Pisapia può salvare il Pd in Lombardia

Andrea Carugati il Manifesto 9 novembre 2022
Lombardia, pressing dem su Pisapia. Lui ci pensa
L’ex sindaco di Milano aveva declinato l’offerta mesi fa. Ma la candidatura di Moratti ha riaperto i giochi. In caso di rifiuto ci saranno le primarie


Lui, Giuliano Pisapia, non ha mai avuto alcuna intenzione di lasciare l’europarlamento, dove è arrivato nel 2019 con 260mila preferenze, per buttarsi in una sfida quasi impossibile come le regionali lombarde. A 73 anni l’avvocato è impegnato a Bruxelles in quella che lui stesso considera la sua ultima esperienza politica che finirà nel 2024.

Eppure la scossa prodotta dalla candidatura di Letizia Moratti col terzo polo ha risvegliato dentro di lui l’adrenalina della sfida, il ricordo della battaglia del 2011 quando lui, outsider del centrosinistra vicino a Vendola, vinse le primarie e poi sfrattò Letizia Moratti dalla guida di Milano.

In queste ore il pressing su di lui è molto forte. Lo chiamano i colleghi europarlamentari, i vertici del Pd lombardo e anche nazionale. E lui «ci sta pensando», raccontano fonti vicine all’avvocato. Un’ipotesi che fino a domenica scorsa era fantapolitica adesso è diventata possibile. Con lui potrebbero schierarsi anche i 5 stelle, che alle politiche in Lombardia hanno preso il 7,5%: molto meno della media nazionale, comunque si tratta di quasi 380mila voti.

La sfida contro l’uscente leghista Attilio Fontana fa tremare i polsi: in queste terre il 25 settembre le destre hanno preso il 50%, il centrosinistra si è fermato al 26,7%. Ma è possibile che Moratti scompagini i giochi a destra, rendendo la partita più contendibile.

Per il Pd il nome di Pisapia sarebbe una risposta netta alla provocazione di Calenda e Renzi, che hanno lanciato Moratti: una candidatura nettamente di sinistra, in grado di ridare un’anima a un fronte ancora terremotato dal voto di settembre. Potrebbe anche essere un’occasione per riprendere il dialogo col M5S, almeno nel Nord, mentre nel Lazio volano i coltelli tra gli ormai ex alleati che hanno condiviso l’esperienza della giunta Zingaretti.

Un accordo con il Pd è ancora possibile, «a condizione che innanzitutto si parli di programma, temi e cittadini e non solo di nomi, alchimie elettorali e poltrone», spiega il capogruppo del M5S in Regione Nicola Di Marco. «Per noi l’asticella è molto alta, dopo il trattamento che abbiamo ricevuto dopo la caduta di Draghi. Al momento non esiste una coalizione». O meglio, esiste ma è composta solo da Pd, Sinistra, Verdi e +Europa, come quella che si è presentata alle politiche.

Di certo, i tempi della riflessione per Pisapia non saranno lunghi: entro la fine della settimana l’ex sindaco di Milano dovrà dare un segnale chiaro. «Sarebbe un bellissimo nome. Se fosse disponibile avrebbe il sostegno di tutti», dice il consigliere regionale dem Pietro Bussolati, che invita i grillini lombardi a scegliere in autonomia dai vertici nazionali. E chiude definitivamente il dossier Moratti: «Un nostro sostegno è semplicemente lunare».

In caso di forfait di Pisapia sono pronte le primarie cui potrebbero partecipare in tanti: c’è il sindaco di Brescia Emilio Del Bono (che piace molto ai vertici nazionali), ma anche l’assessore alla casa di Milano Pierfrancesco Maran, il capogruppo in regione Fabio Pizzul e l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi. Tra i possibili competitor anche l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino, uno dei primi che mesi fa andò a bussare alla porta di Pisapia. E che oggi gli siede vicino a Bruxelles.

Sullo sfondo resta l’ipotesi di schierare Carlo Cottarelli: l’economista e neosenatore dem era il nome su cui al Nazareno confidavano di chiudere un accordo col terzo polo. Ma la virata a destra su Moratti ha chiuso questa strada, anche se gli ex renziani del Pd insistono nel chiedere a Calenda di azzerare tutto e di sedersi a un tavolo. Calenda dal canto suo insiste nel chiedere al Pd di fare un ticket guidato da Moratti, magari con Cottarelli come vicepresidente.

Dai dem arriva il messaggio a Moratti del tesoriere Walter Verini: «Potrebbe dare una mano alla coalizione progressista senza pensare di imporre a nessuno una candidatura obiettivamente divisiva». Cottarelli prende ancora tempo: «Devo valutare se nell’attuale situazione c’è la possibilità di avere una coalizione sufficientemente ampia».

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.