Letizia Moratti: “Il Pd sia pragmatico, sono una civica, uniamo i riformisti”

Francesco Bei La Repubblica 7 novembre 2022
Letizia Moratti: “Il Pd sia pragmatico, uniamo i riformisti. Questa destra costruisce solo recinti”
L’ex vicepresidente e assessora al Welfare spiega perché ha deciso di correre per le prossime regionali con il Terzo Polo

Letizia Moratti fa una piccola pausa. Silenzio. Poi lo dice tutto d’un fiato: “Sì, mi candido. Perché ci sono momenti nei quali si deve scegliere da che parte stare”. L’ormai ex vicepresidente e assessora al Welfare di regione Lombardia, una vita da ‘indipendente’ nel centrodestra, come presidente della Rai, poi ministra dell’Istruzione, fino a diventare la prima donna sindaco di Milano, ha deciso che ci sarà comunque. Con un obiettivo in testa: “Voglio riportare la Lombardia in Champions League”. Per arrivarci propone un’alleanza larga per battere le destre e si rivolge anche al Pd, prendendo esempio dal padre partigiano e dal Cln: “L’analogia è chiara. Come allora si tratta di mettere insieme forze diverse – riformisti, liberali e socialisti – per rimodellare un’offerta politica nuova e vincente”.

Come pensa di fare?
“Unendo riformismo e pragmatismo”.

Ora ci arriviamo. Ma perché ha rotto con i suoi compagni di strada?
“Alla base c’è una riflessione che sto facendo da tempo su un campo politico che è diventato ormai molto più destra che centro. Il centrodestra non c’è più. Lo si è visto anche con i primi provvedimenti del governo. Questa è una destra che, a furia di alzare muri, ci chiude tutti in un recinto. Ma la chiusura è quanto di più lontano dal Dna della Lombardia, una regione aperta al mondo, solidale, attenta all’inclusione”.

I suoi ex alleati non l’hanno presa bene. Hanno fatto girare un meme con la sua faccia e la falce e martello sulla fronte…
“È il segno di una politica estremista che deve sempre trovare un nemico su cui sfogarsi. La politica non dovrebbe essere così superficiale, dovrebbe pensare a costruire non a distruggere”.

La furia di Salvini. Lombardia epicentro del terremoto fra i poli. 

Sul Covid, il governo ha fatto una tana liberi tutti. Hanno pure riammesso i sanitari e medici No Vax. Che ne pensa? Anche su questo lei ha litigato in Regione..
“Credo che sia un invito a non rispettare le regole, un segnale molto sbagliato. Strizzare l’occhio ai No Vax proprio nella regione che ha pagato il prezzo più alto in termini di morti mi provoca dolore. Penso a tutti quei medici e quei sanitari che, quando ancora non c’era il vaccino, hanno dato l’anima in corsia lavorando 20 ore al giorno”.

Anche la norma anti-rave la mette nell’elenco delle chiusure?
“Come si è visto, i rave si possono bloccare anche con le vecchie regole, il decreto va nella direzione sbagliata. Quella di imbrigliare la contestazione e la libertà di manifestare di chi la pensa in modo diverso. Ma c’è un’altra cosa che mi ha colpito profondamente, anche per la mia storia che, come sa, è legata all’impegno sociale di San Patrignano. Non mi sono ritrovata nell’uso distorto della parola devianze”.

“Devianze”, Giorgia Meloni ne parlò in campagna elettorale, includendo nell’elenco fragilità legate al disagio psichico e attirandosi molte critiche…
“Quando c’è di mezzo la salute mentale non si può improvvisare così. Dobbiamo aiutare i più fragili, senza dar loro uno stigma che li farebbe chiudere ancora di più”.

Detto quello che c’era da dire sugli avversari, parliamo un po’ dei possibili compagni di strada. A chi si rivolge?
“La mia candidatura nasce a partire dalla lista civica Lombardia Migliore, naturalmente dal Terzo polo di Calenda e Renzi, ma anche da molte realtà civiche che hanno scelto di far parte del progetto. Mi rivolgo anche al Partito democratico e a tutte le altre forze politiche che vogliono interpretare questa fase nuova di cambiamento. E le rivelo una cosa: in queste ore molti del Pd mi stanno chiamando, e non parlo solo di quelli che immagina più facilmente…”.

Perché il Pd dovrebbe sostenere una donna che è sempre stata sulla barricata opposta?
“Intanto voglio precisare che io sono sempre stata un civico. Quando ho accettato responsabilità politiche l’ho sempre fatto mettendomi al servizio delle istituzioni come manager e amministratrice. Agli amici del Pd dico solo questo: è cambiato lo scenario. Non c’è più il centrodestra, c’è una destra-destra al governo del Paese e questo obbliga tutti noi – me stessa in primis ma anche loro – a una ‘revisione’ del nostro posizionamento. Ci vuole un approccio nuovo, più laico, una sintesi innovativa tra riformismo e pragmatismo. Quale posto migliore dove sperimentarlo se non in Lombardia?”.

Oltre ai politici bisogna convincere gli elettori di sinistra. Pensa di riuscirci?
“Si, se si parla di cose concrete. Le faccio un esempio. Un problema sentitissimo è quello delle liste di attesa negli ospedali. Quando sono arrivata in Regione non c’era una mappatura delle liste di attesa, né delle patologie e dei giorni di sforamento. Nulla. E la situazione era tragica. Nel 2019, nei ricoveri chirurgici oncologici, 4 pazienti su 10 non venivano operati: vuol dire che la gente muore, chiaro?”.

Adesso com’è la situazione?
“Grazie alla mappatura e ai controlli, siamo passati all’80%, penalizzando soprattutto i privati. Le multe ai privati che non rispettano i tempi vanno dal 5 al 50 per cento. È una questione di equità sociale che va garantita nella sanità pubblica e in tutti i territori della Regione. La questione sociale riguarda anzitutto i nostri anziani, con il 14% degli over 80 che vive autorecluso in casa. Parliamo di 100 mila anziani. Protezione dei più deboli e innovazione. Vale sulla povertà economica, su quella educativa, vale sull’ambiente: un tema centrale per me, se consideriamo che un solo centimetro di suolo si forma in 200 anni ci fa intuire quanto sia importante questo tema”.

Perché non ha fatto di più in giunta con Fontana?
“Perché le mie responsabilità erano circoscritte e perché ci si limitava a tenere la regione in una zona di amministrazione mediocre, senza quel cambiamento di passo necessario. Secondo il Regional Innovation Scoreboard 2021 la Lombardia si posiziona al 97esimo posto su 240 regioni europee. Io punto a una Lombardia che giochi in Champions League anche sull’innovazione e la ricerca”.

L’ultima domanda gliela faccio sul possibile candidato del Pd, Carlo Cottarelli. Calenda sogna un ticket. E lei?
“Stimo molto Cottarelli, sono in contatto con lui così come con tanti altri interlocutori. Ma sono scelte che non mi competono, si tratta di decisioni che deve prendere il Pd”.

 

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