere. Le pandemie, ahimè, non svaniscono, non scompaiono ma si trasformano. Ed è proprio questa trasformazione che siamo chiamati a governare. L’appello chiaro e diretto del presidente Mattarella ha molti motivi per essere ascoltato e applicato perché la situazione è davvero molto a rischio.

Le varianti di Sars CoV 2 continuano ad emergere e ad evolversi e così sarà anche per gli anni a venire. Questo lo sapevamo e sappiamo pure che più il virus gira nella popolazione, maggiore è il rischio di generazione di varianti con caratteristiche diverse da quelle dei virus attuali. Difficile prevederle, le caratteristiche. Vi chiederete: ma si genereranno varianti che «bucano» l’immunità? Certo che sì, soprattutto se l’immunità non è ottimale. Possibile che arrivino varianti più patogene? Certo che è possibile. Insomma, Sars Cov 2, che non esisteva fino a tre anni fa, è ancora qui, insidioso e sfuggente. Ma non è il solo.

Le restrizioni alla mobilità personale da cui vogliamo fuggire hanno rallentato la corsa del Sars Cov 2 ma anche quella degli altri virus respiratori fra cui l’influenza e il virus respiratorio sinciziale. L’incidenza di queste due infezioni è stata bassissima negli anni 20-21, appunto perché le misure messe in atto hanno funzionato, ovvero è stata praticamente bloccata la circolazione virale di questi due frequentatori invernali delle nostre vie respiratorie e di quelle dei nostri bimbi.

Richiamando le parole del Presidente Mattarella «non possiamo proclamare la vittoria finale contro il Covid», «dobbiamo far uso di responsabilità e precauzioni», vorrei aggiungere che proprio perché di inverno i virus respiratori circolano di più, oltre all’ondata di contagi con relative conseguenze che inevitabilmente avverrà per il Covid, ci saranno ondate aggressive di patogeni respiratori che sembravano scomparsi oppure caduti nel dimenticatoio.

Il problema vero è che questa galoppata inesorabile dei virus con cui conviviamo da anni si scontra violentemente con il desiderio legittimo delle persone di libertà, e soprattutto di liberazione dall’odiata mascherina. Io però vorrei aggrapparmi all’appello di Mattarella e pregarvi di proseguire con i richiami vaccinali per mantenere l’immunità della popolazione almeno ai livelli minimi di efficacia. E chiedo con forza e insistenza — almeno a chi entra in ospedale — di mettere la mascherina. Abbiamo visto e vissuto durante la recente esperienza passata che gli ospedali e le strutture sanitarie possono diventare epicentri di contagio e di amplificazione della circolazione virale. Per quale motivo, mi chiederete voi, ma non dovevamo imparare a conviverci? Certo, l’obbiettivo è conviverci ma noi non siamo tutti uguali. Le strutture sanitarie sono frequentate soprattutto da persone fragili e ammalate che rischierebbero grosso (anche solo in termini di ritardi per l’interventistica o per entrare all’interno di percorsi di cura) in caso di una infezione ospedaliera virale o batterica che sia. Non possiamo neanche far finta che le nostre strutture sanitarie siano in buona salute: sono affette da una grave emorragia post-Covid di personale specializzato e hanno bisogno di rinforzi piuttosto che di altre ondate di infezione.

La pandemia da Covid ha portato via vite e anni di salute a molti cittadini italiani e ha prosciugato le forze dei servizi sanitari. La forza con la quale si abbatteranno le infezioni respiratorie durante questo inverno infarcito di incertezze non possiamo prevederla perché dipenderà anche dal senso di responsabilità e dalle precauzioni che metteremo in atto come Homo sapiens. Ma soprattutto, proprio in virtù della nostra autoproclamata condizione di sapiens, dovremmo farlo per rispetto di chi non c’è più, di chi avrà bisogno di cure per malattie gravi e di chi non ce la fa più ad affrontare le ramificazioni di un problema sanitario in via di normalizzazione ma che potrebbe diventare di nuovo ingovernabile con l’aiuto di alcuni sapiens non hanno voglia di mettersi la mascherina in ospedale.

La convivenza con un problema significa adoperarsi per combatterlo, non serve cercare di rimuoverlo o spazzare via il buonsenso per alimentare comportamenti bizzarri e irragionevoli, oltre che pericolosi.

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