Kari Lake, piccole Trumpiane crescono in vista del 2024

 

Massimo Gaggi Corriere della Sera 4 novembre 2022
Inarrestabile Kari
Le avventure politiche «ai confini della realtà» di due repubblicane molto diverse tra loro aiutano a capire perché le elezioni americane di midterm, che suscitano in Europa un interesse relativo, possono diventare un altro passaggio, in prospettiva forse il più drammatico, del processo di sfilacciamento del tessuto democratico americano, in atto, ormai da molti anni.

 

Ecco la prima.

Kari Lake, da ineleggibile a inarrestabile. Quando, da ex conduttrice televisiva (23 anni sui teleschermi di Phoenix) di simpatie liberal e a suo tempo impegnata per l’elezione di Obama, Kari Lake decise di candidarsi alla carica di governatore dell’Arizona con i repubblicani, nessuno la prese sul serio: la candidata ufficiale del partito, Karin Taylor Robson, avvocato, di grande esperienza amministrativa, moglie di un miliardario, aveva risorse economiche infinite da spendere nella campagna (la Lake battuta 17 a 1 in termini di pubblicità televisiva) e aveva l’appoggio del governatore uscente, Doug Ducey. Non la prese sul serio nessuno salvo Trump che non la conosceva ma detestava Ducey, reo, ai suoi occhi, di non aver impugnato, nel 2020, i risultati delle presidenziali in Arizona, favorevoli a Biden.

Sostenuta da The Donald, Kari Lake vinse a sorpresa le primarie repubblicane con grande giubilo dei democratici che la consideravano, al pari dell’establishment del Grand Old Party, una candidata ineleggibile in un voto aperto, se non altro perché la sua retorica di ultradestra risultava indigesta ai conservatori moderati e agli elettori indipendenti. Il distacco nei sondaggi, sette punti di vantaggio per la candidata democratica, il segretario di Stato Katie Hobbs, sembravano, per la Lake, una condanna anticipata. Ma, mentre la Hobbs ha fatto una campagna pacata, puntando sulla difesa del diritto all’aborto e mettendo in guardia dai rischi che stanno correndo le istituzioni democratiche, Kari ha attaccato a testa bassa, soprattutto sui temi dell’inflazione e dell’aumento della criminalità, usando il linguaggio estremo di Trump, filtrato attraverso la sua nitida retorica e il suo volto telegenico. I sette punti di distacco a settembre sono diventati due; a ottobre i sondaggi hanno dato le due candidate alla pari e ieri il primo sondaggio di novembre, quello di Fox News, dà la Lake in vantaggio di un punto (47 a 46).

La ex conduttrice ha ottenuto questo risultato senza alcun corteggiamento degli indipendenti. Anzi, ha interpretato la spietata ricetta trumpiana fino al punto di superare il maestro: è arrivata prima di lui a fare del sarcasmo sull’assalto di un estremista di destra alla casa di Nancy Pelosi, col marito della speaker della Camera finito in ospedale col cranio fracassato a martellate. Criticata per questo anche dai tanti repubblicani che hanno subito condannato l’aggressione, la Lake non solo non ha fatto marcia indietro né si è scusata, ma, in un’intervista alla Fox News, ha presentato sé stessa come vittima di sopraffazioni. Ha lamentato un trattamento da cancel culture: messa a tacere dai media solo perché aveva esercitato il suo diritto al free speech, a parlare liberamente. Steve Bannon, entusiasta di lei, sostiene che Kari Lake diventerà il modello delle future campagne elettorali repubblicane: saranno sempre più radicali. E c’è chi già la vede a fianco di Trump nel ticket elettorale delle presidenziali 2024.

Sostenuta da The Donald, Kari Lake vinse a sorpresa le primarie repubblicane con grande giubilo dei democratici che la consideravano, al pari dell’establishment del Grand Old Party, una candidata ineleggibile in un voto aperto, se non altro perché la sua retorica di ultradestra risultava indigesta ai conservatori moderati e agli elettori indipendenti. Il distacco nei sondaggi, sette punti di vantaggio per la candidata democratica, il segretario di Stato Katie Hobbs, sembravano, per la Lake, una condanna anticipata. Ma, mentre la Hobbs ha fatto una campagna pacata, puntando sulla difesa del diritto all’aborto e mettendo in guardia dai rischi che stanno correndo le istituzioni democratiche, Kari ha attaccato a testa bassa, soprattutto sui temi dell’inflazione e dell’aumento della criminalità, usando il linguaggio estremo di Trump, filtrato attraverso la sua nitida retorica e il suo volto telegenico. I sette punti di distacco a settembre sono diventati due; a ottobre i sondaggi hanno dato le due candidate alla pari e ieri il primo sondaggio di novembre, quello di Fox News, dà la Lake in vantaggio di un punto (47 a 46).

La ex conduttrice ha ottenuto questo risultato senza alcun corteggiamento degli indipendenti. Anzi, ha interpretato la spietata ricetta trumpiana fino al punto di superare il maestro: è arrivata prima di lui a fare del sarcasmo sull’assalto di un estremista di destra alla casa di Nancy Pelosi, col marito della speaker della Camera finito in ospedale col cranio fracassato a martellate. Criticata per questo anche dai tanti repubblicani che hanno subito condannato l’aggressione, la Lake non solo non ha fatto marcia indietro né si è scusata, ma, in un’intervista alla Fox News, ha presentato sé stessa come vittima di sopraffazioni. Ha lamentato un trattamento da cancel culture: messa a tacere dai media solo perché aveva esercitato il suo diritto al free speech, a parlare liberamente. Steve Bannon, entusiasta di lei, sostiene che Kari Lake diventerà il modello delle future campagne elettorali repubblicane: saranno sempre più radicali. E c’è chi già la vede a fianco di Trump nel ticket elettorale delle presidenziali 2024.

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