Norme anti rave, prime crepe nella maggioranza

Carlo Lania il Manifesto 3 novembre 2022
Norme anti rave, prime crepe nella maggioranza
Forza Italia annuncia emendamenti per correggere il testo. E anche il ministro della Giustizia Nordio apre a possibili modifiche

 

Oggi pomeriggio alle 15 il decreto su riforma del processo penale, rave party e ergastolo ostativo comincerà il suo iter al Senato per essere convertito in legge. Per il momento è prevista solo la presentazione del disegno di legge di conversione con la successiva assegnazioni del testo alla commissione Affari costituzionali ma per il governo il percorso che attende il provvedimento rischia di essere più accidentato del previsto.

Ieri Giorgia Meloni è tornata a difendere il decreto, e in particolare le norme anti rave duramente criticate dalle opposizioni: «E’ una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l’Italia non sarà più la maglia nera in tema di sicurezza», ha detto la presidente del consiglio assicurando che le nuove disposizioni non verranno utilizzate per limitare o reprimere le manifestazioni di dissenso.

Più che delle opposizioni, che comunque hanno promesso battaglia, la leader di Fratelli d’Italia dovrà però guardarsi dalla sua maggioranza. Il testo messo a punto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non convince infatti Forza Italia che, per quanto riguarda i rave, non fa mistero di volerne rivedere almeno una parte e già annuncia una serie di emendamenti correttivi. Ma aperture a possibili modifiche sono arrivate anche da esponenti del governo. Come il ministro della Giustizia Nordio, che ha ricordato come la nuova norma sia sottoposte «al vaglio del parlamento, al quale è devoluta la funzione di approvarla e modificarla secondo le sue intenzioni sovrane».

Posizione uguale espressa anche dal sottosegretario alla Giustizia Sisto: «Il parlamento dovrà e forse dovrà intervenire nella discussione – ha detto -. Bisogna evitare assolutamente una norma che possa, anche intuitivamente, essere applicata alla legittima manifestazione di un dissenso». Per il vicepresidente della Camera Mulè, invece, quella varata dal consiglio dei ministri «non è una legge liberticida, è un decreto legge da modificare e migliorare in parlamento».

Tra le possibili modifiche allo studio c’è la possibilità di abbassare da sei a quattro gli anni di reclusione previsti per chi commetterà il reato di «invasione di terreni e edifici pubblici», modifica che, se approvata, consentirebbe di sgomberare il campo anche dal possibile utilizzo delle intercettazioni.

Anche ieri comunque non sono mancate le critiche al primo provvedimento varate del governo di destra. Giuseppe Conte ha voluto replicare a Meloni e alle sue affermazioni sul fatto che non verranno posti limiti alla manifestazioni: «Presidente non servono le sue rassicurazioni via social», ha detto il leader dei 5 Stelle. C’è già la Costituzione a fornire questa garanzia, non è una concessione del premier di turno». Quel testo va fermato e cambiato subito». Carlo Calenda definisce invece quanto accaduto in questi giorni «cose da pazzi. Altro che legge e ordine, la destra del “fate come vi pare”. Dura con chi partecipa a un rave e tollerante con chi non si vaccina, dovendo curare gli altri in piena pandemia», è il commento riferito al reintegro al lavoro di un’infermiera che guidò un cortei di No Vax vestiti da deportati dei campi di concentramento.

Per l’ex ministro dem Andrea Orlando, invece, le dichiarazioni fatte da alcuni esponenti del governo circa la possibilità che il parlamento modifichi il decreto «sono un riconoscimento che la norma è sbaglia e pericolosa. Grazie per l’onestà intellettuale. La conseguenza è il ritiro». Per i presidenti delle camere penali di Napoli e Palermo, infine, la norma anti rave «si presta a pericolose interpretazioni» ed è quindi «inaccettabile».

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