Se non ascolti la piazza, ma la usi per continuare la propaganda

L’amaca Michele Serra La Repubblica 6 novembre 2022
Gli opposti pacifismi
A giudicare dalla piccola sparatoria verbale tra Conte e Calenda, lo scopo recondito della grande manifestazione pacifista romana e di quella più piccola di Milano era farsi la guerra tra loro.

Ma non credo fosse quello lo spirito dei partecipanti, anche perché ciò che univa i due cortei, ovvero la condanna dell’aggressione russa e la solidarietà con gli ucraini, era politicamente più rilevante di ciò che li divideva, ovvero l’ulteriore invio di armi all’Ucraina e la diversa intensità con la quale i promotori chiedono di cercare una soluzione diplomatica.
Le interferenze di politica interna su un tema di enorme rilevanza internazionale, oltre a essere meschine, sono anche stucchevoli. Come sa bene Letta, mettere Conte e Calenda attorno a uno stesso tavolo è più difficile che farlo con Putin e Zelensky. E attorno a questo poco interessante derby tra sconfitti (per la serie: i polli di Renzo) si sono formate accese tifoserie, anche giornalistiche, che soffiano sul fuoco, e per le quali le liti interne al (teorico) centrosinistra sono molto più appassionanti di quanto sta architettando il governo, la cui compattezza, se non altro di facciata, è dieci volte superiore a quella delle opposizioni.
Passi che si siano organizzate due distinte manifestazioni “per la pace”, capita quando non si è capaci di allargare lo sguardo oltre i propri cortili politici. Ma almeno, una volta fatta la frittata, i due principali artefici della divisione potevano almeno fare finta di ignorarsi. Un bel tacer non fu mai scritto, anzi twittato.

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