Francesco Verderami Corriere della Sera 5 novembre 2022
Giorgetti e la rotta per superare la tempesta. Meloni: «Siamo pressati dalle urgenze»
Piantedosi al Consiglio dei ministri senza il testo del provvedimento sulle Ong. Crosetto si irrita, Meloni giustifica il ministro dell’Interno: «Siamo pressati dalle urgenze»
«Per un paio di mesi darò la rotta», scherza Giorgetti. E per una volta sorride con i colleghi di governo, nonostante veda avvicinarsi «la tempesta» e debba gestire l’«emergenza».
La «rotta» è stata tracciata insieme alla presidente del Consiglio ed è una sorta di avviso ai naviganti, perché in questa fase l’obiettivo prioritario sarà superare l’inverno ed evitare lo scoglio del caro bollette sul quale rischia di incagliarsi il sistema Paese.
È una politica economica step by step , figlia della crisi interna e internazionale, che costringe a gestire i conti pubblici come si trattasse della tela di Penelope: da un lato Giorgetti può tesserla per le maggiori entrate e un insperato aumento del Pil; dall’altro vede disfarla dall’innalzamento dei tassi d’interesse che appesantiscono il bilancio dello Stato.
Anche per questo ieri si è presentato in Consiglio dei ministri senza il testo della Nota di aggiornamento al Def, che si è limitato a illustrare verbalmente. I colleghi con lui sono stati comprensivi, mentre si sono irritati con il titolare dell’Interno Piantedosi, che ha provato a fare la stessa cosa con il provvedimento sulle Ong, provocando in special modo la reazione del ministro della Difesa Crosetto: «È necessario che i dicasteri coinvolti, come il mio, siano messi a conoscenza del contenuto. Anche solo per difenderlo fuori».
Meloni è intervenuta per giustificare l’accaduto e per scusarsi: «Siamo pressati dalle urgenze».
L’urgenza delle urgenze è legata al problema energetico. Ecco perché il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin inserirà nel decreto Aiuti la norma per le nuove trivellazioni, che «avrà anche una funzione calmieratrice sui prezzi del gas».
«È stata la Cina ad averli alterati — secondo Giorgetti — e molto prima che scoppiasse il conflitto». Così si accesa l’inflazione, che insieme ai chiari segnali di recessione dipinge un «quadro preoccupante»: perché «i sindacati porranno il tema del recupero del potere di acquisto dei lavoratori», e il Paese andrà incontro «a una fase di tensione sociale che non abbiamo conosciuto negli ultimi anni».
Questo tema il ministro dell’Economia lo aveva affrontato durante una serie di colloqui: prima con il presidente del Consiglio, poi con la presidente del Consiglio. E c’è un motivo se autorevoli esponenti di FdI, ogni volta che citano l’ex capo della Bce, concludono con un «lunga vita a Draghi. Speriamo possa assurgere ad un altro ruolo».
«Draghi avrà ancora un ruolo», chiosa Giorgetti: «Lo avrà dentro e fuori dall’Italia». E tanto basta per capire che la transizione da un governo all’altro non è terminata con il passaggio delle consegne, e che — per citare Meloni — «Mario» non li ha lasciati soli.
Certo, Giorgetti avverte il peso della responsabilità, maggiorato dai limiti di bilancio. Ma al momento è riuscito a far comprendere a tutti che il libro dei sogni va riposto. Perché «ci guardano» i mercati e l’Europa, dove — in base alle prime mosse del governo — è stata smentita la narrazione che in Italia fossero sbarcati i «marziani».
«La tesi che il centrodestra a Palazzo Chigi non avrebbe dato garanzie sulla collocazione dell’Italia, era stata enfatizzata per ragioni di campagna elettorale». Il punto è capire se la campagna elettorale è terminata o proseguirà in Parlamento e nelle piazze. Dalla questione bellica fino alla riforma del reddito di cittadinanza, si avvertono sinistri scricchiolii. E sul reddito, persino nel partito di Meloni c’è chi esorta a «muoversi con prudenza»: «Altrimenti ci ritroveremmo la gente in strada coi forconi».
Se potesse esprimere un desiderio, il ministro dell’Economia ripeterebbe l’auspicio che ha pronunciato poco prima che si aprissero le urne: «Mi auguro che nel rapporto tra maggioranza e opposizione prevalga il cosiddetto “spirito repubblicano”. Un normale rapporto dialettico degno di una democrazia matura». Ma mentre rivelava il suo desiderio non sembrava convinto di vederlo trasformarsi in realtà.